Penati e la salvifica prescrizione "non voluta"
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Penati e la salvifica prescrizione "non voluta"

L'ex sindaco di Sesto vede annullare il processo a Monza per concussione. Eppure aveva promesso di voler arrivare comunque alla sentenza

"Si deve pertanto rigettare la richiesta del ricorrente contro la prescrizione del reato di concussione", dichiarata dal Tribunale di Monza il 22 maggio 2013. È finita così, più che ingloriosamente, una delle vicende processuali (ma anche politiche) di Filippo Penati, ex sindaco pd di Sesto San Giovanni dal 1994 al 2001 e poi presidente della Provincia di Milano, imputato a Monza per presunte tangenti incassate su una serie di permessi edilizi che avevano avviato la riqualificazione delle aree industriali ex Falck e Marelli.

Ieri la Cassazione ha infatti deciso di respingere una tardiva richiesta della difesa di Penati, il quale aveva deciso di non avvalersi della prescrizione soltanto quando ormai i termini per farlo erano clamorosamente scaduti. Quasi un anno fa, proprio nell’udienza in cui l’imputato avrebbe dovuto personalmente fare istanza al tribunale di andare avanti con il processo (una posizione di grande trasparenza e dignità, che Penati aveva più volte dichiarato pubblicamente di volere fare sua), l’ex sindaco improvvisamente non si era presentato in aula.

Quel giorno, con qualche imbarazzo, il suo avvocato Matteo Calori lo aveva cercato a lungo sul cellulare, quando i giudici avevano posto la questione se allora il suo cliente volesse effettivamente rinunciare alla prescrizione: il collegamento telefonico purtroppo non era stato possibile. Perché Penati non rispondeva, poi la linea cadeva…

La decisione di rinunciare alla prescrizione era stata annunciata già durante le indagini preliminari da parte di Penati, ma non era mai stata formalizzata.

Per questo, anche se pochi minuti dopo la sentenza monzese, lo stesso Penati aveva anticipato la sua volontà di presentare ricorso alla Suprema corte ("la prescrizione è stata chiesta dai pm e non da me", aveva detto), non erano mancate le critiche: i suoi detrattori avevano avuto agio di ipotizzare che in realtà l’imputato, grazie a una provvidenziale assenza, avesse allontanato da sé la scomoda decisione "Anche nel momento clou, quando si doveva dichiarare cosa manifestare al tribunale, la difesa non ha espresso la sua decisione", ha ricordato ieri Luigi Volpe, il procuratore generale della Cassazione, chiedendo alla suprema corte di fare cadere la mannaia della prescrizione sul procedimento. Com'è stato, inevitabilmente, e malgrado tutte le promesse.

Contro Penati, però, un altro filone dell'inchiesta resiste a Milano: è imputato corruzione sull’affare della compravendita di quote dell’autostrada Milano-Serravalle e per violazione della legge sul finanziamento dei partiti, in procedimenti per i quali continuerà a essere processato almeno fino al 2016-2017. Vedremo se anche qui interverrà la prescrizione, e come si comporterà l'imputato.

Dopo la sentenza della Cassazione, Penati ieri è apparso dispiaciuto: "Celebrare il processo” ha dichiarato “mi avrebbe consentito di difendermi e dimostrare la mia innocenza. Contro di me ci sono solo menzogne, e io non intendo fermarmi”. L’ex sindaco ha anche voluto aggiungere: “Non rinuncio comunque a dimostrare la mia totale estraneità ai fatti che mi sono stati contestati. Ho dato incarico ai miei legali di promuovere in sede civile tutte le iniziative giudiziarie atte a ristabilire la verità dei fatti, a tutela della mia onorabilità, e citerò i miei accusatori per diffamazione". 

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Maurizio Tortorella

Maurizio Tortorella è vicedirettore del settimanale Panorama. Da inviato speciale, a partire dai primi anni Novanta ha seguito tutte le grandi inchieste di Mani pulite e i principali processi che ne sono derivati. Ha iniziato nel 1981 al Sole 24 Ore. È stato anche caporedattore centrale del settimanale Mondo Economico e del mensile Fortune Italia, nonché condirettore del settimanale Panorama Economy. Ha pubblicato L’ultimo dei Gucci, con Angelo Pergolini (Marco Tropea Editore, 1997, Mondadori, 2005), Rapita dalla Giustizia, con Angela Lucanto e Caterina Guarneri (Rizzoli, 2009), e La Gogna: come i processi mediatici hanno ucciso il garantismo in Italia (Boroli editore, 2011). Il suo accounto twitter è @mautortorella

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