concita de gregorio
(Ansa)
Politica

Caso De Grogorio. I buoni senza maschera sono molto peggio dei cattivi

Attaccando ancora sulla Bestia di Morisi (non rispettando il silenzio elettorale) la conduttrice di In Onda ha paragonato i terroristi degli anni di piombo ai post sui social, spiegando che sono più meritevoli di rispetto

«Nel corpo a corpo, qualunque esso sia, si gioca ad armi pari, o impari dato che uno è armato ed uno no. Anche il terrorista che spara, anche se spara, rischia di morire. Non so come dire…. è come una battaglia in cui i corpi si fronteggiano. L'aggressione che arriva dal web anonima è un po' come il drone, il gruppo non rischia niente…».

Concita De Gregorio ha detto queste parole, testuali, nel corso di In Onda, la trasmissione che conduce e gestisce con David Parenzo. Adesso fermatevi e rileggete, perché, forse come me, sperate ancora che non abbia davvero detto e pensato quelle cose.

Purtroppo però la vostra illusione durerà poco. Le ha dette davvero, lo pensa davvero, con il loro ospite in studio, il filosofo Umberto Galimberti che annuisce e condivide ripetendo due volte «certo, certo…».

Serve una premessa, la De Gregorio stava parlando della «Bestia», il nomignolo con cui viene identificata l'attività social del gruppo di Luca Morisi, l'ex collaboratore di Matteo Salvini finito al centro di un'inchiesta su droga e festini che lo ha portato a dimettersi da ogni suo incarico con il leader della Lega. Insomma un esperto di social, di messaggi su Facebook e twitter. Per la De Gregorio però tutto questo è uguale, anzi per certi versi peggio, delle pistole e dei proiettili che i terroristi per anni hanno come strumento di protesta e lotta uccidendo politici, giornalisti, agenti delle forze dell'ordine. Ma come si fa?

Davvero si può paragonare chi uccide, ammazza padri di famiglia a chi manda messaggi sui social? Vada a chiedere alla famiglia di Marco Biagi, a mogli e figli della scorta di Moro, a tutti coloro che negli anni di piombo hanno perso per sempre persone care se davvero questo dolore è paragonabile a quello di ricevere degli insulti su Facebook. Ma come si fa?

Elsa Fornero, l'esempio più usato in questi giorni di attacchi a Morisi, è viva, vegeta, può andare in tv a parlare e difendersi, può stare con i suoi cari. È viva. Non sta in una bara per sempre come chi è stato ucciso dai terroristi.

Ma non solo, perché nel suo discorso (rileggetelo) la De Gregorio di fatto ci dice che i terroristi siano in qualche maniera «migliori» dato che hanno almeno il coraggio di affrontare a viso aperto il nemico; loro si che ci mettono la faccia, non gli anonimi del web con forse l'account falso.

Forse la De Gregorio non sa che quando hanno sparato in via Fani, quando hanno ucciso Marco Biagi i terroristi non è che hanno avvisato i loro obiettivi, dando modo loro di impugnare la pistola e difendersi. No, li hanno colpiti a sorpresa, spesso alle spalle, nascondendosi fanno all'ultimo prima di sparare. Non sono dei nobili signori del medioevo con la spada in pugno, si sono nascosti proprio come un drone, fino all'ultimo.

Alcuni poi si sono stupiti che tutti questi discorso anti leghista ed anti Salvini è stato fatto in un giorno di silenzio elettorale. La cosa non stupisce e, fondamentalmente, è un buffetto rispetto alla bruttezza ed alla gravità delle cose dette. Ma racconta la dimensione della persona. Che si crede libera di dire e fare quello che le pare, senza rispetto delle regole e soprattutto dei morti.

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Andrea Soglio