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(Ansa)
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Registro Elettronico, il «Grande Fratello» della scuola è sotto accusa

A dieci anni dalla sua introduzione, il registro elettronico si è imposto come strumento che semplifica, aiuta nella trasparenza, è immediato, ma aumenta anche l’ansia e riduce il dialogo. E poiché è adottato ormai in tutte le scuole, è necessario un bilancio per provare a correggere il tiro

La mamma che sbianca quando scopre a colloquio con la prof di latino e greco i votacci del figlio è uno stereotipo vecchio, ormai risolto da una notifica della “app” del registro online che aggiorna il genitore in tempo reale circa successi e insuccessi del figlio in aula.

Il registro elettronico scolastico, in dieci anni di attività, si fa così spazio nelle schermate “home” tra i social ed è una delle “app” più utilizzate nei cellulari di genitori e figli, non è più cliccato di Tik ToK né della mail di lavoro, ma regge il confronto perché presta il fianco all’ansia di chi attende un voto, o di chi non vede l’ora che quel voto arrivi, nel bene o nel male.

Con il registro online sono mutati alcuni aspetti della scuola italiana: più trasparenti le valutazioni assegnate e dettagliatamente rendicontate, immediata la comunicazione tra scuola e famiglia per quel che riguarda tutti gli aspetti formali.

I lati positivi sono indubbi ed evidenti, però ci sono anche criticità non solo strumentali, perché la questione educativa e pedagogica che ne scaturisce resta delicata, scotta.

In primo luogo, trasparenza, immediatezza e presunta osservazione oggettiva eliminano la mediazione di chi non ha più la responsabilità di portare a casa una valutazione da spiegare, magari faticoso da digerire: viene meno un elemento cruciale nel dialogo tra genitori e figli. La scuola è sempre stata terreno di confronto e di scontro, anche in anni difficili come quelli dell’adolescenza. Il registro online riduce i margini del dialogo e impigrisce le relazioni, specie se difficili: perché un figlio dovrebbe accennare a una valutazione negativa se è già nota, certo che farà litigare? Analogamente, perché un genitore al rientro dal lavoro dovrebbe ridiscutere nuovamente con i figli alla luce di una nuova – magari l’ennesima – valutazione negativa notificata ormai ore prima? Il registro elettronico passa la notificazione del voto, che non può più essere nascosto, ma apre l’abisso del silenzio, della relazione che cessa, battuta dall’informazione oggettiva e non discussa, dal controllo ansiogeno di voti, che è bene ricordare essere dati da contestualizzare per correggere il tiro e ripartire, ancora una volta, con fatica, insieme.

Un voto si costruisce nel tempo che intercorre tra il voto precedente e quello prossimo: pare ovvio, ma è il percorso virtuoso della sfida scolastica, fatta anche di tempo lento e piccoli passi. Questo costruire graduale è superato dalla montagna di notifiche di valutazioni del registro elettronico. Il controllo e l’ansia prevalgono così sulla pianificazione, sul dialogo fatto di sguardi, di comprensione, di fatica nell’ammettere una mancanza, o di guardare in faccia una difficoltà. Non è sempre così, ma è un effetto collaterale subdolo che va considerato.

Ancora, questo diluvio di voti rischia di ridurre la comunicazione a un’interpretazione costante della prestazione, sia in casa, commentando le medie proposte proprio dai vari registri – che non tengono conto del peso dei voti, per fare un esempio – sia nella relazione con i docenti, per cui ci si sbriga a fissare subito un colloquio col docente di turno per capire cosa stia succedendo. A caldo, senza attendere, magari buttando giù una mail di fuoco.

Il registro elettronico, sia chiaro, semplifica, aiuta ed è uno strumento che non va minimamente messo in discussione. Però è uno strumento e come tale va gestito, per cui è opportuno ricordare – soprattutto a pochi giorni dagli esiti conclusivi – che non esprime giudizi, ma registra valutazioni, che non è esaustivo ma al limite completo, che non è “la scuola”, ma una parte formale e importante di essa. Ed essendo uno strumento, può migliorare, non basta a se stesso, non chiude alcun discorso, non risolve.

Sembrano conclusioni ovvie, ma nell’ansia della media proposta dal sito di colore rosso se risulta inferiore al sei, o nella rabbia di una nuova valutazione negativa letta mentre si è in riunione, o al volante, spesso il registro elettronico diviene uno strumento di frattura e di cesura del dialogo, che invece deve essere il perno educativo intorno a cui la scuola deve ruotare. Perché la scuola funziona se chi la fa dialoga, discute, progetta e si fida, con buona pace di medie delle medie, risultati in tempo reale, notifiche e password, controllo e statistiche.

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Marcello Bramati