draghi cingolani
(Ansa)
Politica

Cingolani parla di tragedia sociale sull'energia ed il governo approva le pale eoliche

Il Cdm approva due nuovi poli per la produzione di energia sostenibile ma per l'oggi resta il dramma del caro energia per cittadini e bollette

Gli aumenti dell’energia rischiano di provocare una tragedia sociale, e servono misure straordinarie per tenere sotto controllo il prezzo del gas. Non ha usato mezzi termini il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, che in audizione al Senato ha fatto il punto su una situazione che sta assumendo contorni sempre più preoccupanti. "Al G7 energia si ragionava con i colleghi ministri degli altri Paesi sul fatto che in questo momento noi stiamo ancora comprando gas dalla Russia, ma a prezzi talmente elevati, per via delle tensioni di mercato, che circa 1 miliardo di euro ogni giorno sta entrando nelle casse della Russia e siccome la guerra ne costa la metà", di fatto questo sta "finanziando una guerra che a noi non piace". Cingolani ha aggiunto: "Il collega tedesco diceva: non possiamo chiudere e fermare tutta l'economia, altrimenti diventa una tragedia sociale anche in Germania. Vale anche per noi, onestamente, perché Germania e Italia hanno un destino simile come importazioni e da lì nasceva l'idea che venisse inserito nel comunicato finale almeno un accenno a una cosa importante: cioè che servono misure straordinarie per normalizzare il prezzo del gas. Non possiamo chiudere del tutto ma non possiamo pagare il gas russo 10 volte il prezzo reale", ha ribadito Cingolani.

Ma per il momento il governo ha deciso di puntare sulle energie rinnovabili. Il cdm ha sbloccato la realizzazione di sei parchi eolici in Puglia, Basilicata e Sardegna, che assicureranno una potenza pari a 418 megawatt. I sei parchi eolici si aggiungono ai due sbloccati dal Consiglio dei ministri lo scorso 18 febbraio, per una potenza di 65,5 MW da fonti rinnovabili. “Vogliamo rispettare l'obiettivo di 70 gigawatt di rinnovabili nel 2026”, aveva sottolineato ieri Draghi. Bisognerà comunque attendere che i parchi entrino in funzione a regime prima di vedere un effettivo beneficio sul fronte della produzione energetica: secondo Legambiente, se negli ultimi anni lo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile, in particolare solare ed eolico, fosse andato avanti con lo stesso incremento annuale medio del triennio 2010‐2013, oggi l'Italia avrebbe potuto tagliare i consumi di gas metano di 20 miliardi di metri cubi l'anno, riducendo le importazioni di gas dalla Russia del 70%.

I costi impazziti dell’energia, uniti al fatto che le materie prime, ferro in testa, iniziano a scarseggiare, oltre a costare di più, e alle conseguenze delle restrizioni all’export rischiano di creare uno scenario apocalittico, che potrebbe "compromettere definitivamente la sopravvivenza delle imprese", provocando una crisi "anche in termini occupazionali". Sono parole del ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, che in Consiglio dei ministri ha proposto l’istituzione di un fondo ad hoc per i settori più colpiti.

Per tutelare le filiere nazionali, Giorgetti avrebbe inoltre chiesto di verificare la possibilità di attivare misure come il divieto di esportare prodotti indispensabili all'attività di comparti di carattere strategico. Un provvedimento da accompagnare eventualmente all'applicazione di dazi alle esportazioni, sempre con l'obiettivo di evitare la fuoriuscita di prodotti essenziali all'attività del sistema italiano. Il ministro ha spiegato anche che è in corso la ricerca di fornitori di materie prime alternativi a Russia e Ucraina. In prospettiva si sta poi lavorando all’ipotesi di estendere il sistema di stoccaggio, attualmente previsto per le fonti energetiche, anche ad altri beni da considerare essenziali in modo da cautelarsi di fronte alla loro penuria o al rischio di forti aumenti dei prezzi, anche dovuti alla speculazione.

Tutte misure che richiederanno presumibilmente un certo tempo di implementazione, mentre la situazione di alcuni comparti è già molto grave. Come l’agricoltura, per la quale il ministro Stefano Patuanelli ha invocato l’istituzione di un regime di provvedimenti straordinari sul modello di quelli adottati per l’emergenza covid, per “autorizzare aiuti di Stato in deroga (ovvero, prorogare il regime Covid ampliando i massimali previsti) e attivare un programma straordinario di ristrutturazione del debito delle imprese agricole in deroga alle norme sugli aiuti di Stato".

Per Patuanelli l’aumento generalizzato dei costi delle materie prime e dell’energia "sta progressivamente erodendo la redditività dell'attività economica: il settore agroalimentare non riesce più a redistribuire gli aumenti lungo la filiera produttiva" e per questo è necessario “avviare con urgenza un confronto in ambito europeo finalizzato ad affrontare, oltre alla creazione di un Energy Recovery Fund, il riorientamento della Pac (politica agricola comune, ndr) e la deroga sulla disciplina degli aiuti di Stato per l'agroalimentare".

Anche su questo i tempi non sembrano brevi, e nel frattempo bisogna trovare altre soluzioni. Come la diversificazione delle importazioni: tra i nostri fornitori, ha ricordato Patuanelli, “nel 2021 l’Ucraina ha fornito il 3% delle importazioni di frumento tenero e il 13% di mais mentre la quota dell'Ungheria – che pochi giorni fa ha annunciato forti restrizioni all’export dei due cereali - è rispettivamente, del 23% e del 32%”. La situazione implica la necessità di ricorrere in primo luogo ad altri Paesi europei, come ad esempio Francia e Germania per quanto riguarda il grano tenero, mentre altre diversificazioni verranno effettuate su mais, olio di girasole e fertilizzanti.

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Chiara Merico