ddl zan
(Ansa)
Politica

L'Italia è un paese libero, anche se c'è chi non lo capisce

Sta facendo discutere la domanda di una studentessa ieri al Presidente della Repubblica, Mattarella: «Si può dire libero un Paese che affossa il Ddl Zan?»

Uno dei problemi dei nostri tempi è che non diamo più il giusto peso alle parole. Termini come libertà, tirannia, uguaglianza, democrazia, sono abusati a tal punto da essere diventati un triste intercalare, banalità da twitter, tappezzeria per confezionare le peggiori castronerie. Essendo parole ormai inflazionate nel discorso pubblico, si depauperano, il loro valore va scemando. Diventano concetti tragicamente buoni per tutte le stagioni, e per tutte le situazioni.

Una di queste situazioni è quella che si è verificata l’altro giorno durante la cerimonia per gli 800 anni dell’Università di Padova. Davanti alle alte cariche dello Stato, Mattarella compreso, si è alzata la rappresentante degli studenti, Emma Ruzzon. In quell’alto consesso la ragazza ha pensato bene di intavolare una predica sul ddl Zan, come se vivesse in uno stato di polizia. Come se davanti non ci fosse il presidente della repubblica italiana ma il gran visir di un sultanato orientale. “Mi domando – ha detto la ragazza – come possa considerarsi libero un Paese in cui la libertà è garantita nella sua totalità per alcuni e centellinata per altri”. E ancora: “Un paese in cui i senatori della repubblica possono permettersi di applaudire pubblicamente l’affossamento di un disegno di legge che mirava a tutelare la libertà di esistere delle persone”.

Ora, al di là del fatto che sul Ddl Zan ognuno ha il diritto di dire la sua (anche sbagliando, perché forse neanche i proponenti pensano che quel disegno di legge tuteli “la libertà di esistere”), il punto è, ancora una volta, l’uso sconclusionato di parole che dovrebbero essere preziose. Per sentirsi in diritto denunziare davanti al capo dello stato le storture di un’Italia liberticida, la giovane dev’essere evidentemente convinta di vivere in un paese militarizzato come la Russia. Il problema è che se la suddetta ragazza provasse a pronunciare quelle frasi davanti al Cremlino, si ritroverebbe in carcere dopo una decina di minuti al massimo. E solo questo pensiero dovrebbe farle recuperare un minimo di senso della realtà.

Dire che oggi la democrazia sta attraversando un periodo difficile, è una riflessione su cui possiamo certamente discutere. Dire invece, come fosse il ritornello di una canzoncina di Fedez, che l’Italia non è un paese libero, e dirlo in faccia a Mattarella, è un gesto senza alcun senso. Indice forse di un alto tasso di ignoranza. Sarebbe il caso di insegnare a certi rivoluzionari in erba dell’era digitale che in una democrazia compiuta il parlamento è sovrano, avendo il diritto-dovere di approvare o respingere i progetti di legge in base all’indirizzo politico prevalente. In economia, nella politica estera, e anche nella tutela dei cosiddetti “diritti gender”. Non c’è un tracciato prestabilito, non si decide arbitrariamente ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Decide la politica, e i cittadini con il voto. Per tutto il resto, per la tutela di qualsiasi minoranza, esiste una costituzione e una magistratura costituzionale che la difende.

E’ un sistema perfetto? Certo che no. Però funziona così in tutti i paesi occidentali. Berciare contro le istituzioni e scambiare la democrazia con i propri desideri (o le proprie ideologie) è al contrario una moda molto in voga nei paesi fondamentalisti. Dove la libertà esiste solo nei limiti in cui ci si allinea al pensiero dominante. So bene che si tratta di considerazioni ovvie, ed è tragico che si debba ricordare persino questi concetti fondamentali. Ma evidentemente anche le ovvietà è bene ripeterle. A grandi, piccini, e universitari in cerca di gloria.

I più letti

avatar-icon

Federico Novella