Con Potere al Popolo si torna a parlare di sinistra
ANSA/GIUSEPPE LAMI
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Con Potere al Popolo si torna a parlare di sinistra

Il movimento è stato capace di declinare un nuovo vocabolario della sinistra, mettere d'accordo i gruppi europei e avvicinarsi alla soglia di sbarramento

“Rimanda alle classi meno abbienti, alle persone che di solito non sono interpellate nelle scelte che riguardano la loro vita. E quando qualcuno entra qui dentro non si sente respinto dalla parola popolo, cosa che succederebbe se usassimo la parola proletariato”. Così in una delle tante interviste rilasciate negli ultimi due mesi, Viola Carofalo spiega la genesi del nome Potere al Popolo.

Nato dall'"inganno" del Brancaccio

Questo movimento nato dalla scissione del 18 giugno 2017, quando al Teatro Brancaccio di Roma, Anna Falcone e Tommaso Montanari in una grande assemblea pubblica stavano cercando un modo per riunire la sinistra.

In prima fila Massimo D'Alema, Pier Luigi Bersani, Nichi Vendola che poi sarebbero confluiti in Liberi e Uguali. Proprio durante quella manifestazione Carofalo si fece notare con un'invasione di campo, rimasta nelle memorie di YouTube, in cui denunciava uno “spazio elettorale già chiuso” da coloro che non ha stentato di definire “il vecchio che ritorna”.

Dalle ceneri di quell'esperimento nasce Potere al Popolo che gli ultimi sondaggi per le elezioni politiche del 4 marzo davano intorno al 2,7 per cento. Lontano ma non lontanissimo dalla soglia di sbarramento prevista dal Rosatellum.

Un capo politico che viene dai centri sociali

Viola Carofalo, capo politico non candidata, è una 37enne ricercatrice napoletana, una delle anime dello spazio occupato dell'ex Ospedale psichiatrico giudiziario, Je so' pazz, che oggi è un centro culturale dove vengono forniti servizi per la cittadinanza divenuto, in poco più di tre anni, punto di riferimento della città.

In poco più di tre mesi, questa forza è riuscita a declinare un nuovo vocabolario della sinistra, soprattutto di quella che negli ultimi anni è rimasta extraparlamentare, più vicina ai centri sociali, alle nuove forme di precariato e disuguaglianza.

Quelli di Potere al Popolo, non a caso, crescono nei consensi soprattutto in quelle periferie dove comincia a serpeggiare lo scontento verso i Cinque stelle, sempre più alle prese con le beghe interne, che fino a qualche anno fa invece spopolavano.  

L'appoggio europeo

Il consenso arriva anche dal gruppo GUE/NGL del Parlamento Europeo, che riunisce le sinistre europee, base dell'eurodeputata Eleonora Forenza, ora candidata a Bari per Potere al Popolo, che ha organizzato una conferenza stampa per chiarire le posizioni del neonato movimento. Abolizione dei trattati che hanno portato alle politiche di austerità e un'Europa più solidale sono i punti cardini del programma. 

Al di là del risultato elettorale del 4 marzo, il miracolo sembra già fatto.

Dopo anni, la sinistra ritrova una leader proveniente dai territori, capace di interpretare le esigenze e le difficoltà di una classe di giovani che giovane non dovrebbe essere considerata più. In vari dibattiti televisivi ha mostrato carattere da vendere, mettendo all'angolo esponenti e giornalisti ben più adusi ai salotti tv.

Con Potere al Popolo trovano rappresentanza tutti quei soggetti che negli anni più profondi della crisi hanno piantato nei territori esperienze di mutualismo sociale o sono rimasti con piccoli presidi laddove i partiti hanno spesso latitato.

Cosa li distingue dal Movimento 5 stelle? “Che i grillini hanno trasformato il disagio in movimento di protesta e Vaffa, mentre chi oggi è in Potere al Popolo, prima della politica, ha provato a costruire soluzioni dove ce n'era più bisogno” raccontano dalle retrovie.

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Sara Dellabella