domenico arcuri
(Ansa)
Politica

Domenico Arcuri, il «Commissario Moviola»

Aveva il compito di velocizzare procedure e far trovare il paese davanti alla seconda ondata. Ha fallito, ma verrà premiato da Conte con una nuova poltrona

Non c'ero: e se c'ero dormivo. Possiamo riassumere così la posizione (comoda) del supercommissario all'emergenza Covid Domenico Arcuri. Pieni poteri e zero responsabilità. Le parole consegnate al Corriere della Sera non lasciano dubbi: negli ultimi sette mesi il superbucrocrate deve aver vissuto su un altro sistema solare dove il tempo scorre più lentamente, una quarta dimensione dove i meriti sono suoi e le colpe sempre degli altri.

Con l'aria di chi riemerge dal letargo, oggi dice che in futuro "raddoppieremo i tamponi"; dice che in futuro "mobiliteremo i medici di base"; dice in futuro "faremo partire i test rapidi". Ma finora in quale galassia ha lavorato? Il commissario non aveva giusto il compito di accelerare le procedure? E come può farlo, se lui stesso si muove a rallentatore? Altro che movida: il vero pericolo è il commissario Moviola.

Che poi, in realtà, quando vuole Arcuri sa essere fulmineo. Campione olimpico nella disciplina dello scaricabarile. Mancano i banchi a rotelle? Colpa del ministero. I rimborsi alle aziende con il clickday sono una buffonata? Colpa del governo. Mancano le terapie intensive? Colpa delle regioni. E pazienza se in base al decreto rilancio, sarebbe proprio lui il responsabile del piano delle terapie intensive, mentre le deleghe alle regioni sono arrivate solo qualche giorno fa. Pazienza, se il governo aveva stanziato 1 miliardo e mezzo a maggio per la riorganizzazione degli ospedali, e Arcuri piè veloce ha pubblicato i bandi solo a settembre e ottobre: con comodo. L'importante è avere sempre qualcuno cui dare la colpa: enti locali, sindacati, ministri, insegnanti, giornalisti, o direttamente gli italiani che lo pagano.

La tragica realtà è che il Grande Facilitatore ha reso tutto più complicato. Con il risultato che importiamo ancora mascherine dalla Cina, i medici non hanno neanche i guanti, e i pochi soldi a disposizione non riusciamo neanche a spenderli. Come fa notare "Italia Oggi", se adesso abbiamo posti in più in terapia intensiva non lo dobbiamo agli investimenti del governo, ma alla riorganizzazione in corsa di alcuni reparti, riadattati in fretta e furia durante la prima ondata. Le uniche strutture nuove di pacca sono quelle costruite da Guido Bertolaso nelle Marche e in Lombardia, in quell'ospedale della Fiera che certi leoni da tastiera giudicavano inutile.

E non è finita. Il dramma nel dramma è che il top manager, quando interviene, lo fa sempre con il favore delle tenebre, come fosse un Batman dell'emergenza. Nessuno può controllare come e dove si spendono i denari. Difatti i numeri e le rendicontazioni sui bandi pubblicati restano segreti: cose che neanche nel Kgb sovietico. Secondo "Open Polis", per l'83% degli importi i bandi della struttura commissariale si sarebbero chiusi "con esito sconosciuto". Come ha già scritto questo sito, uno degli ultimi bandi da 780 milioni per l'acquisto di mascherine non reca nemmeno il nome del vincitore. Insomma, il commissario riesce ad inciampare pure da fermo. E pensare che aveva promesso trasparenza (e in teoria sarebbe anche un obbligo di legge). Ma tra il dire e il fare c'è di mezzo Arcuri.

Visto il disastro, dobbiamo dedurre che sarà difficile liberarsi del virus se prima non ci liberiamo del commissario antivirus. Magari con un bel premio in pieno stile italico: promoveatur ut amoveatur. Non a caso il sito "Dagospia" rilancia la voce che lo vorrebbe presto alla guida di Leonardo, in qualità di burocrate di fiducia di Giuseppe Conte. Per gli italiani, una liberazione. Per il supercommissario, una meritata medaglia. Al valor incivile.

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Federico Novella