Primarie Milano, tutte le incognite di Sala
Ecco i nodi che il commissario unico di Expo2015, ancora in testa nei sondaggi, deve sciogliere se vuole correre per la poltrona di sindaco con il Pd
Da un lato c'è Giuseppe Sala, mister Expo: il supertecnico, il manager, il problem solver che solcava in bicicletta il Decumano fra schiere di operai in lotta contro il tempo e, a Expo inaugurata, si lasciava andare ai selfie con Michelle Obamae Bono Vox.
Dall'altro c'è il dottor Sala Giuseppe, in corsa alle primarie milanesi del Partito democratico nonostante la titubanza iniziale ("Io candidato sindaco per il Pd? Solo un'illazione: non ho mai fatto politica e mai la farò", disse a fine 2014). Ossia l'uomo che proprio grazie all'onnipresenza mediatica, alle biglietterie prese d'assalto e all'aura di infallibilità si era guadagnato sul campo i galloni da futuribile amministratore di successo.
Ma negli ultimi giorni, con una metamorfosi che avrebbe reso felice Robert Louis Stevenson, è come se Mister Expo si fosse rivoltato contro il dottor Sala, lasciandogli in eredità equivoci, comportamenti per alcuni spregiudicati, per altri quantomeno poco opportuni, vicende giudiziarie ormai chiarite ma vissute sul filo della legalità e una certa fumosità sul bilancio finale della kermesse. La trasformazione, però, non è avvenuta alle tre di una notte di luna piena, ma nell'arco degli ultimi giorni. Prepotente e per certi versi inaspettata.
Tanto che, con le primarie del 6 e 7 febbraio alle porte, i sondaggi non più univoci e il mandato al vertice di Expo 2015 Spa che terminerà solo il primo dello stesso mese, la corsa del dottor Sala verso una candidatura plebiscitaria rischia di essere azzoppata dagli ostacoli a sorpresa piazzati da Mister Expo.
Breve riepilogo delle puntate precedenti
Il 12 gennaiola posizione di Sala, in precedenza indagato dalla procura di Milano con l'ipotesi di abuso d'ufficio, viene archiviata dal giudice per le indagini preliminari Claudio Castelli su richiesta degli stessi pm, che indagavano sull'affido diretto a Eataly di una parte degli spazi di ristorazione interni all'area. Il fascicolo, aperto dopo una segnalazione dell'autorità anticorruzione guidata da Raffaele Cantone il 29 luglio 2015, dunque in piena Expo, ha goduto di un'invidiabile riservatezza, inusuale per chi conosce le dinamiche del tribunale meneghino peraltro elogiato poco dopo dal premier Renzi per la "sensibilità istituzionale" mostrata durante lo svolgimento della manifestazione.
E sebbene l'aggiudicazione senza gara abbia comportato, come rileva il gip, "indiscutibili vantaggi economici" per il colosso guidato da Oscar Farinetti, non è dimostrabile che il numero uno di Expo avesse agito deliberatamente per procurare tali vantaggi. Zero a zero e palla al centro. Sala, per inciso, ha rivelato di ignorare che esistesse un procedimento a suo carico.
Tra ciò che Mister Expo non sapeva, o meglio non ricordava, c'erano anche molte delle parcelle riscosse dall'archistar Michele De Lucchi, ingaggiato dal dottor Sala per alcune rifiniture nella sua casa al mare di Zoagli, riviera ligure (totale 71 mila euro più Iva), e in seguito progettista del Padiglione Zero. "Da Expo", si è difeso Sala il 21 gennaio "lo studio De Lucchi ha ricevuto solo 110 mila euro". Il giorno dopo Corriere della Sera e Giornale lo smentiscono: il totale è molto più alto perché oltre a 59 mila euro di altri lavori, ne vanno sommati 500 mila avuti da FieraMilano, ente privato e dunque senza obbligo di gara, ma concordati con Expo 2015 Spa.
La stessa Expo 2015 Spa per la quale era stato richiesto il rinvio a giudizio in un altro procedimento, relativo al viaggio a Tokyo di una collaboratrice di Roberto Maroni, e che vedeva indagati tra gli altri lo stesso governatore lombardo e il braccio destro di Sala, Christian Malangone. Il 20 novembre il gip Chiara Valori ha condannato a quattro mesi Malangone, unico imputato a scegliere il rito abbreviato, e mandato a processo tutti gli altri. Tranne Expo, prosciolta. Nonostante gli inquirenti ipotizzassero che la scelta di Malangone fosse presa nell'interesse della società e che quest'ultimo in un'intercettazione definisse il suo capo "allineato", i pm hanno deciso di non impugnare il provvedimento, mossa per la quale c'era tempo fino al 3 febbraio. Sensibilità istituzionale anche questa? Di certo all'interno del tribunale meneghino le tensioni, secondo quanto ricostruito da Panorama, non sono mancate.
Il riavvicinamento e i conti in rosso
Il dottor Sala, fino a questo momento, non risulta aver mai violato alcuna norma. E negli ultimi giorni di campagna, forse per evitare che le cronache insistessero sui temi giudiziari, ha tentato un riavvicinamento con Mister Expo. Alla sua cena elettorale del 20 gennaio al Marriot Hotel, per esempio, risultavano invitati diversi imprenditori in affari con l'esposizione tra i quali Andrea Casalini, socio di Oscar Farinetti in EatInvest, holding di controllo della catena Eataly beneficiata dalla controversa concessione ristorativa. L'11 gennaio il suo staff elettorale ha commissionato "attività di ufficio stampa e supporto al social e content management" alla società Sec, la stessa che gestiva (dopo regolare gara) il media center di Expo 2015.
Il dottor Sala spinge la sua candidatura regalando ai parchi di Milano alberelli e arredi recuperati da Mister Expo durante lo smantellamento. E nei suoi discorsi ufficiali c'è lo zampino di Salvatore Veca, già coordinatore di Laboratorio Expo e poi estensore della Carta di Milano. Tutto questo non è bastato a evitare l'ostacolo del 25 gennaio, quando il dottor Sala ha dovuto fare i conti, letteralmente, con l'ultima eredità lasciatagli da Mister Expo: un bilancio zeppo di incognite. Si tratta di circostanze in parte già rivelate dallo scorso numero di Panorama e così sintetizzabili: nessun utile bensì una perdita di 32,6 milioni. Almeno.
Perché alle entrate concorrono troppi crediti ormai di difficile esigibilità, come quelli verso la Camera di commercio (58 milioni) e verso Arexpo (87 milioni), per non parlare del debito della Provincia, entità oggi in dissoluzione e dunque priva di budget. All'appello mancherebbero poi alcune fidejussioni, legate alla minor vendita di biglietti ma mai escusse presso gli operatori che se ne sono fatti garanti come padiglioni stranieri, consolati e tour operator. Il fondo rischi, tuttavia, rimane esiguo mentre i costi delle bonifiche e quelli dei contenziosi in arrivo sono lievitati. E non per tutti è ancora chiaro chi dovrà accollarseli.
Il caos della governance
A irritare non soltanto le opposizioni c'è infine il caso Seveso: 27 dei 29,1 milioni risparmiati dal mancato completamento delle Vie d'acqua non verranno destinati alla messa in sicurezza del Seveso, come promesso a suo tempo al Comune, perché già utilizzati per coprire gli extra costi del Padiglione Italia. Uno sgarbo di Mister Expo alla giunta Pisapia che potrebbe finire per penalizzare il dottor Sala. Il manager ha provato a metterci una pezza:"Se il sindacoè d'accordo possiamo ridestinarli al Seveso".
Ma è chiaro che reperire quelle somme ora significherebbe spostarle da altre voci del bilancio e quindi aprire altri buchi da coprire con ulteriori investimenti pubblici. A meno che Mister Expo non faccia quanto promesso ad aprile 2015 recuperando i fondi da sponsor privati. Cosa che appare difficile, anche perché ormai dalla società è in corso un fuggi fuggi. Alle dimissioni del capo del collegio sindacale Massimiliano Nova sono seguite quelle del presidente e commissario di Padiglione Italia Diana Bracco, che avrebbe dovuto andarsene il primo febbraio insieme allo stesso Sala.
Così, tra conti indecifrabili e governance caotica, si fa strada l'ipotesi della liquidazione anticipata e volontaria della società o della sua fusione con Arexpo. Chi ha esaminato il dossier ritiene quest'ultima l'ipotesi più percorribile dati i molti azionisti in comune (Tesoro, enti locali e Camera di commercio) e la possibilità di sterilizzare i bilanci visto l'intreccio di crediti, debiti e contenziosi tra la società che ha gestito la manifestazione e quella che ha in pancia le aree espositive. Le prime conseguenze pratiche, in ogni caso, si vedranno a giugno. Ma a quel punto Mister Expo, come Hyde nelle albe nebbiose di Londra, sarà svanito nel nulla. E in città sarà rimasto solo il sorridente dottor, o forse sindaco, Sala.