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(Ansa)
Politica

I problemi a livello internazionale dai nuovi audio «pro Putin» di Berlusconi

Sono stati diffusi nuovi stralci dei discorsi del leader di Forza Italia in cui di fatto si schiera accanto a Putin e contro Zelensky. E scoppiano le polemiche in Italia ed all'estero. Meloni: «O un governo pro Nato o niente governo». Berlusconi in serata: «Io atlantista»

Saranno pure opinioni personali estorte da un incontro riservatissimo. Ma le frasi pronunciate da Silvio Berlusconi – che vengono fatte uscire a singhiozzo in queste ore convulse dall’Agenzia Lapresse – creeranno inevitabilmente un incidente politico nazionale ed internazionale, giusto a poche ore dall’incarico che il presidente della Repubblica dovrebbe conferire a Giorgia Meloni per la formazione di un governo di centrodestra.

Anche perché gli audio di quei commenti sono arrivati alla stampa grazie a un parlamentare luciferino, che - vuoi per ragioni personali o perché è in realtà un guastatore doppiogiochista – ha prima registrato e poi girato quel nastro scottante alla stampa, dove il leader di Forza Italia discetta di politica estera e offre la sua visione agli accoliti forzisti, tendendo a giustificare Vladimir Putin praticamente in ogni passaggio della storia recente e attaccando il presidente ucraino («Zelensky? Lasciamo perdere...» seguito dagli applausi e dalle risatine dei presenti)

Il punto più scivoloso, su cui si crogiolano i cronisti politici, attiene all’infelice commento relativo al fatto che l’Ucraina abbia «buttato al diavolo» il trattato di Minsk per porre fine alla guerra nell’Ucraina orientale, e che un anno dopo abbia cominciato «ad attaccare le frontiere delle due repubbliche del Donbass», triplicando le operazioni belliche.

Come se non bastasse, Berlusconi rincara la dose, affibbiando al presidente russo addirittura un apostolato salvifico: «Vladimir non sappiamo che fare, difendici tu» avrebbero pigolato i presidenti delle Repubbliche del Donbass di fronte al titolare del Cremlino, secondo Berlusconi. Al che, Putin avrebbe risposto a quell’appello accorato, e si sarebbe deciso a «inventare l’operazione speciale», che poi altro non è se non l’invasione dell’Ucraina.

Ecco perché, secondo il capo forzista, Putin in fondo «è una persona per bene», com’ebbe a dire già qualche tempo fa davanti a un compunto Bruno Vespa nel salotto di Porta a Porta. Mentre sul leader ucraino l’opinione di Berlusconi non è delle migliori: «Zelensky secondo me... lasciamo perdere, non posso dirlo...». Almeno su un fatto, però, l’ex premier ha completamente ragione: «Io non vedo come possano mettersi a un tavolo di mediazione Putin e Zelensky. Perché non c'è nessun modo possibile».

Ora, di là dalla disamina geopolitica, dalle strumentalizzazioni e dalle facili ironie sul senatore Berlusconi, il fatto che il fondatore del centrodestra assuma una posizione non in sintonia (per usare un eufemismo) con quella che sappiamo essere quella ufficiale – in ordine: di Washington, dell’Unione Europea, del Partito Popolare Europeo, della presidenza della Repubblica, del governo italiano, del partito di maggioranza Fratelli d’Italia, eccetera – è piuttosto grave, soprattutto per le conseguenze internazionali.

Giorgia Meloni si sente giustamente sotto ricatto e per questo ha diramato una nota in cui lascia spazio zero ai dubbi, arrivando persino a ipotizzare di far saltare tutto: «"Su una cosa sono stata, sono, e sarò sempre chiara. Intendo guidare un governo con una linea di politica estera chiara e inequivocabile. L'Italia è a pieno titolo, e a testa alta, parte dell'Europa e dell'Alleanza atlantica. Chi non fosse d'accordo con questo caposaldo non potrà far parte del governo, a costo di non fare il governo". L'Italia con noi al governo non sarà mai l'anello debole dell'occidente, la nazione inaffidabile tanto cara a molti nostri detrattori. Rilancerà la sua credibilità e difenderà così i suoi interessi. Su questo chiederò chiarezza a tutti i ministri di un eventuale governo. La prima regola di un governo politico che ha un forte mandato dagli italiani è rispettare il programma che i cittadini hanno votato». Insomma, tutto rimesso in gioco per la terza volta in tre giorni, anche se la sensazione è che alla fine l'accordo si farà, non fosse altro per mancanza di alternative.

Dunque, non saranno certo le parole di Berlusconi a minare la nascita del governo o ad allontanare Roma dalla fedeltà all’Alleanza Atlantica e dal sostegno all’Ucraina. Semmai saranno i singoli parlamentari un minuto dopo che il governo sarà nato a dar vita a quelle bagarre, ribaltoni, fughe verso i gruppi misti, che hanno caratterizzato da sempre la vita parlamentare in quel di Montecitorio (e c’è, da giurarci, ancor prima accadeva a Palazzo Carignano a Torino e a Palazzo Vecchio a Firenze).

In tutto questo, immediate, sono arrivate sull'Italia le reazioni estere, poco piacevoli. Non è un caso che domani Antonio Tajani (che forse si sta giocando quella che sembrava una certa nomina al Ministero degli Esteri e non a caso con un tweet si è subito schierato a fianco di Zelensky) andrà a Bruxelles per spiegare ai colleghi del Partito Popolare Europeo che la posizione anche di Forza Italia è filo-atlantista e pro Ucraina, come dimostrato dai voti di Forza Italia a fianco e sempre favorevoli alle decisioni del Governo di Mario Draghi. Diversi paesi e cancellerie comunque hanno già colto la palla al balzo per gettare scredito e dubbi sul Governo Meloni, non ancora nato.

Difficoltà internazionali e difficoltà interne. Il tutto con sempre meno tempo a disposizione, per Giorgia Meloni e non solo per lei.

Ps. Poco fa Silvio Berlusconi ha condiviso una nota:

In 28 anni di vita politica la scelta atlantica, l’europeismo, il riferimento costante all’Occidente come sistema di valori e di alleanze fra Paesi liberi e democratici sono stati alla base del mio impegno di leader politico e di uomo di governo. Come ho spiegato al Congresso degli Stati Uniti, l’amicizia e la gratitudine verso quel Paese fanno parte dei valori ai quali fin da ragazzo sono stato educato da mio padre. Nessuno, sottolineo nessuno, può permettersi di mettere in discussione questo. Non può certamente permettersi di farlo la sinistra, che tante volte è stata dalla parte sbagliata della storia. Tantomeno la sinistra del Partito Democratico, che anche alle ultime elezioni, meno di un mese fa, era alleata con i nemici della NATO e dell’Occidente. Tutto questo però non esisterebbe, se non vi fosse in Italia la pessima abitudine di trasformare la discussione politica in pettegolezzo, utilizzando frasi rubate registrate di nascosto, e appunti fotografati con il teleobbiettivo, con un metodo non solo sleale ma intimidatorio. Un metodo soprattutto che porta a stravolgere e addirittura a rovesciare il mio pensiero, usando a piacimento brandelli di conversazioni, attribuendomi opinioni che stavo semplicemente riferendo, dando a frasi discorsive un significato del tutto diverso da quello reale. La colpa non è degli organi di informazione, ovviamente costretti a diffondere queste notizie, è di chi usa questi metodi di dossieraggio indegni di un Paese civile. Senza questo, non sarebbe necessario ribadire l’ovvio. La mia posizione personale e quella di Forza Italia non si discostano da quella del Governo Italiano, dell’Unione Europea, dell’Alleanza Atlantica né sulla crisi Ucraina, né sugli altri grandi temi della politica internazionale. Lo abbiamo dimostrato in decine di dichiarazioni ufficiali, di atti parlamentari, di voti alle Camere. Interrogarsi sulle cause del comportamento russo, come stavo facendo, ed auspicare una soluzione diplomatica il più rapida possibile, con l’intervento forte e congiunto degli Stati Uniti e della Repubblica cinese, non sono atti in contraddizione con la solidarietà occidentale e il sostegno al popolo ucraino. Del resto alla pace non si potrà giungere se i diritti dell’Ucraina non saranno adeguatamente tutelati.

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Luciano Tirinnanzi