Zingaretti-Pd
ANSA/CLAUDIO PERI
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La fine della sinistra (legata al M5S)

L'unica proposta per il futuro è l'alleanza con i grillini. La triste fine della sinistra che non sa più proporre e gioca solo in difesa

C'era una volta la sinistra, in Italia. C'era una volta un'ideologia (che non esiste più) ed un partito capace per decenni anche se spesso all'opposizione di proporre, guidare, essere parte attiva nella società e nella politica.

Inutile scomodare i nomi, anzi i cognomi, di chi ha fatto grande il PCI, sarebbe fino offensivo visto quello che succede oggi ai vertici dei partiti di sinistra. Che sono tanti, troppi, e questo di per se è già è sintomo di debolezza.

Da una parte c'è Renzi, bastonato dagli italiani nelle ultime elezioni, eccolo capace di riprendere il potere, creare il governo giallorosso e poi, da perfetto traditore, creare il suo partito personale che nei sondaggi non arriva al 5% ma che oggi ha in mano le chiavi dell'esecutivo. 

Ma al Nazareno c'è purtroppo di peggio perché Zingaretti è la rappresentazione fisica della pochezza politica del suo partito. Tutti sanno che ad agosto, quando partì la crisi di Governo, lui era contrario all'alleanza con i grillini, ma ha dovuto chinare la testa. Ieri l'ultima pietra, quella tombale: "Allarghiamo l'alleanza con il Movimento 5 Stelle alle prossime elezioni politiche".

Nessun proposta; nessuna idea di paese per il futuro. Niente sulla riforma fiscale, sui giovani, sul lavoro, Oggi l'unica cosa che il Pd riesce a dire è "stiamo con il M5S o torna Salvini". Il resto non conta.

La sinistra vera avrebbe fatto ben altro, avrebbe cercato di ricostruirsi e costruire. Avrebbe sfidato con i programmi ed i valori i vari avversari, siano Salvini, Berlusconi, Di Maio. Avrebbe tentato di ridare prestigio ad un partito, un'ideologia ed una storia. Oggi non c'è più nulla di tutto questo. C'è solo paura di perdere figlia di una segreteria debole, spaventata come non mai.

E questo non è un bene per il paese, comunque la si pensi.

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