"Rimpatriare tutti gli irregolari presenti in Italia"
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"Rimpatriare tutti gli irregolari presenti in Italia"

Intervista al condirettore dello Spectator Douglas Murray, autore del libro "La strana morte dell'Europa". Un best seller che presenta tesi molto radicali.

«I 500 mila migranti irregolari presenti in Italia dovrebbero essere tutti rimpatriati». Ci va giù pesante il giornalista britannico Douglas Murray, condirettore dello Spectator, pro Brexit, molto ben introdotto nei palazzi del nuovo potere italiano. A Milano per il convegno «Sovranità, democrazia e libertà», Murray (che il Guardian ha accusato di xenofobia) ne approfitta per presentare il suo ultimo libro, La strana morte dell'Europa. Appena pubblicato dall'editore Neri Pozza, il best seller presenta tesi molto radicali, che contrastano con l'apparente mitezza dell'autore: un giovanotto di 39 anni dagli occhi azzurri e i modi garbati. Panorama lo ha intervistato.
Perché l'Europa sarebbe in pericolo mortale?
Ci sono due ragioni. La prima ragione riguarda «loro», ossia il movimento migratorio di massa senza precedenti diretto in Europa, che sta fondamentalmente cambiando il vecchio continente. Un movimento il cui significato continua a essere sottovalutato: non c'è mai stato un movimento come questo, non di questa natura, non con questi numeri e non con questa velocità.
Eppure la storia europea è una storia di migrazioni, invasioni e occupazioni... L'Italia, dove sono arrivati dagli unni agli arabi, passando per i celti e i normanni, è un esempio lampante.
E avete visto gli effetti che ne derivano. Ad ogni modo il fenomeno al giorno d'oggi riguarda tutto il continente. La seconda ragione riguarda «noi». La Cina è ancora cinese, l'India è ancora indiana e l'Europa è il mondo. La trasformazione dell'Europa in qualcos'altro rappresenta la fine della civiltà europea. Lo scenario migliore è che diventiamo come le Nazioni Unite, una sorta di punto d'approdo per il mondo. Noi stiamo realizzando un esperimento mai compiuto prima, che molto difficilmente funzionerà.
Lei parla come se lo avessimo deciso noi. Ma questi sono fenomeni epocali che vanno oltre le scelte individuali.
Dipende da come lo si guarda. Prendere delle decisioni è una scelta. Ritardare nel prenderle è un'altra scelta. Non penso che l'elettorato abbia avuto modo di scegliere. Penso che i politici abbiano scelto. I politici hanno scelto per generazioni di lasciare ai loro successori la gestione le conseguenze delle loro politiche. Perché era sempre più facile.
Solo perché era più facile?
In alcuni casi i politici erano consapevoli delle conseguenze delle loro azioni. Il governo laburista nel 1997 sapeva a che cosa saremmo andati incontro quando allentò volutamente i controlli sull'immigrazione «per battere la destra con il valore della diversità», come disse l'ex consigliere di Tony Blair Andrew Neather. Qualche politico lo fece deliberatamente, qualcun altro no. Ma guardiamo a quello che è successo a Strasburgo: nessuno lo vide arrivare. Invece avrebbero dovuto.
Quando? Negli anni Ottanta, Novanta?
Mi riferisco al periodo dei Gastarbeiter (i lavoratori ospiti, termine coniato negli anni Cinquanta per indicare i lavoratori stranieri immigrati in Germania, ndr). Tutti i Paesi europei pensavamo che non sarebbero rimasti. Poi abbiamo cambiato idea e abbiamo deciso che dovevano restare.
Quindi non è stata colpa loro...
Assolutamente no. Siamo stati a noi a comportarci in modo confuso. Abbiamo iniziato pensando che non sarebbero restati, poi abbiamo adottato il cosiddetto multiculturalismo, dicendo che potevano vivere la vita che volevano nel nostro Paese, senza che noi prendessimo una posizione. Infine abbiamo detto loro: “No, non vogliamo il multiculturalismo. Vogliamo che vi integriate. Vogliamo che voi diventiate come noi”.
In un certo senso, è quello che hanno fatto gli Stati Uniti con la teoria del melting pot. Ma sono riusciti a creare l'uomo americano?
No, non ci sono riusciti. Però sono quelli che hanno fatto meglio di tutti. L'America aveva due vantaggi. Anzitutto, pur essendo presenti i nativi americani, in generale come Stato cominciò pressoché da zero. In secondo luogo aveva avviato un progetto politico e sociale molto specifico, a cui i Padri pellegrini diedero voce e che sta ancora andando avanti. Invece l'Europa non è in grado di partire da zero e non ha un progetto. Quindi quando noi chiediamo: “Come rendiamo europei questi nuovi arrivi?” Ma di cosa stiamo parlando? E' follia. La mia predizione più verosimile è che non funzionerà e che avremo un incredibile ammontare di dolore davanti a noi.




             
 

Che cosa succederà a suo avviso?
Già ora si può intervenire per capovolgere la situazione. E penso che in tal senso questo Paese sia il più importante d'Europa al momento. Se l'Italia riesce a cambiare qualcosa, avrà un enorme impatto sul resto dell'Europa. Se l'Italia fallisce del tutto, avrà anche un enorme impatto sul resto d'Europa.
Intende dire che l'Italia è un laboratorio?
Si. Penso che quello che succederà qui nei prossimi mesi e anni sarà della massima importanza per tutta l'Europa. Per esempio se il vostro governo dice che qui ci sono 500 mila irregolari ma che non ci può fare niente, allora tutti dovrebbero prepararsi all'arrivo di disordini politici e sociali.  
Cosa dovrebbe fare il governo italiano?
Penso che dovrebbe far rispettare la legge. Penso che ci debba essere un prezzo da pagare per essere illegali. Legali e illegali non è niente. Non è che puoi scegliere uno o l'altro. Devi ricompensare la gente che segue il processo corretto.
Su questo sono tutti d'accordo. Ma che cosa si fa con gli irregolari?
Li si manda via dall'Italia.
Ah... Ma, a parte le considerazioni umanitarie, come si fa?
Bisogna preparare l'opinione pubblica al fatto che, pur dovendo fare i rimpatri nel modo più umano, organizzato, civile e ragionevole possibile, non avverranno senza spiacevoli fotografie, video e testimonianze. Perché coinvolgeranno degli esseri umani e tutti proveranno pietà. Eppure non esiste che Paesi come questo continuino a non far rispettare la legge. Perché siamo solo al primo livello di questo processo. Non è che per il resto del secolo non arriveranno più migranti dall'Africa. Continueranno a venire, finché vedranno che chi arriva rimane. L'aspetto cruciale è che qui in sostanza tutti rimangono: non c'è motivo per non salire su un barcone.
Ma, tecnicamente, come intenderebbe realizzarlo?
Si tratta di un forte disincentivo, il più forte possibile. Lo so perché ho parlato con tanti migranti qui in Italia e in Grecia e so che prezzo pagano, so a quanto rinunciano per venire qui. Ma lo fanno perché erroneamente credono che alla fine della strada c'è una grande vita in Europa per tutti quelli che vengono. Sbagliano in questo, ma hanno ragione sul fatto che, una volta arrivati in acque europee, tutti restano. E' così difficile essere deportati...
Ma pensa che l'Italia sia in grado di mandare via qualcosa come 500 mila irregolari?
Si possono fare varie cose. Anzitutto ci vuole un processo legale molto specifico per determinare che non hanno più diritto a restare. Poi si comincia a individuare, Paese per Paese, da dove vengono per rimandarli indietro. Ma questo è un processo complesso, perché molti mentono: sostengono di essere libici anche sono marocchini e così via.
Questo è primo ostacolo.
Certo. Però, guardi: costerà tanti soldi, ma permetterà una volta per tutte di capire chi c'è nel vostro Paese. E' un processo molto difficile, ma non farlo alla lunga sarebbe molto peggio. Perché significherebbe che quanto abbiamo visto negli scorsi anni crescerà in modo esponenziale nel corso delle nostre vite. E alla fine non ci sarà alcuna possibilità di avere una società armoniosa.  
Al di là della solidarietà (lei si ispira al cristianesimo, di cui la solidarietà è un valore), è un'opzione impraticabile. Lo dicono tutti gli addetti ai lavori.
Allora significa che la legge con conta. E che la gente continuerà ad arrivare. Ho viaggiato in Africa e ne conosco i problemi, in particolare quelli socio-economici. Non li sottovaluto: sono felice di non essere nato in Nigeria. Tutti quelli che conoscono l'Africa sanno che i numeri di chi vuole andarsene sono infiniti.
Un fenomeno universale, che non è destinato a fermarsi.
Non sono del tutto d'accordo. Penso che possa essere massicciamente rallentato. Non è che per la globalizzazione, la facilità degli spostamenti e le comunicazioni di massa i Paesi devono per forza evaporare.
Solo cacciando via le persone?
No. no. Ci sono tante cose che si possono fare. Alla fine del processo che seleziona chi può restare legalmente c'è il problema-chiave dell'integrazione. Qui in Europa per una generazione abbiamo massicciamente sottostimato quante persone vogliono venire da noi e massicciamente sovrastimato la nostra capacità di integrarle. Ieri sera sono stato al mercato di Natale in piazza Duomo. Chi avrebbe mai pensato che nel 2018 tutti i mercati di Natale in Europa sarebbero dovuti essere protetti con barriere antisfondamento e mitragliatrici? Il punto è: quanto dolore siamo disposti a sopportare per essere pigri? Solo un attacco a un mercato di Natale l'anno? Un Bataclan? Qual è il prezzo che siamo disposti a pagare?
Ma pensa davvero che sia una questione di pigrizia?
Gli addetti ai lavori dicono che è impossibile. Ma io ribatto: pensiamo di riuscire a controllare la temperatura della terra e non sappiamo a controllare la popolazione italiana? Viviamo in un'era in cui pensiamo di fare cose incredibili con il clima e poi non riusciamo a sapere chi è a Milano?
Eppure neanche questo governo non riesce a effettuare i rimpatri.
Se il governo italiano non riesce a farlo, allora è la fine. Se non c'è una soluzione, siamo spacciati. Non sto prevedendo la guerra civile, per lo meno non nel breve periodo. Penso che la gente che vorrà vivere una normale vita italiana troverà il modo di farlo, ritirandosi in luoghi familiari.
Intende dire che, come già avviene in Gran Bretagna, anche in Italia i ricchi vivranno in campagna e i poveri in città?
Nessuno ne parla, ma è così. Non capita solo in Gran Bretagna. Succede anche in Olanda e ovviamente in Francia. E indubbiamente accade in Scandinavia, dove il fenomeno è incredibilmente visibile. Ma solo per chi può permetterselo.
Nostalgia per la “cara vecchia Gran Bretagna” o per la “douce France”?  
Perché no? Comunque, se ho un messaggio finale è: fate attenzione alla vostra società. Non pensate che possa esserci un incredibile cambiamento senza incredibili conseguenze. E non cambiate la vostra società lasciando un futuro balcanizzato ai vostri figli, solo perché non volevate essere disturbati.     
 

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