Priebke: no ai funerali in chiesa. Ecco perché
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Priebke: no ai funerali in chiesa. Ecco perché

Il codice di diritto canonico vieta le esequie ecclesiastiche ai «peccatori manifesti» - Il testamento di Priebke -

Un tempo i funerali in chiesa erano severamente vietati a coloro che si erano suicidati e a quanti chiedevano la cremazione. Ma ora la prassi è cambiata: per chi si suicida la Chiesa misericordiosamente accetta di celebrare i funerali (lasciando la porta aperta a una possibile conversione in “articulo mortis”) e la cremazione è ammessa. Ma su altri fronti è diventata molto più esigente.

Perciò Erich Priebke, il boia delle Fosse Ardeatine, è in buona compagnia: i funerali ecclesiastici, in alcune diocesi del Sud, sono già stati vietati per i mafiosi. L’ultimo in ordine del tempo al riguardo è stato il decreto emesso dal vescovo di Acireale Antonio Raspanti, il più giovane presule della Sicilia. Ma anche il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, già anni fa aveva intimato ai suoi sacerdoti di non celebrare in chiesa i funerali dei boss della camorra.

È il codice di diritto canonico a conferire al vescovo la facoltà di vietare le esequie ecclesiastiche. Il canone 1184 prevede infatti: «Se prima della morte non diedero alcun segno di pentimento, devono essere privati dei funerali ecclesiastici (…) i peccatori manifesti, ai quali non è possibile concedere i funerali ecclesiastici senza pubblico scandalo dei fedeli». Tra questi c’è senza dubbio Priebke che in un videotestamento prima di morire ha addirittura rivendicato le ragioni delle sue azioni e ha negato l’Olocausto.

Per queste ragioni il portavoce della diceosi di Roma, monsignor Walter Insero, aveva dichiarato che «Non sono previste esequie per Erich Priebke in una chiesa di Roma». In seguito il Vicariato ha ulteriormente precisato che una richiesta per la celebrazione dei funerali è stata presentata al parroco della chiesa nel cui territorio sorge l'abitazione di Priebke, tuttavia «la richiesta è stata presentata al parroco non dai familiari del defunto, ma da una signora a nome dell’avvocato del signor Priebke, nella mattina di sabato 12 ottobre. L’autorità ecclesiastica, considerate tutte le circostanze del caso, ha ritenuto che la preghiera per il defunto e il suo affidamento alla misericordia di Dio – finalità proprie della celebrazione delle esequie religiose – dovessero avvenire in forma strettamente privata, cioè nella casa che ospitava le spoglie del defunto. Pertanto, nel rispetto della legge della Chiesa, non è stata negata la preghiera per il defunto, ma è stata decisa una modalità diversa da quella abituale, riservata e discreta. La proposta è stata rifiutata dall’avvocato del signor Priebke. Pertanto, nel rispetto della normativa canonica, tutti i ministri cattolici, nella diocesi di Roma, si atterranno alle disposizioni stabilite dall’Ordinario».

Chi viene escluso dai funerali in Chiesa non può neppure ricevere in seguito una «Messa esequiale» in suffragio della sua anima. Diverso il discorso della sepoltura poiché il codice di diritto canonico non prevede eccezioni al diritto di scegliere «il cimitero della propria sepoltura» (can 1180), tranne che «il diritto non lo proibisca». In questo caso possono intervenire i regolamenti cimiteriali dell’amministrazione pubblica o i rapporti tra gli Stati

Le norme sembrano chiare ma non sarà facile ugualmente districare questa matassa giuridico diplomatica che chiama in causa anche il sentire di tante persone e il rispetto dei martiri delle Fosse Ardeatine.

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Ignazio Ingrao

Giornalista e vaticanista di Panorama, sono stato caporedattore dell’agenzia stampa Sir e diretto il bimestrale Coscienza. Sono conduttore e autore della trasmissione A Sua Immagine su RaiUno

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