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(Ansa)
Politica

«Chi va contro il voto su Rousseau si deve dimettere»

Massimo Castaldo (M5S) conferma la profonda crisi interna al Movimento ma non fa alcuna concessione ai dissidenti

Il voto sulla piattaforma Rousseau per la nascita del Governo Draghi ha spaccato in due il Movimento 5 Stelle (i Sì sono stati 44.177 59.3% mentre i No 30.360 40.7%). Una percentuale quella del No che potrebbe aumentare soprattutto dopo la scelta del nuovo esecutivo Draghi che vede i Ministri Grillini passare da 11 a 4 e il cambio del nome del Ministero dell'Ambiente con quello di Transizione Ecologica. In questo clima di incertezza e delusione molti eletti voteranno No alla fiducia del nuovo esecutivo andando contro l'indicazione della piattaforma Rousseau.
«Se qualcuno legittimamente ritiene di non poter moralmente adempiere a tale dovere può, altrettanto legittimamente, decidere di dimettersi: qualsiasi altra condotta è inaccettabile» afferma il vice presidente del Parlamento Europeo Fabio Massimo Castaldo che ha votato Si al Governo Draghi

Cosa ne pensa del risultato della votazione sulla piattaforma Rousseau? Lei cosa ha votato?

«L'affluenza record a questa votazione ha dimostrato che la democrazia partecipativa resta un pilastro portante del metodo 5 stelle. Mi sono battuto strenuamente per avere questo voto e i fatti mi hanno dato ragione. Per quanto riguarda il merito, pur avendo come tanti di noi molti dubbi, e ribadisco in proposito l'opportunità di un accordo di governo scritto, così come la necessità di maggiore chiarezza sulla composizione della squadra di governo, ho votato sì, soprattutto come atto di fiducia nei confronti della visione e del lavoro negoziale di Beppe Grillo, che ha dimostrato una volta di più di essere non solo un garante ma una guida per tutti noi. Ora ci aspettiamo che il Movimento, prima forza politica in Parlamento, e le sue battaglie vengano rispettati come tali: se così non dovesse essere, ne trarremo le dovute conclusioni».

La scelta di Alessandro Di Battista di lasciare il Movimento 5 stelle dopo il Si era prevedibile. Che opinione ha a riguardo?

«Alessandro è un mio caro amico, ci conosciamo da quasi 10 anni di costante attivismo sui territori. Rispetto la sua scelta ma nutro la speranza che, in un futuro non troppo lontano, possa riconsiderarla: c'è bisogno di tante sensibilità per crescere, lui ha dato tanto al Movimento che è e resta anche la sua casa».

Sono diversi gli eletti che voteranno comunque No alla fiducia a Draghi andando contro le indicazioni della piattaforma. Saranno espulsi?

«I nostri attivisti hanno parlato e tutti hanno il dovere di rispettare le loro scelte, a prescindere dall'orientamento. Non si può predicare la democrazia partecipativa e poi rifiutarne gli esiti. Se qualcuno legittimamente ritiene di non poter moralmente adempiere a tale dovere può, altrettanto legittimamente, decidere di dimettersi: qualsiasi altra condotta è inaccettabile.Mi permetto però di esprimere un accorato appello all'unità: solo insieme possiamo essere determinanti nel pretendere il rispetto dei nostri temi e nel vigilare sull'operato di questo governo. Le divisioni non faranno altro che spianare la strada a quanti vorrebbero un Movimento debole e ininfluente. Forse ognuno dei nostri eletti, prima di agire, dovrebbe guardarsi con sincerità allo specchio e chiedersi, in coscienza, non cosa desidera ottenere dal Movimento, ma cosa vuole offrire al nostro progetto».

Quali sono le sue aspettative sul nuovo Governo?

«Non credo esistano esecutivi tecnici intesi come politicamente neutri, i governi sono tutti intrinsecamente politici perché esprimono delle priorità, al massimo possono essere composti da figure tecniche. Ritengo che un esecutivo nato in un momento storico così complesso e critico debba focalizzarsi su alcune priorità fondamentali, in primis sull'utilizzo del Recovery Fund, sulle riforme a esso collegate e sulla prosecuzione del piano vaccinale. Puntare in modo convinto sulla transizione energetica, su una vera riconciliazione tra economia ed ecologia è da sempre uno dei perni della nostra visione: le riflessioni di Beppe Grillo sono state chiare nel sottolinearlo e io le condivido pienamente. Certo, servono impegni chiari anche su altre tematiche, a partire dalla difesa della legalità che per noi è irrinunciabile. Per evitare tensioni e pericolose incomprensioni, a mio avviso, sarebbe importante mettere nero su bianco i punti programmatici, in modo chiaro e trasparente, ma soprattutto vincolante per tutte le forze politiche. Che si chiami accordo alla tedesca o contratto di governo poco importa: l'importante è che tutti siano chiamati a risponderne. Dopo l'esperienza dei tradimenti a fini opportunistici di Salvini e Renzi, mi sembra una garanzia doverosa per evitare pericolose reiterazioni».

Il senatore dei 5 stelle Dessì ha scritto un post molto critico sul voto di fiducia a Mario Draghi perché si sente preso in giro. Come lo commenta?

«Emanuele Dessì è un mio caro amico nonché un senatore di grandi capacità, con una importante storia di attivismo politico nel Movimento alle spalle. Quando una persona che ha dato così tanto al nostro progetto sente l'esigenza di esprimere una sua considerazione deve essere pienamente rispettata da tutti. Le critiche mosse da chi crede in una causa, anche quelle aspre, servono a crescere. Viviamo un momento delicatissimo: il modo in cui sapremo difendere e al contempo anche rinnovare le nostre priorità programmatiche, il nostro approccio metodologico alla politica determinerà anche il futuro del Movimento 5 Stelle negli anni a venire. Personalmente, durante gli Stati Generali ho avanzato diverse proposte costruttive per rilanciare l'efficacia dell'azione del Movimento e dotare i nostri gruppi territoriali di maggiori strumenti, compiendo un ulteriore passo in avanti. Questa incomprensibile crisi di governo ha sospeso il nostro importante processo di riorganizzazione: ora ogni energia deve essere profusa per le priorità del Paese, ma non appena possibile dovremo continuare anche il nostro percorso interno».

L'Europa come guarda la crisi di Governo Italiana?

«Con grande preoccupazione. Aver ottenuto uno strumento come il Recovery Fund ha un significato politico enorme: dopo anni di battaglie abbiamo ottenuto la prima forma di condivisione del rischio, di emissione di debito comune europeo, dopo che la pandemia e la conseguente crisi economica e sociale avevano messo a nudo le insostenibili contraddizioni di una governance economica e monetaria ancora troppo ancorata sull'austerity. Non deve essere il punto d'arrivo ma piuttosto quello di partenza: il meccanismo, nato come una tantum, deve essere trasformato in strutturale, in un vero debito comune in grado di finanziare programmi europei veramente all'altezza delle sfide globali che dobbiamo fronteggiare, dalla lotta ai cambiamenti climatici alla rivoluzione digitale, dall'aumento delle diseguaglianze al crescente invecchiamento della popolazione europea. Ma se il principale beneficiario di questa misura, ovvero l'Italia, dovesse non essere in grado di impiegare efficacemente e tempestivamente queste risorse, tale fallimento diverrebbe il migliore argomento, per il fronte dei Paesi frugali, per rimettere in discussione questa impostazione genuinamente comunitaria. Sarebbe una sconfitta tremenda non solo per il nostro Paese, ma per tutti coloro che credono in una Europa veramente unita, solidale e giusta».

Sotto quale veste l'ex premier Giuseppe Conte potrebbe tornare in politica con il movimento 5 stelle?

«Il Presidente Conte ha dimostrato in questi anni di Governo, di fronte alla peggiore crisi degli ultimi 100 anni, di essere un premier competente, autorevole e carismatico: il suo desiderio di avere un rapporto più organico con il nostro Movimento è una scelta che saluto con grande favore. Ha inoltre dichiarato di voler lavorare a un'alleanza per lo sviluppo sostenibile che coinvolga PD e LeU, volendo continuare a svolgere un ruolo di federatore di tale prospettiva, una proposta che dovrà essere attentamente approfondita. Lasciamo in primis scegliere a lui il grado di coinvolgimento nella vita del Movimento che reputa più congeniale a questo obiettivo: il suo apporto è un grande valore aggiunto».

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