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Ponte Morandi, le tante parole inutili su Genova

Dal crollo, i politici si sono spesi in dichiarazioni che poco hanno a che vedere con la tragedia e l'emergenza. Polemiche che potevano aspettare

Quante parole inutili su Genova.

Dal crollo del ponte Morandi, le vittime, gli sfollati sono scomparsi velocemente dal radar delle dichiarazioni.

Grazie ai nostri politici la discussione è passata immediatamente alla ricerca dei colpevoli da dare in pasto alla folla arrabbiata e indignata per quella che appare una tragedia assurda. Come la definisce bene, Massimo Gramellini, su Il Corriere della Sera, "la dittatura dell'istante" ancora una volta si è rivelata più funzionale all'ondata di indignazione che stava montando sui social network.

Una pioggia di dichiarazioni di vicepremier, ministri contro la famiglia Benetton rea di aver pagato, secondo l'accusa, vecchie campagne elettorali. Una polemica che si è riversata nella discussione politica, senza neppure attendere che i soccorritori finissero di contare le vittime e di accompagnare centinaia di persone fuori dalle case pericolanti.

Una notizia sulla quale la stessa società ha fatto chiarezza dichiarando che le ultime donazioni risalgono al 2006, quando ha diviso equamente uno stanziamento di 1,1 milioni di euro tra tutti i partiti, tra cui anche la Lega Nord che come gli altri ha ricevuto 150 mila euro. 

Il valore del silenzio

Non c'è stato un minuto di silenzio istituzionale. Quel silenzio spontaneo che nasce dallo sgomento di una tragedia inattesa. Su quel ponte poteva esserci chiunque e anche se oggi sono tutti intenti a cercare un colpevole da processare sulla pubblica piazza, lo smarrimento di molti è nel dover considerare l'inevitabile destino a cui si va incontro anche nei gesti più quotidiani, come quello di attraversare un ponte o la strada per andare a lavorare ogni mattina.

Così come quel furgone verde fermo a pochi metri dal precipizio, salvo chissà per quale volere divino.  Neppure di fronte alla fragilità del destino, i politici hanno saputo tacere, tanto quelli di governo che quelli di opposizione.

Le parole sbagliate

Anche il nostro, solitamente, silente premier non ha lasciato il popolo a bocca asciutta.

Accorso sul luogo della tragedia ha affermato che "non si possono attendere i tempi della giustizia" e nel corso della conferenza stampa straordinaria ha annunciato "siamo lieti di comunicare che il consiglio dei ministri ha decretato lo stato di emergenza per 12 mesi per la città di Genova".

"Siamo lieti" ha detto proprio così l'avvocato del popolo che in poche ore ha mandato in fumo lo stato di diritto, la certezza della pena e le garanzie del processo per gli imputati alla faccia de l'onestà, del rispetto delle procedure e della trasparenza.

Se i Benetton sono il problema

Così se Luigi Di Maio attacca frontalmente la famiglia Benetton che di Atlantia (fondo che controlla la società Autostrade) detiene il 30 per cento delle azioni accusandola di essere collusa con i partiti che avrebbero beneficiato di laute donazioni.

Un'accusa che con Genova ha poco a che fare, ma che la rende degna di un processo mediatico che, in poche ore, fa crollare il titolo in borsa a danno anche di migliaia di piccoli risparmiatori (quelli che i 5 Stelle hanno sempre difeso contro i poteri finanziari).

Anche le parole hanno un costo

Inoltre, di fronte all'improvvisazione delle dichiarazioni c'è chi si è messo a fare i conti ulteriori della tragedia. Perchè accanto ai danni materiali e umani, poi ci sono quelli della politica.

Il titolo Atlantia ha perso valore a causa dello sciacallaggio mediatico a cui è stato sottoposto e dall'annuncio della rescissione del contratto (su cui poi la Lega ha fatto un passo indietro), il governo dovrebbe pagare il valore residuo della concessione per una cifra pari a 20 miliardi di euro. Una finanziaria o forse più.

E poi a tutti quegli analisti finanziari improvvisati sui social di fronte alla bufala della società che non paga le tasse in Italia, ha risposto il fact checking dell'Agi, dove oltre ad evidenziare la sede romana della società, rileva che nel 2017 Atlantia ha pagato imposte per 632 milioni di euro (con un tax rate del 30,6 per cento).

E ora un po' di silenzio, per favore

Una propaganda che pezzo pezzo viene giù, mostrando la propria fragilità e i danni che può causare. Intanto, sotto alle macerie si cerca ancora, negli ospedali c'è chi lotta contro un codice rosso e migliaia di famiglie attendono di sapere se rientreranno mai nelle proprie case.

Sono queste le parole che dovremmo ascoltare e quando non ci sono formule o soluzioni, sarebbero sufficienti anche dei silenzi, che magari nascondo una riflessione.

Domani è stato indetto il lutto nazionale. In tanti, in queste ore si augurano di ascoltare solo il silenzio.

Per saperne di più


Il ponte Morandi dopo il crollo
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Soccorritori al lavoro in mezzo alle macerie della sezione crollata del ponte Morandi, Genova, 14 agosto 2018.

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Sara Dellabella