​Enrico Letta
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Politica

Il Ddl Zan è il Titanic di Enrico Letta

L'affondamento in Parlamento del decreto per i diritti degli omosessuali segna per il segretario del Partito Democratico una sconfitta importante. La testardaggine con cui Letta ha rifiutato il confronto è stata la prima causa della disfatta.

Con l'affondamento del Ddl Zan, Il debutto in Parlamento di Enrico Letta somiglia al debutto del capitano del Titanic nel viaggio inaugurale. Nessuno dei due ha voluto rallentare la corsa, ed entrambi si sono schiantatI. Con la differenza che Letta si è colpito e affondato da solo.

Un naufragio di dimensioni epiche, per giunta sul provvedimento bandiera del Pd. Con l'azionamento della cosiddetta "tagliola" in Senato, che brucia d'un colpo tutti gli emendamenti, la legge finisce su un binario morto. Il centrodestra esulta e la sinistra prende atto che la battaglia di Stalingrado per i diritti degli omosessuali è diventata una Waterloo.

Come è potuto accadere? Il segretario dei dem twitta: «Hanno voluto fermare il futuro». Ma a chi si riferisce? Letta farà in fretta ad individuare i responsabili della disfatta: gli basterà guardarsi allo specchio. Parafrasando Orietta Berti, finché la barca va, lasciala andare: contro un iceberg. «Andiamo dritti per la nostra strada sul Ddl Zan», ha ripetuto per mesi Letta: come previsto, la strada è terminata contro un muro. La testardaggine con cui Il segretario ha rifiutato il confronto è stata la prima causa della disfatta: impuntarsi ad oltranza sui punti critici della libertà d'espressione, che avevano suscitato anche le critiche del vaticano e delle stesse comunità Lgbt nonché il veto dei renziani, si è rivelata da subito una scelta scellerata. Che rimarrà negli annali come uno dei più fulgidi esempi di tafazzismo politico. Un caso da manuale di eterogenesi dei fini. Il risultato è che a Palazzo Madama il centrosinistra ha perso per strada circa 18 voti, quel tanto che basta per affossare la legge, seppellita da una linea politica folle. Persino l'ex capogruppo Pd Marcucci ha confessato che "bisognerà fare una riflessione su come è stata gestita questa vicenda".

La volontà di andare allo scontro da parte di Enrico Letta e di proseguire verso lo schianto è stata così evidente da aver alimentato scenari machiavellici. Qualcuno si è addirittura convinto che la mossa suicida di Letta sarebbe stata dolosa, al fine di potere addossare la colpa dell'incidente agli avversari e usare la parità sessuale come scudo umano per grattare un po' di consenso. Una mossa geniale: come se il già citato capitano del Titanic avesse fracassato la nave a bella posta, al solo scopo di ottenere una foto sul giornale. Se questo era il piano kamikaze, allora ha funzionato a meraviglia: Letta raccoglie ciò che ha seminato. Con buona pace della parità, e del tempo sprecato sottratto alle istituzioni.

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Federico Novella