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La politica scopre l'incongruenza delle alleanze locali e per le amministrative 2022 apre a nuovi accordi

Le coalizioni in frantumi sono però ancora attive in Regioni e grandi città tra mugugni e rischi di rotture violente. Così c'è chi in vista delle prossime elezioni locali pensa ad alleanza nuove. Come in Sicilia, dove Forza Italia incontra il Pd

La situazione politica si fa via sempre più ingarbugliata con il passare dei giorni. e per un semplice motivo: i vari partiti che hanno dichiarato morte le loro vecchie alleanze e quindi stanno lavorando a soluzioni nuove o a vecchi accordi rivisti per le elezioni politiche 2022 si sono ricordati che con quelle alleanza morte, sciolte, distrutte, inaffidabili e quello che volete governano regioni, province, i municipi di grandi città. Hanno così capito che è difficile litigare ed attaccarsi in maniera diretta a Roma dentro e fuori dal Parlamento ma poi sedersi attorno al tavolo nella giunta regionale della Liguria a Genova.

Un esempio quello della città della lanterna non scelto a caso per spiegare questa evidente incongruenza. Proprio in Liguria infatti lo strappo più profondo all’interno del centrodestra proprio per la posizione di Giovanni Toti, governatore, leader di Cambiamo partito che sta dichiaratamente guardando verso il progetto del nuovo soggetto di Centro che dovrebbe partire da Forza Italia per chiudersi a sinistra con Renzi e i fedeli di Di Maio dentro il Movimento 5 Stelle.

Toti ed i suoi, tra l’altro, vengono indicati da molti tra i cosiddetti franchi tiratori contro la Casellati nella cui conta durante le votazioni per la presidenza della Repubblica sono andati persi circa 70 voti della sua stessa coalizione.

Anche per questo fin da subito c’era chi, all’interno della Lega, voleva la rottura totale in Liguria con possibile caduta della maggioranza e ricorso ad elezioni amministrative anticipate. Possibilità a cui Matteo Salvini ha sempre posto il suo veto ma questo di sicuro non basta a nascondere e fermare le polemiche.

Ma il caos dalla Liguria è arrivato fino in Sicilia. Qui a far discutere gli incontri tra il coordinatore regionale di Forza Italia, Gianfranco Micciché con il segretario regionale del Partito Democratico, Anthony Barbagallo. Incontro durante il quale si è parlato per stessa ammissione dei due partecipanti delle vicine elezioni amministrative sia regionali che quelle comunali per Palermo. Da questo punto di vista le parole di Micciché lasciano poco spazio alle interpretazioni: «Io sono per il centrodestra che unito vincerebbe a mani basse ma non posso non prendere atto che Fratelli d’Italia si è sfilata e le elezioni sono alle porte. Serve un piano B ed il Governo Draghi, con la sua maggioranza, è un punto di riferimento». ecco, Draghi.

Sono sempre più numerosi i parlamentari che vedono per il 2023 un esecutivo Draghi bis. Questo perché che si vada con questa legge elettorale o con una nuova proporzionale, è praticamente impossibile arrivare ad un vincitore certo. Così motivandolo con il l’urgenza del Pnrr che nella prossima legislatura andrà a compimento e con altre emergenze nazionali ecco che un secondo mandato per l’attuale premier sembra un ipotesi tutt’altro che remota.

Non va poi dimenticato in tutto questo caos che Beppe Grillo è a Roma per cercare di salvare quello che resta da salvare del Movimento 5 Stelle dopo la decisione del Tribunale di Napoli che ha sospeso il mandato di capo politico di Giuseppe Conte. L’ex presidente del consiglio appare sempre più in difficoltà tanto che alcuni grillini non nascondono l’ipotesi che possa arrivare addirittura allo strappo personale non solo con Di Maio (quello ormai è acclarato ed irreparabile) ma persino con Beppe Grillo, tornando alla sua professione pre 2018.

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Andrea Soglio