Paradossi afghani: soldi Nato ai talebani
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Paradossi afghani: soldi Nato ai talebani

Il Pakistan riapre il confine ma i convogli alleati arricchiscono i talebani

Dopo sette mesi il Pakistan ha firmato un accordo con gli Stati Uniti che permetterà ai convogli della Nato di transitare in territorio pachistano in entrata e in uscita dall'Afghanistan. L’accordo ha valore fino al 2015 e permetterà a Islamabad di incassare subito aiuti finanziari per 1,1 miliardi di dollari e agli alleati di utilizzare le strade e il porto pakistano di Karachi anche per il ritiro dei mezzi militari da Kabul seguendo un itinerario non privo di pericoli ma certo meno costoso rispetto al trasporto aereo o a quello ferroviario attraverso Russia e repubbliche asiatiche ex sovietiche.

Islamabad aveva accettato di riaprire le vie di collegamento lo scorso 3 luglio , dopo una sospensione di sette mesi per protesta contro un raid aereo Usa sul confine che nel novembre scorso aveva provocato la morte di 24 soldati pachistani. L'accordo specifica le strade che devono essere percorse dai convogli, e include una lista di diverse pagine di merci che non possono essere trasportate attraverso il Pakistan. Sarà comunque consentito il trasporto di mezzi e veicoli blindati privi di armamento mentre nei container saranno inseriti dei chip speciali per controllarli a distanza. Secondo Richard Hoagland, vice ambasciatore Usa a Islamabad, l'accordo rappresenta "la dimostrazione di una crescente trasparenza e apertura" tra i due governi. Il Pakistan ha tolto il blocco dopo che il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, si è scusata per i morti provocati dal raid aereo.

La ripresa dei convogli logistici della Nato attraverso il confine afghano-pakistano è stata accolta con sollievo anche dai talebani che, paradossalmente, incassano una parte cospicua del denaro necessario ad alimentare la guerriglia proprio dai rifornimenti destinati alle forze alleate.

Le compagnie di trasporto e sicurezza afghane e pakistane incaricate di procurare camion e scorte ai convogli pagano infatti mazzette ai signori della guerra locali e ai capi talebani per garantirsi una sorta di “diritto di passaggio” sulle strade ed evitare attacchi, imboscate e saccheggi. "Lo stop al trasporto di rifornimenti della Nato ci ha causato gravi problemi finanziari” ha detto uno dei due comandanti talebani intervistati a questo proposito dall’Associated Press .

In condizioni di anonimato entrambi hanno ammesso che buona parte dei fondi a loro disposizione giungono indirettamente dagli americani e un’inchiesta del Pentagono l’anno scorso valutò in 360 milioni di dollari il denaro finito nelle mani di talebani, criminali e signori della guerra affinché non attaccassero i convogli logistici. Cifra più che consistente per le esigenze degli insorti afghani che devono procurarsi armi e munizioni a bassa tecnologia e retribuire i combattenti.

Per restare in Afghanistan gli americani e la Nato devono quindi pagare la tangente ai talebani e questa è senza dubbio la più importante tra le tante contraddizioni del conflitto afghano.  

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Gianandrea Gaiani