Linea rossa tra Tokyo e Pechino, Taiwaan
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Politica

Linea rossa tra Tokyo e Pechino per evitare incidenti militari attorno a Taiwan

Il Giappone e della Cina, nell’intenzione di migliorare le relazioni avevano finalmente creato la linea di comunicazione diretta tra i rispettivi ministri della Difesa, Yasukazu Hamada e il suo omologo cinese Li Shangfu

Quando due nazioni “vicine di casa” hanno problemi di comunicazione si creano incomprensioni e si guastano i rapporti. Soprattutto se i Paesi in questione sono schierati agli antipodi dei blocchi occidentali e orientali. E’ certamente il caso del Giappone e della Cina, che però, all’inizio del mese di marzo di quest’anno, nell’intenzione di migliorare le relazioni avevano finalmente creato la linea di comunicazione diretta tra i rispettivi ministri della Difesa, Yasukazu Hamada e il suo omologo cinese Li Shangfu. L'idea della“hotline” era stata inizialmente concordata nel 2018 tra gli allora primi ministri Shinzo Abe e Li Keqiangcome un modo per evitare scontri accidentali tra le forze militari. I due attuali ministri hanno finalmente fatto un uso operativo della linea diretta riaffermando l'importanza del sistema di comunicazione per costruire la fiducia tra le due parti, evitando contingenze pericolose.

Nella giornata di ieri si è svolta la prima telefonata, durante la quale i due hanno parlato per circa venti minuti. Si tratta di un passo importante per creare fiducia tra le due nazioni e migliorare la comunicazione in un momento in cui il Giappone, ma non soltanto, è preoccupato per le crescenti attività militari di Pechino nell’area del Pacifico ricompresa tra Giappone e Taiwan. A creare tensioni negli ultimi due anni è stata sovente la presenza di unità militari delle due nazioni nelle vicinanze delle piccole isole del Mar cinese orientale chiamate Senkaku dai giapponesi e Diaoyu dai cinesi, per le quali la disputa territoriale è ancora in corso anche se sul terreno sventola la bandiera di Tokyo.

La Cina invia regolarmente navi e aerei della Guardia Costiera nelle acque e nello spazio aereo che circonda le isole, talvolta al fine di mantenere la pressione sulla rivendicazione, altre volte utilizzando l’area soltanto come passaggio. Ma è capitato che Mosca e Pechino scegliessero proprio quella zona per lo svolgimento di esercitazioni militari congiunte e sempre la risposta giapponese è stata quella di far decollare i caccia su allarme per intercettare e identificare gli intrusi. Il Giappone ovviamente è sempre più preoccupato per le tensioni intorno all'autogovernata Taiwan, che Pechino vuole annettere, ma parlando in termini storici le isole Senkaku, che distano 170 km dalla costa di Taiwan e 400 km dal distretto giapponese di Naha, capoluogo delle isole giapponesi di Ryukyu, sono una parte di Taiwan che il Giappone non ha mai voluto restituire a Taipei. Il piccolo arcipelago fu infatti annesso al Giappone nel 1895 insieme aTaiwan, ma non fu mai restituito alla territorialità dell’isola neppure dopo il 1972, ovvero al termine dell'occupazione americana della Prefettura di Okinawa avvenuta alla resa della Seconda guerra mondiale.

Ad oggi le Senkaku fanno parte della municipalità di Ishigaki ma il governo giapponese ha più volte vietato alla popolazione la possibilità di stabilirsi sulle isole per non creare tensioni con Pechino. Il ministro Hamada, riferendosi alla lite sull’arcipelago e ad altre controversie tra Giappone e Cina, ha affermato che è necessaria una comunicazione sincera tra i due Paesi, poiché il rischio di uno scontro militare, stante l’aumento della presenza di unità navali armate, è costantemente in aumento.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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