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Ansa
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La «sconfitta» della Pilato diventerà un successo

Criticare una 16enne che ha fallito l'obiettivo olimpico è sbagliato. Dalla sconfitta si può imparare e crescere come atleta e come persona (lo garantisce un esperto della mente dei campioni)

Il fallimento di Benedetta Pilato, la stellina del nuoto italiano andata a fondo nella prima Olimpiade della sua vita? Non importa. O, meglio, potrà essere benzina per il resto della carriera della ranista tarantina, 16 anni compiuti a gennaio, primatista mondiale nei 50 metri e squalificata nella batteria di Tokyo dei 100. "Si migliora anche nelle sconfitte e lei torna dai Giochi più ricca rispetto a quando è partita" spiega Stefano Tirelli, docente di Tecniche complementari sportive presso l'Università Cattolica di Milano, preparatore fisico e mentale che ha lavorato e lavora con campioni di tutti gli sport.

Stefano Tirelli, perché Benedetta Pilato ha sbagliato così clamorosamente il suo approccio con la prima Olimpiade della vita?

"Mi fa riflettere quello che ha raccontato lei stessa dopo la squalifica in batteria. Ha detto che si sentiva sin troppo tranquilla il giorno della gara, trascorsi alcuni giorni d'ansia. Generalmente non è mai positivo essere troppo sereni prima di un evento unico come può essere un'Olimpiade. E' uno stato che ha un nome preciso: arousal".

Cosa significa?

"E' il livello ottimale di ansia che un atleta deve raggiungere trovando il giusto equilibrio tra il timore di non essere in grado di fare la giusta performance e la capacità di controllarla che si raggiunge attraverso l'allenamento".

Benedetta non c'è riuscita

"Per come è andata no. Questo livello d'ansia a volte non c'è ed è un problema, in altre è eccessivo e allo stesso modo non va bene e incide negativamente sulla prestazione".

E' arrivata a Tokyo senza il suo allenatore per una questione formale di patentino. Può essere stato un problema?

"Non si è sentita supportata nel momento della prova e si è trovata così giovane in una competizione massimale come i Giochi. Una situazione che evidentemente non ha saputo gestire. Poi se vogliamo possiamo discutere il fatto che per un problema formale di assenza di patentino non ci sia la possibilità di essere presente per il tecnico che ha portato alle Olimpiadi un'atleta. Forse in qualche circostanza dovrebbe esserci l'eccezione per merito".

Come va giudicata la reazione che ha avuto a caldo e nelle ore successive la squalifica?

"Mi è piaciuta molto e mi ha dato l'idea di essere una persona con grande capacità reattiva. E' una cosa importante: meglio arrabbiarsi per un fallimento che deprimersi. Averla vista così mi fa sperare e va sempre ricordato che avrà mille chance di recuperare".

Su cosa deve focalizzarsi per metabolizzare la sconfitta?

"Deve capire che raggiungere un obiettivo sportivo è importante, ma quello che conta ancora di più è il processo compiuto per arrivarci. Deve sapere che quello che ha creato dal primo giorno di allenamento fino alla batteria nella piscina di Tokyo non glielo toglierà nessuno e servirà per darsi un nuovo obiettivo. In fondo l'obiettivo è solo il gancio cui attaccare il cammino quotidiano di crescita".

"A 16 anni non si perde, si impara": è una frase priva di senso?,

"Certamente no. Non solo si impara, ma si migliora nelle sconfitte. Quello che Benedetta sta vivendo fa parte del pacchetto 'esperienze della vita' ed è parte del processo di crescita. La Pilato torna da Tokyo più ricca rispetto a quando è partita e deve essere consapevole di questo".

Può essere stata caricata di troppe aspettative prima di questa Olimpiade?

"Il peso della notorietà può essere eccessivo da sopportare quando si è così giovani. Sono certo che lei sia stata aiutata dall'entourage e da chi le è stato intorno e che tutti abbiano cercato di proteggerla, ma la pressione può essere insostenibile e l'unica strada per imparare a reggerla è l'esperienza che si accumula col passare del tempo".

Subito in piscina adesso o meglio un momento di riflessione?

"Subito in piscina, non c'è dubbio. Non c'è tempo per riflettere quando si è così giovani, si è istintivi e dinamici più che riflessivi. Più avanti imparerà anche a gestire questa carica, ma ora non è il momento. Fosse stata in grado di farlo arrivo a dire che sarebbe stata aliena e non umana".

L'ultimo consiglio?

"Circondarsi di persone piene di entusiasmo e positive. E' una formula vincente. Persone dotate di una forza interiore che possa contaminare positivamente anche lei e spingerla subito a darsi un nuovo obiettivo".

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Giovanni Capuano