Riforma della scuola: i punti contestati
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Riforma della scuola: i punti contestati

Dal "preside manager" ai fondi per le paritarie, ecco cosa non piace, e a chi, della "buona scuola"

Dopo il via libera del consiglio dei Ministri al ddl di riforma della scuola (LEGGI ANCHE: i 10 punti principali del ddl), adesso la palla passa al Parlamento. Nel frattempo, però, si continua a discutere sui provvedimenti. Se i sindacati sono da mesi sul piede di guerra, soprattutto per la questione del destino dei precari che rimarrebbero fuori dalla prima infornata di assunzioni prevista per il prossimo settembre e sulla figura del "preside manager", ieri gli studenti sono scesi in piazza in diverse città d'Italia per protestare contro i nuovi finanziamenti alle scuole paritarie e l'ingresso delle aziende nel piano formativo. Ecco allora una sintesi dei punti contestati.

Meno assunti tra i precari

Dovevano essere 150 mila, poi 120mila, adesso saranno 100mila. Dentro tutti i vincitori di concorso e quelli inseriti nelle graduatorie a esaurimento che saranno inseriti nell'organico funzionale. Ma restano fuori gli idonei del concorso del 2012 e circa 23mila insegnanti della scuola dell'infanzia che saranno assorbiti dal 2016. Proteste nonostante il fatto che per coprire le cattedre in cui per ora mancano gli insegnanti, si attingerà anche alle graduatorie di istituto (composte da idonei al concorso e non ancora abilitati).

Chiamata diretta dei docenti

Non piace perché considerata “incompatibile con la Costituzione che prevede le assunzioni tramite concorso”. Nonostante i presidi siano vincolati a un albo pubblico che conterrà anche tutti i curricula, resta l'obiezione forte sull'eccessiva discrezionalità permessa ai dirigenti nella selezione. E c'è anche chi avanza il dubbio di possibili “clientelismi”.

Merito rimandato

Giudizi contrastanti anche sul passo indietro sulla meritocrazia. La decisione di non toccare gli scatti d'anzianità soddisfa i sindacati che temevano un'eccessiva discrezionalità da parte dei presidi anche nella distribuzione dei premi agli insegnanti più meritevoli; ma quella di rimandare al 2016 lo stanziamento di 200 milioni per finanziare il merito non accontenta chi teme che invece non se ne farà più niente.

5 x 1000

Protestano le associazioni no profit, che ravvedono nella possibilità di destinare il 5per1000 alle scuole “un inganno ai contribuenti” e “l'ennesima umiliazione per il terzo settore” visto che con l’8per1000 destinato allo Stato vengono finanziati interventi sull’edilizia scolastica di cui però ancora non si conosce né l'ammontare né l'esatta finalizzazione. Ma critiche arrivano anche da chi pensa che le donazioni private possano generare scuole di serie A e scuole di serie B.

Sgravi per le paritarie

La detrazione fiscale per coloro che manderanno i figli nelle scuole paritarie non va giù agli studenti delle scuole pubbliche che non accettano che siano destinati fondi a quelle paritarie mentre quelle statali “crollano a pezzi” con le famiglie costrette a versare un contributo volontario per comprare anche la carta igienica.

Alternanza scuola-lavoro

Il sospetto è che l'inserimento nelle aziende degli studenti per almeno 400 ore negli ultimi due anni, sia una forma mascherata di sfruttamento. Non piace una scuola “che si apre ai capitali”, che risponde “ai bisogni delle imprese” e che “si svilisce sempre più ad essere incubatrice di futuri precari”.

Diritto allo studio

Gli studenti criticano anche il fatto che nel disegno di legge del governo non venga mai citato il diritto allo studio inteso come sostegno economico per l'acquisto dei libri di testo, trasporti e accesso ad altri canali culturali non formali come musei, cinema e teatri.

Risorse incerte

Secondo i sindacati il governo non avrebbe ben chiaro quanto costi la riforma. L'aumento dell'organico dell'autonomia sarebbe infatti pari al 15% dell'attuale e costerebbe 5 miliardi, ossia molto più del miliardo stanziato.

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Claudia Daconto