Nicola Morra
(Ansa)
Politica

Nicola Morra, il senatore che si crede un Supereroe

L'irruzione al centro vaccini di Cosenza del senatore grillino, Pres. Comm. Antimafia, deve essere chiarita fino in fondo per far capire quali siano i reali compiti e poteri di un uomo andato sopra le righe

Dichiarazione telefonica del Dott.Mario Marino direttore Igiene pubblica Direttore dipartimento di prevenzione dell'Asp di Cosenza.

«Sabato il senatore Morra è venuto negli uffici della centrale operativa dell'azienda sanitaria di Cosenza irrompendo mentre lavoravamo. Urlava chiedendo perché i suoi parenti non fossero nella lista delle vaccinazioni. Sono rimasto profondamente colpito che un senatore della repubblica sia venuto per chiedere perché i suoi parenti non sono stati chiamati per la vaccinazione. I suoceri non erano prenotati sul nostro elenco della piattaforma. E lui ha iniziato a gridare che al numero delle prenotazioni non rispondeva nessuno. I suoi due agenti di scorta hanno chiesto i miei documenti e quelli di due colleghi e noi spaventati gliela abbiamo dati. Che altro potevamo fare? Un agente della scorta mi ha detto che siamo disorganizzati e io ho avuto un malore subito dopo. Ho spiegato al senatore morra che sono le istituzioni a dover risolvere le criticità. Morra ha poi chiamato il sottosegretario Sileri e il commissario Straordinario Longo in viva voce. Sileri mi é sembrato basito dalle grida del senatore. Io ho spiegato che la piattaforma è partita da 4 giorni non ce la fa a coprire tutta la richiesta e deve decollare e che si faranno le prime 1200 dosi di vaccino ma Morra ha continuato a gridare. Ha gridato anche con Longo a cui ho ripetuto della piattaforma. Poi ha preteso di vedere l'elenco con i nomi prenotati. Noi in un momento di emergenza stiamo dando il massimo nonostante non abbiamo nulla e ci siano regioni più fornite di noi. In una Calabria commissariata da 10 anni con scarse risorse abbiamo fornito assistenza con l'abnegazione e l'entusiasmo dei giovani medici con le Uscar ma siamo stati attaccati dalle istituzioni rappresentate da Morra in maniera violenta. Le criticità non dipendono da noi, senza contare i problemi di disponibilità del vaccino. Io credo che denuncerò per abuso di potere e per interruzione di pubblico ufficio. Ora sono a casa da sabato, il medico mi ha riscontrato una pressione elevata, sto prendendo degli ansiolitici».

Abbiamo un presidente dell'Antimafia che si crede un supereroe. Una specie di entità sovrumana: metà senatore e metà Batman. L'unico ad avere diritto, come uno sceriffo nel Far West che spara a vista, di irrompere negli uffici dell'amministrazione pubblica come fosse a casa sua, per giunta accompagnato dagli agenti di scorta, al fine – dice lui – di ristabilire l'ordine e la giustizia, raddrizzare i torti della società e liberarci dai peccati del mondo.

Ai nostri figli che non mangiano la minestra non diremo più "fai il bravo o arriva l'uomo nero", bensì "fai il bravo o chiamo il presidente dell'Antimafia".

Sulla storia del blitz del senatore Nicola Morra nel centro vaccinale di Cosenza , bisognerà fare chiarezza. Se è vero che un rappresentante delle istituzioni si è messo a berciare come il ras di una squadraccia fascista fino a provocare un malore su uno degli impiegati, allora saremmo di fronte a un caso senza precedenti. Allo stesso modo, se è vero che la "spedizione punitiva" sarebbe avvenuta per garantire la vaccinazione ai parenti del senatore, peggio mi sento: ci troveremmo di fronte a metodi intimidatori da parte del presidente dell'antimafia, uno che a occhio e croce quei metodi dovrebbe combatterli.

Se poi aggiungiamo che, secondo il racconto dei medici aggrediti, Morra avrebbe preteso di vedere l'elenco delle persone prenotate per il vaccino, la frittata è completa: anche il diritto alla privacy è finito sotto gli scarponi del giustiziere di Palazzo Madama.

Ora, il senatore Morra-Batman ha dato su facebook la sua versione dei fatti, e probabilmente la pratica si chiarirà in tribunale, dal momento che per lui si ipotizzerebbero svariati reati, dalle minacce all'abuso d'ufficio. Morra nega ogni addebito, ma obiettivamente è difficile fidarsi di uno che i figuracce ne ha collezionate parecchie, arrivando persino a speculare vergognosamente sulla morte per cancro del governatore calabrese Jole Santelli.

Quanto alla sua linea difensiva per cui "le ispezioni sono prerogativa dei parlamentari", forse è meglio che Morra esca dal fumetto che è diventato e ripassi le regole. Non esiste disservizio, vero o presunto, che possa consentire a un senatore della repubblica di comportarsi come un vendicatore mascherato, praticamente la versione cosentina di Zorro. I parlamentari indagano nei modi e con le procedure di legge, non pretendono i documenti di identità dalla gente come la polizia stradale, non aggrediscono le persone, non sfondano le porte della pubblica amministrazione con scorta al seguito. Quella è materia per film d'azione alla Bruce Willis, e non per chi è pagato per combattere la malavita. Arriverà prima o poi il giorno del mea culpa, o Morra si crede un uomo che non deve chiedere (scusa) mai?

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