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(Ansa)
Politica

Le promesse di Speranza sui social sbugiardate dai ricercatori

Un post su fb scatena le reazioni dei ricercatori molti dei quali da decenni si sentono fare le solite promesse, mai mantenute

I social sono uno degli strumenti che usa la politica per aumentare i consensi. Una vetrina che da una parte permette di avere maggiore visibilità mentre dall’altra espone i politici ai commenti della popolazione che il più delle volte raccontano una realtà ben diversa da quella rilanciata a colpi di slogan sui social. Come nel caso di un post Fb del ministro della Salute Roberto Speranza che ha comunicato di aver avviato un percorso per il potenziamento dei nostri IRCCS, gli Istituti di Ricovero e Cura di Carattere Scientifico “Per valorizzare il loro ruolo di eccellenza nella ricerca e favorire il trasferimento delle loro innovazioni sul territorio”. Una comunicazione che ha scatenato i commenti non di troll o no vax ma di decine di ricercatori italiani a cui è stata tolta la dignità perché sono costretti a lavorare come precari da anni. Persone che hanno spiegato al ministro che è inutile rafforzare gli IRCCS se non si stabilizzano i ricercatori che sempre più spesso sono costretti ad abbandonare l’Italia e la sanità pubblica.

I commenti

Francesca Colciaghi «Qualcuno ha una calcolatrice? Chi mi aiuta a monetizzare il risarcimento di18mila anni precariato pregresso (atipico) presso il Ministero della Salute , i.e., c/o il Dipartimento della Funzione Pubblica ? Chiedo perché ci sono 1800 amici-colleghi incazzati come dei puma e la Legge di Bilancio NO, e il Milleproroghe NO, e le Legge Delega NO. Ma veramente pensate di poter continuare a trattare i lavoratori della ricerca sanitaria pubblica in questo modo?»
Paola Cavalcante
«Sig. Ministro, mi permetto di dirle che valorizzare il ruolo di eccellenza degli IRCCS nella ricerca vuol dire valorizzare il ruolo dei ricercatori, dando dignità e stabilità al loro lavoro. Se davvero reputa importante la ricerca negli IRCCS, penso debba riconoscere l'importanza di chi la ricerca la fa...e la porta avanti da anni con impegno e passione: i ricercatori! Garantire loro un lavoro stabile dovrebbe essere alla base del processo di valorizzazione della ricerca, che non può essere precaria. Confido nella sua volontà e capacità di cambiare le cose. Altrimenti sono, purtroppo, solo parole...»
Silvia d’Ovidio
«Sono una Psicologa, Psicoterapeuta. Lavoro in un IRCCS (INT Pascale) dal 2009. Dopo 10 anni di precariato nel 2019 sono entrata nel processo di stabilizzazione, con un contratto della cosiddetta Piramide della Ricerca che prevede atri 5+5 anni di precariato. Arriverò ad accumulare 20 anni di precariato prima di poter vedere “forse” stabilizzato il mio lavoro. Non sono sola purtroppo in questa disavventura, e le assicuro che siamo stanchi, demotivati ed avviliti dall’invisibilità che accomuna le nostre storie.“
Elisa Fermo
«Per "valorizzare il loro ruolo di eccellenza nella ricerca" sarebbe necessario innanzitutto valorizzare chi negli IRCCS porta avanti la ricerca ( e non solo) da 10-15-20 e piu' anni, sempre con contratti precari, e ora si ritrova intrappolato nella fantomatica "piramide", una nuova forma di precariato dove in aggiunta viene azzerata ogni esperienza passata, senza neanche avere la prospettiva di una vera stabilizzazione!»
Arsi ricercatori in Sanità- Italia
«Noi ricercatori però non ci siamo. Non c'è traccia alcuna di Pianta Organica della Ricerca. Lavoratori della ricerca sanitaria pubblica, non nominati. Largo invece alle partnership con aziende, alla rivalutazione dei criteri per il mantenimento del titolo IRCCS basata sull'impatto del nostro lavoro, eccellenti lavoratori-fantasma.Riordinare gli Istituti della Ricerca sanitaria pubblica senza contemplarne gli attori principali e' un ossimoro in termini. Voler riformare gli IRCCS senza contemplare ricercatori stabili è come voler fare una frittata senza le uova.Speriamo che la metafora trovata possa illuminare i decisori a rivedere immediatamente questa gravissima e inaccettabile carenza.»
Flavia Nocerino
«Caro Ministro, solo belle parole se poi la presentazione dell'emendamento all'art. 92, nell'ultima Legge di Bilancio, in cui si chiedeva la stabilizzazione a tempo indeterminato del personale della ricerca (ricercatori e supporto alla ricerca) non è stato proprio considerata. 1600 ricercatori e supporto alla ricerca della PIRAMIDE DELLA RICERCA, pur avendo anni di precariato storico sono stati esclusi ancora. Come si può valorizzare il ruolo di eccellenza della ricerca non valorizzando il lavoro e la professionalità delle persone???».

Tra questi abbiamo contattato la ricercatrice Francesca Colciaghi che ha parlato a norme dell’Arsi ricercatori in Sanità-Italia
«La nostra associazione Arsi raccoglie i ricercatori di 16 IRCCS. Noi stiamo chiedendo la stabilizzazione del personale storico della ricerca sanitaria. Nel 2019 abbiamo firmato questo contratto che viene chiamato piramide della ricerca. È un contratto di 5 anni+5 e arriviamo da 30 anni di precariato pregresso, quindi stiamo andando avanti con questa battaglia per stabilizzare perlomeno gli storici».

Cosa avete fatto per uscire da questa impasse?

«Abbiamo proposto un emendamento alla legge di Bilancio ma non siamo passati perché non è stata spinta a sufficienza. Abbiamo provato poi a ripresentare un altro emendamento al Mille Proroghe ma nemmeno quello è stato accettato. L’art 92 prevedeva la stabilizzazione di 50mila sanitari tra medici e infermieri con 18 mesi di anzianità assunti con il Covid per entrare a pieno titolo nel sistema sanitario nazionale. Noi abbiamo dai 5 ai 35 anni di anzianità ma non siamo stati considerati così abbiamo provato con quell’emendamento a modificare questa cosa ma non è andata a buon fine.Oggi poi abbiamo avuto un incontro al Ministero per sapere qual è la prospettiva relativa alla ricerca ma a parte un paio di notizie positive, il sentore è che non ci sia nessuna intenzione di stabilizzare il personale».

Perché secondo lei?

«Loro hanno questo grosso contenitore fatto di lavoratori che riciclano e che mantengono il sistema attivo con alle spalle decenni di contratti co.co.co invece che borse di studio, in pratica non esiste la figura del ricercatore a tempo indeterminato.»

Di cosa si occupano gli IRCCS?

«Gli IRCCS sono ospedali molto particolari che hanno come missione di fare della ricerca a fianco del letto del paziente studiamo i meccanismi della malattia e mettiamo a punto test diagnostici innovativi. Abbiamo contribuito ampiamente con il nostro lavoro nel periodo della pandemia».

Quanti siete?

«Noi siamo circa 1800 iscritti all’Arsi e secondo i dati di cui disponiamo il 20% dei ricercatori ha abbandonato la sanita pubblica. Di questo passo l’italia rischia di perdere i suoi ricercatori che si occupano dei test diagnostici e studiano le malattie del futuro. Quindi parlare di rinnovo come scrive Speranza dell’IRCCS senza contemplare gli attori principali ci pare un ossimoro. La gente se ne va verso il privato o abbandona la ricerca e va nelle aziende. Noi siamo al pari degli infermieri e dei tecnici dei laboratorio nel comparto e il nostro stipendio medio all’apice è di 1700 euro».

Quanta fatica ci vuole per diventare un ricercatore?

«Fino a 30 anni.. Io mi sono laureata nel 98 ed ho finito il dottorato nel 2003 e sono nel marasma ma abbiamo anche ricercatori con 30 anni di anzianità precaria».

Anche Silvia d’Ovidio e Mariangela Saggese ricercatrice dell’IRCCS Pascale ci hanno raccontato del loro precariato.

«Noi siamo al Pascale da 10 e 15 anni ma non siamo le uniche in questa condizione e parliamo a nome di bel gruppo di persone, siamo circa 300. Nel 2019 abbiamo firmato questo contratto che loro definiscono piramide della ricerca che ha due figure: quella del ricercatore e quella del supporto alla ricerca a tempo determinato. Il contratto prevede che dopo i primi 5 anni ci sarà una valutazione al termine della quale dovremmo avere un altro contratto per ulteriori 5 anni e solo allo scadere dei 10 anni di precariato dovremmo forse essere stabilizzate. Non si sa ancora in che forma perché all’interno di questo calderone della piramide siamo molte figure professionali differenti tra di loro biologi, chimici, farmacisti, psicologi ecc..con ruolo differenti nel contesto ospedaliero. In questi due anni da quando abbiamo firmato non c’è stato nessun passo avanti».

Cosa avete pensato quando avete visto il post Speranza?

«Ci è salita la rabbia perché valorizzare un IRCCS significa quantomeno valorizzare le persone che ci lavorano che hanno investito anni di vita forse i migliori invece non ci viene riconosciuto nulla. Abbiamo visto questo post bellissimo quando poi all’interno ci lavora sempre gente precaria a cui non viene prospettato nulla e questa per noi è una cosa gravissima. Nessuno risponde per questo e tutti gli emendamenti vengono bocciati».

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Linda Di Benedetto