E' bufera sul Pd a Torino
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E' bufera sul Pd a Torino

Il senatore Esposito attacca Vincenzo Iatì, neoeletto in un circolo cittadino: " Ha precedenti penali gravi"

Se fosse accaduto nel Pdl, Silvio Berlusconi sarebbe stato crocefisso ulteriormente. Ma è accaduto nel Pd, il partito definito non solo dal Cavaliere ma perfino in privato anche da parlamentari che Cav non hanno mai votato, «Partito di tasse e di manette».

Panorama è garantista con tutti. Ma è un fatto che il senatore torinese Pd Stefano Esposito, il senatore Pro-Tav, anzi No-No Tav si sia autosospeso dal partito, dall’incarico di vicepresidente della commissione Trasporti e da componente dell’Antimafia con una lettera a Guglielmo Epifani e a tutti i vertici del Pd: da quelli regionali a quelli parlamentari. E abbia richiamato il segretario pro tempore al rispetto delle ragioni «politiche, etiche, morali che stanno alla base del partito».

È accaduto che alle primarie per le elezioni dei circoli pd a Torino sia stato eletto nella storica e prestigiosa zona rossa «Barriera di Milano» il molto chiacchierato Vincenzo Iatì, sostenuto, denuncia Esposito, dai renziani.

Stando alla lettera dello stesso senatore a Epifani: «Iatì ha un passato con precedenti penali pesantissimi, come furto in appartamento, ricettazione, un arresto per maltrattamenti familiari». Di più. Denuncia Esposito: «Ma si è anche recentemente scoperto che Iatì fu collettore di voti contro il centrosinistra al Comune di Borgaro (Torino), attraverso un rapporto con un noto e pericoloso boss della ‘ndrangheta». Sarà la magistratura ad accertare. Esposito dice che «questa ultimo episodio è anche agli atti della commissione antimafia».

Ed Esposito, un ex migliorista del Pci, è esponente di prestigio del Pd in Piemonte e in Parlamento.

Ma c’è un episodio che le cronache sul caos pd torinese non registrano. Iatì già cacciato da un partito è entrato in un altro. Furono i Moderati di Giacomo Portas, alleati dal Pd, ad allontanarlo nel 2011, quando Iatì si presentò a Torino, a sostegno del candidato sindaco Piero Fassino e diventò consigliere circoscrizionale. Si mormora tra i Moderati che a loro quella new entry, dopo poche settimane,  non piacesse più  proprio per modi e atteggiamenti. Insomma, lo giudicarono una presenza non consona ad un Movimento (il 10 per cento a Torino, il terzo in Piemonte) di gente «con giacca e cravatta e scarpe lucidate e soprattutto con 9 lauree su 6, ovvero quanti sono i consiglieri dei Moderati a Torino, dove evidententemente qualcuno di loro e plurilaureato». Capogruppo, non a caso,  è Piera Levi Montalcini, nipote del Premio Nobel Rita.

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Paola Sacchi

Sono giornalista politico parlamentare di Panorama. Ho lavorato fino al 2000 al quotidiano «L'Unità», con la mansione di inviato speciale di politica parlamentare. Ho intervistato per le due testate i principali leader politici del centrodestra e del centrosinistra. Sono autrice dell'unica intervista finora concessa da Silvio Berlusconi a «l'Unità» e per «Panorama» di una delle prime esclusive a Umberto Bossi dopo la malattia. Tra gli statisti esteri: interviste all'ex presidente della Repubblica del Portogallo: Mario Soares e all'afghano Hamid Karzai. Panorama.it ha pubblicato un mio lungo colloquio dal titolo «Hammamet, l'ultima intervista a Craxi», sul tema della mancata unità tra Psi e Pci.

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