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La doppia morale dell'Europa

A noi chiede il rigore sui conti pubblici. Poi è morbida con assassini e mafiosi sull'ergastolo ostativo

Ci mancava l’Europa. Ci mancava solo quella. Ci mancava l’Europa che invitasse l’Italia a essere più clemente con la peggior specie di criminali, boss mafiosi e stragisti, assassini e terroristi. Ci mancava l’Europa che ci spingesse a scarcerare quei pochi che riusciamo a tenere in cella, nonostante le nostra inveterata tendenza a trasformare le galere in hotel a porte girevoli, oggi sei dentro, domani subito fuori. Ci mancava l’Europa a soffiare sul fuoco del liberi tutti, dell’impunità garantita, della premialità esagerata, di quell’insieme di misure che danno l’impressione, alla fine, di uno Stato dalle parte dei criminali più che delle vittime. Pronto a tendere la mano ai malfattori assai più che a chi dai malfattori è minacciato.

Ci mancava l’Europa (nella fattispecie sotto forma di Corte europea dei diritti umani di Strasburgo) che ci sollecitasse a eliminare «l’ergastolo ostativo». Quest’ultimo, introdotto nella nostra legislazione nel 1992, all’indomani delle stragi in cui persero la vita Falcone e Borsellino,  prevede che chi si macchia di reati particolarmente gravi non possa accedere ai benefici previsti dalla legge a meno che non diventi collaboratore di giustizia. In pratica lo Stato dice ai delinquenti incriminati di reati gravi: avete due possibilità, o vi pentite e raccontate tutto, o uscirete dal carcere solo per andare al cimitero. È facile capire come la misura abbia di fatto moltiplicato il numero dei pentiti, facilitando il lavoro dei magistrati.

Perché dunque l’Europa ci spinge a togliere uno strumento di lotta alla criminalità che sta funzionando? E perché ci vuole impedire di tenere in carcere per sempre chi si è macchiato di delitti terribili? In effetti nel Paese degli inganni linguistici, quale siamo ormai diventati, l’ergastolo ostativo è di fatto l’unico vero ergastolo. L’altro, cioè l’ergastolo semplice, non ostativo, l’ergastolo-ergastolo, l’ergastolo tout court, infatti non è più un ergastolo. Non lo è da un pezzo. È un ergastolo edulcorato. A metà. Part time. Da «fine pena mai» a «fine pena dopo un po’». In apparenza dura per sempre ma in realtà no. Con tanti permessi, un po’ di sconti, la buona condotta, sei subito fuori. Il solito miracolo del codice italiano. Più penoso che penale, per la verità.

Infatti. l’Italia è quel Paese dove chi strangola la fidanzata e la infila in un sacco nero torna libero dopo appena cinque anni di cella. L’Italia è quel Paese dove chi uccide un vigile travolgendolo appositamente l’auto torna libero dopo appena cinque anni di cella. L’Italia è quel Paese dove un padre che ammazza il figlio a coltellate torna libero dopo appena 11 mesi di cella. L’Italia è quel Paese dove chi uccide una guardia giurata a sprangate per rubargli la pistola, senza mai pentirsi, senza mai chiedere scusa, dopo appena un anno esce di cella per festeggiare il suo compleanno con amici e fidanzata sotto gli occhi esterrefatti della figlia della vittima. L’Italia è un Paese così. Qualche giorno fa, a Cecina, due agenti sono intervenuti per fermare un russo che dava in escandescenze. Quest’ultimo ha reagito. Una poliziotta ha avuto un’ischemia, è gravissima in ospedale. Il russo è stato lasciato libero. Per lui solo l’obbligo di firma.

In un Paese così, in un Paese dove l’impunità sembra legge e la severità una parola da libri di storia, ebbene, in un Paese così si sentiva forse il bisogno dell’intervento buonista dell’Europa? Che non è operativo, si capisce. Dovrà essere recepito (e speriamo che non lo sia). Ma in ogni caso è strano: è forse questa la stessa Europa tanto rigorosa sul fronte dei conti, la stessa Europa che non esita a chiedere di massacrare pensionati e lavoratori, la stessa Europa inflessibile sui parametri del debito e così intransigente sugli zero virgola del deficit. Possibile, allora, che sbrachi in questo modo quando si parla di sicurezza e lotta alla criminalità? Possibile che diventi così morbida, malleabile, quando si parla di delinquenti e non di pensionati, fino a consigliarci di lasciar liberi mille ergastolani della peggior specie? Due volti, una morale sola: il prossimo che si gonfia il petto proclamando «lo dice l’Europa», va condannato a stare in ginocchio su ceci per tutta la vita. Ergastolo punitivo. E ostativo, ovviamente. 

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Mario Giordano

(Alessandria, 1966). Ha incominciato a denunciare scandali all'inizio della sua carriera (il primo libro s'intitolava Silenzio, si ruba) e non s'è ancora stancato. Purtroppo neppure gli altri si sono stancati di rubare. Ha diretto Studio Aperto, Il Giornale, l'all news di Mediaset Tgcom24 e ora il Tg4. Sposato, ha quattro figli che sono il miglior allenamento per questo giornale. Infatti ogni sera gli dicono: «Papà, dicci la verità». Provate voi a mentire.

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