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Parigi: 5 anni fa l'attacco alla redazione di Charlie Hebdo. Storia e foto

L'assalto alla sede del settimanale satirico da parte di due giovani radicalizzati costò 12 morti. All'origine della strage le vignette su Maometto e la religione islamica

A Parigi erano le 11:30 del 7 gennaio 2015 quando due uomini armati facevano irruzione nella sede del settimanale satirico Charlie Hebdo al numero 10 di Rue Nicolas Appart, nel centralissimo XI Arrondissement, a poca distanza da Place la Bastille.

I due, dopo aver sbagliato indirizzo (erano entrati al civico n.6), irrompevano nel palazzo accanto con le armi automatiche pronte allo sparo. Chiedono informazioni ad un addetto alla manutenzione dello stabile, Frederic Boisseau, che viene ucciso subito dopo aver fornito le indicazioni. Saliti al secondo piano dove si trovava la sede del settimanale, i terroristi si fanno aprire la porta dalla vignettista Corinne Rey "Coco" (che sopravviverà) e aprono il fuoco sui primi redattori della testata: lo storico vignettista Wolinski e la guardia del corpo del direttore Frank Brinsolaro, che non ha il tempo di reagire. Quindi mossero verso la sala dove era in corso la riunione settimanale della redazione freddando il direttore Stéphane Charbonnier (in arte Charb) . Quindi la furia omicida si rovesciava contro gli altri giornalisti, in un assalto lungo circa 5 minuti. Sotto i colpi delle armi automatiche morivano Jean Cabut, Bernard Verlhac, Philippe Honorè, Elsa Cayat, Bernard Maris, Bernard Verlac "Tignous", Mustapha Ourrad, Michel Renaud. Altri 11 rimarranno feriti.

Chi riuscì a dileguarsi durante la strage si rifugiò sul tetto dell'edificio o sotto le scrivanie. Qualcuno era riuscito a chiamare la polizia, ma nonostante l'allarme i due jihadisti dal perfetto accento francese fuggivano a bordo di una Citroen C3 nera, dopo aver urlato ripetutamente "Allah Akhbar!".

Sul terreno rimanevano 12 morti. Una delle peggiori stragi di matrice islamica in Francia, che verrà purtroppo superata dai successivi massacri di Nizza (14 luglio 2016 - 86 morti) e da quelli di Parigi del 13 novembre 2015 (137 vittime).

La caccia all'uomo iniziò immediatamente, mentre i tre terroristi sequestravano una Renault Clio per proseguire la fuga in direzione Nord-Est verso Reims, dove le forze speciali avevano concentrato già le ricerche. Durante la fuga incrociarono una pattuglia della polizia contro la quale aprirono nuovamente il fuoco, uccidendo sul colpo l'agente Ahmed Merabet, di fede islamica.

I responsabili dell'attacco a Charlie Hebdo erano due fratelli franco-algerini Saïd e Chérif Kouachi, giovani radicalizzati nei primi anni 2000. I due fratelli Kouachi saranno localizzati il giorno seguente. Il 9 gennaio, dopo essersi barricati in una tipografia di Dammartin-en-Goële, piccolo centro dell'Ile de France a poca distanza dalla strage. Saranno uccisi dopo l'irruzione delle forze speciali nel pomeriggio dello stesso giorno.

All'assalto alla redazione di Charlie Hebdo si sovrapporrà l'8 gennaio 2015 un'altra strage, in qualche modo collegata alla prima. Un giovane francese originario del Mali, Amedy Coulibaly sparò deliberatamente contro una pattuglia della polizia intervenuta su un incidente stradale, uccidendo sul colpo l'agente Clarissa Jean-Philippe . Si scoprirà più tardi che Coulibaly e i fratelli Kouachi erano stati legati in passato per aver progettato assieme una serie di attentati in nome della Jihad. Come i due fratelli, Coulibaly si diede alla fuga barricandosi alla fine all'interno del supermercato "Hypercasher", gestito da personale di religione ebraica. Qui il terrorista (psichiatrico noto)  tenne in ostaggio 17 persone tra clienti e personale. Prima di essere ucciso durante l'irruzione delle forze dell'ordine riuscì a compiere una seconda strage, freddando 4 ostaggi tutti di religione ebraica.

La redazione di Charlie Hebdo (che riprenderà le pubblicazioni il 14 gennaio con una tiratura di 7 milioni di copie in 16 lingue) fu minacciata altre volte prima della strage a causa della satira sulla religione islamica apparsa sulle pagine del settimanale. Le minacce si erano moltiplicate dal 2006 quando Charlie Hebdo tradusse e pubblicò una serie di vignette satiriche su Maometto riprese dal quotidiano danese Jyllands-Posten in seguito alle quali il direttore Charbonnier era stato messo sotto scorta. Il 2 novembre 2011 all'indomani di una vignetta sulle elezioni in Tunisia vinte dai radicali islamici la sede di Charlie Hebdo fu devastata dalle bombe molotov. Da allora fu un escalation di pesanti minacce fino alla follia di quel 7 gennaio del 2015. 

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EPA/ANSA
I soccorsi poco dopo l'assalto alla redazione di Charlie Hebdo il 7 gennaio 2015

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Edoardo Frittoli