Reggio Calabria, la 'Ndrangheta sfida lo Stato
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Reggio Calabria, la 'Ndrangheta sfida lo Stato

A distanza di pochi giorni dal convegno sulla legalità, le cosche distruggono il magazzino di un testimone di giustizia

Ventiquattro anni tra intimidazioni, avvertimenti e minacce. La vita di Tiberi Bentivoglio, titolare della sanitaria Sant'Elia a Reggio Calabria è sempre stata difficile ma da quando ha deciso di diventare un testimone di giustizia e di continuare a lavorare a Reggio Calabria, è diventata un inferno. E proprio ieri sera, dopo tanti avvertimenti, il suo magazzino, un capannone che era non solo l'essenza della sua attività professionale ma che era diventato anche un simbolo della lotta alla ‘Ndrangheta, è stato distrutto completamente da un violentissimo incendio.

Tiberio Bentivoglio, da quasi un quanto di secolo combatte contro le cosche della 'ndrangheta che vorrebbero appropriarsi della sua attività. Proprio per questo, l'imprenditore dal 1992 vive sottoscorta.

L'incendio è divampato poco dopo mezzanotte e quando i vigili del fuoco hanno spento le fiamme, sul pavimento del magazzino sono stati ritrovati i residui di un contenitore di plastica. Ma le fiamme di questa notte non hanno distrutto solo il magazzino e i materiali contenuti al suo interno, ma anche la speranza di Bentivoglio di provare a trasferire la sua attività anche in un'altra zona della città.
Per sostenere l'imprenditore, infatti, l'Agenzia nazionale per i beni confiscati gli aveva assegnato dei nuovi locali in un altro quartiere di Reggio Calabria che avrebbero dovuto aprire nei prossimi mesi.

"Tiberio è stato in questi anni un simbolo della Reggio onesta - ha dichiarato questa mattina il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà - un portabandiera dell'economia sana della città che ha deciso di non piegarsi al giogo della 'ndrangheta. La sua testimonianza ha attraversato l'Italia, veicolata dall'impegno dell'associazione antimafia Libera, ponendosi come esempio di ribellione al cancro mafioso”.

“Chi ha colpito, per l'ennesima volta, Tiberio Bentivoglio- conclude il primo cittadino- in realtà ha colpito tutti noi”.
Ma chi conosce l’imprenditore Tiberio Bentivoglio e soprattutto al sua lunghissima storia, giura che questo incendio non è solo un avvertimento al testimone di giustizia ma allo Stato.

"Forse è stato colpito Bentivoglio - osserva il deputato Davide Mattiello, che in commissione Antimafia coordina il gruppo di lavoro sui testimoni di giustizia, i collaboratori e le vittime di mafia - per mandare un segnale a Roma. Roma dovrebbe capirlo e farsene carico".

"Conosco Tiberio da tanti anni- continua Mattiello- è sempre stato un testimone di determinazione e compostezza che non ha mai fatto passi indietro in un contesto difficile che spesso lo ha fatto sentire solo. Allora occorre farsi una domanda: perché colpire di nuovo Tiberio Bentivoglio? Forse perché ce la stava nuovamente facendo, nonostante tutto, a rimettersi in piedi, grazie alla prossima apertura di un locale in un altro quartiere. Un'apertura resa possibile anche dal coinvolgimento dell'Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati, oltre che dalla vicinanza di una parte di società civile".

Ma l’onorevole Mattiello, oltre a dare una spiegazione a quanto è accaduto questa notte, precisa che ‘clima’ nel quale sono costretti a vivere i testimoni di giustizia in Calabria è davvero terribile.
"La 'ndrangheta non dimentica e nel reggino ultimamente i segnali intimidatori si sono moltiplicati ad ogni livello, un modo per ribadire presa e presenza. Colpisce che l'incendio sia stato appiccato due giorni dopo il convegno a Reggio Calabria "Legalita' e lavoro il futuro per i giovani: reagiamo uniti contro l'offensiva della 'ndrangheta", a cui avevano partecipato, tra gli altri, il sottosegretario Marco Minniti e la presidente dell'Antimafia Rosy Bindi, che dal palco avevano rinnovato la vicinanza a Tiberio. Forse la 'ndrangheta, colpendo Bentivoglio, ha voluto mandare un segnale anche a Roma", conclude Mattiello.

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Nadia Francalacci