"Quando eravamo noi radicali a fare ostruzionismo"
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"Quando eravamo noi radicali a fare ostruzionismo"

I grillini fanno le barricate in parlamento: l'opinione di Marco Boato, ex deputato del Partito di Pannella e famoso per un suo intervento fiume contro la legge Reale che durò 18 ore. "Tattica legittima, ma mi fa orrore il loro elogio del dilettantismo politico"

Per cercare di contrastare il voto di fiducia al decreto del Fare, i rappresentanti del M5S hanno deciso di rispolverare una vecchia tattica parlamentare: l’ostruzionismo. Negli anni della Prima Repubblica se ne sono viste tante e tra gli anni Settanta e Ottanta i più bravi, in questa tattica caduta in disuso durante la seconda repubblica, erano i parlamentari radicali. Marco Boato, deputato per sei legislature, ancora oggi detiene il record mondiale. Nel febbraio del 1981 parlò ininterrottamente per 18 ore e 5 minuti.

Onorevole Boato, ha visto cosa sta succedendo alla Camera: i deputati del M5S hanno deciso di attuare l’ostruzionismo come voi radicali.
È legittimo da parte loro usare tutti gli strumenti a disposizione, compreso quel poco di ostruzionismo che si può fare oggi così come è altrettanto legittimo da parte del Governo di usare gli strumenti previsti dalla Costituzione per portare avanti le proprie decisioni.

Lei se ne intende, detiene il record di ostruzionismo con un intervento passato alla storia.
Era il 5 febbraio del 1981 e alla Camera si votava il rinnovo del fermo di Polizia. Feci un primo intervento durante il dibattito generale che durò circa sedici ore. Dopo un paio di giorni ripresi la parola e mi superai raggiungendo le 18 ore e 5 minuti. Cominciai alle 8 di sera e smisi alle 14 e 05 del giorno dopo.

Come riuscì nell’impresa?
Il regolamento parlamentare prevedeva che il deputato parlasse, senza leggere ad limitum in piedi rivolto al Presidente e, devo ammettere, che ebbi dei momenti di cedimento, soprattutto nella notte, con le gambe che non reggevano infatti, fui richiamato più volte dal Presidente. Chiesi anche un cappuccino ma mi fu negato e allora andai avanti solo con bicchieri d’acqua. Dopo mi rifeci alla buvette con cappuccini e vitamine.

Per colpa sua poi fu modificato il regolamento.
La settimana dopo la presidenza Iotti con i gruppi parlamentari della maggioranza con un colpo di mano decisero di porre un limite agli interventi dei parlamentari.

L’ostruzionismo è passato alla storia più per i record e gli aneddoti che non per gli obiettivi, mi sa dare una spiegazione?
È vero quello che dice, ma non sempre è avvenuto questo. Nel mio caso il risultato l’ottenni l’anno dopo. Eravamo nel pieno del rapimento Dozier e il governo Spadolini decise di non rinnovare il fermo di Polizia. Ricordo che il ministro dell’Interno, Virginio Rognoni, mi chiamò e mi disse: “Se tu non canti vittoria noi non rinnoviamo il fermo di Polizia”. Risposi che la mia era una battaglia politica e di civiltà e che non avevo alcuna intenzione di appuntarmi delle medaglie al petto, e così fu.

Cosa pensa dei parlamentari del M5S?
Dentro il movimento ci sono tante persone perbene che sostengono molti obiettivi condivisibili, ma è un movimento totalmente etero-diretto e questa è una cosa che io stesso non avrei sopportato non per un anno o per un mese, ma per un solo giorno in Parlamento. Un movimento etero-diretto che vuole affermare la democrazia nel nostro Paese è una contraddizione in termini.

Ma in cosa sbagliano?
Il ruolo dell’opposizione è fondamentale in democrazia, per questo gli obiettivi che si propongono devono deciderli autonomamente in Parlamento, perché i gruppi parlamentari sono autonomi dai partiti a maggior ragione che il M5S non è un partito.

Per fare ciò sono costretti a fare ricorso anche all’ostruzionismo?
L’importante è che l’ostruzionismo non diventi una prassi costante, perché se l’eccezionalità diventa la regola allora si commette un grave errore in quanto è uno strumento legittimo ma da usare con parsimonia, altrimenti viene ridicolizzato, mi passi il termine “sputtanato”.

Come vede questo Parlamento?
Adesso vige l’elogio dell’inesperienza e dell’ingenuità totale. Ho sentito persone vantarsi del fatto di non aver mai svolto attività politica nella loro vita, questo mi fa venire i brividi e guardi che non mi riferisco solo agli eletti del M5S ma a tutti i partiti. Personalmente, sono contrario al professionismo nella politica, ma sono totalmente favorevole alla professionalità. La politica è una cosa seria che richiede competenza, esperienza, conoscenze giuridiche e istituzionali.

Oggi non si sente altro che parlare di finanziamento ai partiti, stipendio dei parlamentari, ostruzionismo; sono cambiate le persone ma la politica non si è rinnovata.
Quello che dice è sacrosanto, non c’è stato un vero rinnovamento della politica. Anzi, le dirò di più, si registra una vera e propria debacle della gran parte della classe politica con una crisi di credibilità e di affidabilità. La gente si chiede perché si continui a parlare di questi argomenti che non aiutano la ripresa del Paese. La Prima Repubblica è stata piena di scandali, corruzione e altro ma mai l’attenzione dell’opinione pubblica o del dibattito politico rimaneva ancorata per così tanto tempo su simili argomenti. Tuttavia, siccome non sono né un cinico né un sadico, mi auguro che adesso ci sia la capacità di uscire da questa situazione.

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Sabino Labia

Laureato in Lettere all'Università "Aldo Moro" di Bari, specializzazione in "Storia del '900 europeo". Ho scritto tre libri. Con "Tumulti in Aula. Il Presidente sospende la seduta" ho raccontato la storia politica italiana attraverso le risse di Camera e Senato; con "Onorevoli. Le origini della Casta" ho dato una genesi ai privilegi dei politici. Da ultimo è arrivato "La scelta del Presidente. Cronache e retroscena dell'elezione del Capo dello Stato da De Nicola a Napolitano" un'indagine sugli intrighi dietro ogni elezione presidenziale

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