Riforma dell'ordinamento penitenziario: in cosa consiste
Si ampliano le possibilità di accedere a misure alternative al carcere per i detenuti. I timori e i dubbi
Il Consiglio dei ministri ha approvato la riforma dell'ordinamento penitenziario che allargherà la possibilità di accedere alla misure alternative al carcere per i detenuti.
Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha spiegato che il testo ora dovrà tornare alle commissioni parlamentari per l'ultimo vaglio, visto che sono state apportate alcune modifiche, ma non sostanziali. "Questo non è un provvedimento salva-ladri, uno svuota-carceri” assicura Orlando. “E da domani non ci sarà nessun ladro in più in giro".
Cosa prevede
Il testo prevede l'estensione delle misure alternative, una maggiore tutela del diritto all'assistenza sanitaria dei detenuti, con l’equiparazione tra infermità fisica e psichica. È prevista anche un’apertura alla messaggistica e all’utilizzo di internet per i colloqui tra detenuti e familiari.
"Non ci sarà nessun automatismo" assicurano dal ministero, che esclude con forza l’ipotesi che il provvedimento possa garantire l'accesso ai benefici per i detenuti in regime di 41bis e per i boss mafiosi reclusi.
Ma anche per gli altri detenuti sarà comunque sempre un giudice a valutare la possibilità di concedere misure alternative al carcere, e questo sarà possibile solo per detenuti con un residuo di pena inferiore ai quattro anni.
Le reazioni
Pareri contrastanti sulla riforma sono arrivati da magistrati. E dubbi esprimono i sindacati degli agenti, come la Uilpa, che teme si alterino gli equilibri del mondo carcerario e chiede al governo un rinvio in attesa di un intervento più complessivo, anche a tutela della polizia penitenziaria.