Paolo-Gentiloni
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Quale futuro per Gentiloni dopo la fiducia al Rosatellum bis

Mostrare i muscoli gli è costato parte della credibilità di leader autonomo da Renzi. Solo lo ius soli potrebbe fargli recuperare terreno

Nel giorno in cui tutti lo tirano in ballo, Paolo Gentiloni tace. O meglio parla d'altro: di Brexit, di Albania e persino della secessione catalana. Che gli dicano che ha “perso credibilità”, che sia “un dipendente di Renzi”, nulla sembra scuoterlo. Anzi, a difendere la scelta di porre la questione di fiducia al Rosatellum ci pensano Matteo Renzi ed Ettore Rosato.

Dopo mesi in cui il premier Gentiloni, cerimoniere tranquillo di palazzo, successore del rottamatore autorottamato Renzi, aveva costruito una propria credibilità politica come leader federatore e poco incline allo strappo, ora la doccia fredda. In poche ore con la scelta di mettere la fiducia ad una materia elettorale, su cui lui stesso al momento del suo insediamento aveva promesso di non intromettersi, ha macchiato la sua immagine.

C'è già chi lo immaginava pronto ad un bis, dopo la buona riuscita di questo scampolo di legislatura da lui guidata che ha restituito al Paese un agone politico placido e dai toni concilianti. “Il Pd ha spinto Gentiloni a fare Renzi” in una battuta l'ex sindaco di Napoli, Antonio Bassolino ha centrato il problema.

Gentiloni con questa prova muscolare ha tradito l'immagine che si era costruito in questi mesi e il fatto che ricordi molto il suo predecessore non gioca a suo favore, soprattutto ora che gli indici di gradimento lo vedono secondo solo a Sergio Mattarella.

L'errore di Gentiloni

Con la fiducia, Gentiloni ha involontariamente riavvolto il nastro al dicembre 2016. Quando da Ministro degli Esteri del governo Renzi, fu chiamato a formare il nuovo esecutivo dopo la bocciatura del referendum costituzionale. Dopo una settimana il nuovo premier si presentò con la lista dei ministri, con l'esecutivo fotocopia del precedente (salvo qualche innesto o scambio di poltrona) che fu il segno più evidente di quel sottile filo che lega le marionette ai burattinai. Una partenza goffa di un esecutivo “a tempo” che aveva il compito di portare a termine alcuni provvedimenti iniziati con Renzi e che aveva come gendarme Maria Elena Boschi nel ruolo di Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Insomma, Gentiloni fin da subito è sembrato un premier piantonato.

Ora la fiducia sullo ius soli

In questi mesi però è riuscito a dimostrare una certa autonomia di pensiero e uno stile felpato a cui gli italiani si affezionano velocemente dopo le stagioni roboanti dei showman politici. Sono molti quelli che pensano che per recuperare un po' di credibilità, Gentiloni dovrebbe mostrare altrettanta determinatezza e porre la questione di fiducia alla legge sullo ius soli, che rischia di rimanere affossata dai veti di Ap. Una scelta che riporterebbe un po' di pace anche con quel pezzo di sinistra che ieri era al Pantheon a protestare e che ha usato le parole più dure verso il premier.

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Sara Dellabella