Ricordo di Charb, il direttore di Charlie Hebdo
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Ricordo di Charb, il direttore di Charlie Hebdo

Stephane Charbonnier, 47 anni, linea editoriale libertaria ma considerata blasfema dagli oscurantisti

A 47 anni, il direttore di Charlie Hebdo, Stephane Charbonnier, in 'arte' Charb, è uno delle vittime del sanguinoso attacco al settimanale che guidava da sei anni.

Dallo spirito corrosivo e impertinente, Charb aveva assunto la guida della pubblicazione nel 2009, dopo l'addio di Philippe Val e aveva la rubrica 'Charb n'aime pas les gens', Charb non ama la gente'. Aveva ereditato le redini dal suo 'mentore', il 'padre' della rivista, creata nel 1992, dallo scrittore e giornalista Francois Cavanna, morto il 29 gennaio 2014 a 90 anni di età.

Libertario
Da lui Charb aveva rilevato la linea considerata blasfema dai musulmani e libertaria dal consiglio editoriale: nel mirino c'era l'oscurantismo religioso, non solo musulmano, ma anche cristiano. E cosi' nel 2011 Charb era anche stato minacciato di morte e messo sotto protezione quando il settimanale era stato devastato da un incendio.

L'ultima sua vignetta, sinistramente premonitrice, era apparsa sul numero di questa settimana di Charlie Hebdo: "Ancora nessun attentato in Francia"; e sotto l'immagine di un mujahiddin, anche un po' scalcagnato, che invita ad aspettare: "Abbiamo fino alla fine di gennaio per fare gli auguri".


Il numero speciale: "Sharia Hebdo"
Un attacco avvenuto due giorni prima la pubblicazione di un numero speciale, battezzato provocatoriamente 'Sharia Hebdo', contenente nuove caricature di Maometto, dopo le prime pubblicate nel 2006.

In quell'occasione, anche il sito web del settimanale era stato violato da un attacco hacker: al posto dell'homepage era comparsa l'immagine della moschea della Mecca, accompagnata dalla scritta "Non c'e' altro Dio che Allah" e un avvertimento in inglese e in turco con il divieto di usare immagini del Profeta.

Maometto direttore responsabile
L'edizione speciale, con tanto di Maometto come direttore responsabile, comprendeva anche un editoriale, firmato dal Profeta, e intitolato Halal Aperitif (aperitivo halal, ovvero analcolico). "Non e' un giornale contro i musulmani ma solo per dire che possiamo sorridere su tutto; e' la piu' grande prova di liberta' e democrazia", aveva commentato in quell'occasione. Non per nulla i disegnatori di Charlie Hebdo avevano deciso di chiudere il numero speciale con un'immagine fortemente d'impatto: Maometto con un naso rosso da clown e la frase: "Si', l'Islam e' compatibile con l'umorismo".

Per gli estremisti islamici evidentemente non è cosi, ma il settimanale era andato avanti per la sua strada. Del resto, lui, due anni fa, l'aveva detto in un'intervista a Le Monde: "Non vorrei che sembrasse un po' pomposo quello che sto per dire, ma preferisco morire piuttosto che vivere in ginocchio". (AGI)

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