Perché lo Ior ha licenziato il suo direttore generale aggiunto
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Perché lo Ior ha licenziato il suo direttore generale aggiunto

Scortato fuori dalla Santa Sede, Giulio Mattietti è stato accusato di aver "tradito la fiducia del Papa approfittando del proprio ruolo" nell'Istituto

“Ha tradito la fiducia del Papa approfittando del suo ruolo ai vertici dello Ior e per questo è stato licenziato in tronco”. Non c'è pace per la l'Istituto per le Opere di Religione (Ior), la banca vaticana, e per le turbolente finanze della Santa Sede. Il “traditore” di cui si parla Oltretevere è Giulio Mattietti, ex direttore generale aggiunto dello Ior, messo letteralmente fuori dalle Sacre mura vaticane da una pattuglia di Guardie Svizzere che, su ordine tassativo “superiore”, lo hanno allontanato mentre era al lavoro nel suo ufficio. Un gesto a dir poco clamoroso che – stando almeno alla moderna storia vaticana – non ha precedenti.

Mai accaduto prima

Negli ultimi pontificati non si era mai verificato niente di simile, senza andare troppo lontano, a partire da Pio XII fino a papa Francesco, passando per Paolo VI, Giovanni Paolo I (che è bene ricordarlo tra i primi interventi pianificati durante i suoi 33 giorni di regno c'era, non a caso, l'eliminazione dello Ior all'interno del Vaticano per collocarlo in territorio italiano e sottoporlo alle leggi di controllo della Banca d'Italia), Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. 

I casi precedenti

È pur vero che nei mesi passati ci sono stati licenziamenti altrettanto clamorosi come la recente rimozione del revisore generale Libero Milone, preceduti da analoghi provvedimenti per altri alti dirigenti Ior. Come pure la “diplomatica” rimozione dell'ex super ministro delle Finanze, il cardinale australiano George Pell, da qualche mese “autorizzato” dal papa a rientrare in patria per difendersi in tribunale da presunte accuse di coperture di preti pedofili. Senza dimenticare le sentenze emesse dal Tribunale vaticano in due distinti processi nell'ambito della fuga di documenti per i quali sono stati condannati l'ex cameriere di Benedetto XVI (poi perdonato a riammesso a lavorare nella basilica di San Paolo fuori le mura) e due ex membri della Commissione varata da papa Bergoglio per studiare tempi e modi di riformare le finanze vaticane.

Quali altre teste potrebbero cadere

Ma mai un alto dirigente Ior era stato bloccato nel suo ufficio e portato dalle Guardie Svizzere fuori dal Vaticano. Giulio Mattietti, stando a quanto si apprende in Curia, ha subito quest'onta il 27 novembre, quando ha dovuto lasciare in fretta e furia il suo posto di lavoro allo Ior, nel Torrione presso l'ingresso di S.Anna, e accompagnato da una scorta è stato portato fuori dalla Santa Sede e lasciato nei pressi di piazza Risorgimento.

“Se hanno fatto questo vuol dire che c'erano seri pericoli di inquinamento e che gli investigatori, vale a dire gli agenti della Gendarmeria pontificia, dovevano mettere mano a documenti riservati che Mattietti avrebbe potuto far sparire”, spiegano alla Penitenzeria apostolica, il dicastero che sovrintende ai grandi peccati commessi contro la persona del Papa.

Le stesse voci temono che altre teste “importanti” potrebbero cadere perchè le inchieste in corso attualmente Oltretetevere, su precisa richiesta del Papa, riguardano vicende “poco chiare” in materia di gestioni finanziarie e persino di presunti casi di mazzette e bustarelle. Nel caso di  Mattietti, si fa notare ancora in Vaticano, è risaputo che tra lui è il direttore generale Gian Franco Mammì non è mai corso buon sangue. La notizia è stata data ieri, quasi tre giorni dopo il licenziamento del direttore generale aggiunto, mentre papa Francesco è impegnato nel viaggio in Myanmar e in Bangladesh. La vicedirettrice della Sala Stampa, Paloma Garcia Ovejero, in uno scarno comunicato si è limitata a rendere noto che "Giulio Mattietti, aggiunto del Direttore Generale dell'Istituto per le Opere di Religione, ha cessato il suo servizio lunedì 27 novembre" . Senza aggiungere nient'altro.

Effetto domino sugli uomini del Cardinale Pell


Mattietti era stato nominato nel novembre 2015 insieme al direttore generale Mammì, dopo una carriere iniziata all'interno dello Ior. Della decisione non si conoscono i motivi ufficiali, ma ci sarebbe stato anche un altro analogo provvedimento a carico di un dipendente dell'istituto bancario.

Traballerebbe anche la poltrona di Jean-Baptiste de Franssu, il presidente Ior, che dovrebbe lasciare come effetto domino che si starebbe abbattendo su tutti gli uomini nominati dal cardinale Pell.

"San Pietro non aveva una banca", disse Papa Francesco appena eletto, svelando la possibilità per il Vaticano di fare a meno dello Ior, secondo l'originario progetto abbozzato da papa Luciani. È un fatto, comunque, che prima del brusco licenziamento di Mattietti, analoga sorte è toccata all'ex presidente Angelo Caloia e il suo direttore generale Lelio Scaletti; per non chiare operazioni finanziarie sono stati denunciati e allontanati il direttore generale Paolo Cipriani con il suo vice Massimiliano Tulli, recentemente condannati in Italia per violazione delle norme antiriciclaggio, e sono stati fatti dimettere due presidenti, l'economista Ettore Gotti Tedeschi (ma in seguito assolto dal tribunale italiano per non aver commesso il fatto) e l'armatore Ernest von Freyberg.

Il 19 giugno scorso fece inoltre molto rumore il licenziamento del revisore generale Libero Milone che, in una intervista successiva accusò: "Non mi sono dimesso volontariamente, sono stato costretto”, rivelando che era stato l'arcivescovo Giovanni Angelo Becciu, sostituto alla segreteria di Stato, a comunicargli che il rapporto di fiducia col Papa si era incrinato e che "il Santo Padre chiedeva le mie dimissioni. Ne domandai i motivi, e me ne fornì alcuni che mi parvero incredibili. Risposi che le accuse erano false e costruite per ingannare sia lui che Francesco".

Niente da fare, “la fiducia del Papa è stata tradita”, la risposta delle autorità vaticane. La stessa accusa formulata ora per l'ex direttore generale Ior Mattietti. Ma i “traditori”, avvertono alla Penitenzieria, non sono finiti. E sono in tanti Oltretevere a non dormire sonni tranquilli.

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Orazio La Rocca