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Lo scudetto di Armani

Dietro le quinte del 29° titolo italiano dell'Olimpia: la passione di Milano, gli investimenti del re della moda e il sogno di riportare le Scarpette Rosse sul tetto d'Europa

Si scrive Olimpia Milano, si legge Giorgio Armani. E non solo perché sulle casacche dei campioni d'Italia (per la 29° volta nella loro storia) il brand AX Armani Exchange Milano è in bella vista, molto più di uno sponsor per le Scarpette Rosse che il re della moda ha rilevato nel 2008, in uno dei momenti più bui della loro parabola, per riportarle a primeggiare in Italia. Difficilmente Milano sarebbe tornata a vincere in Italia senza Giorgio Armani, la cui era ha portato in dote all'Olimpia tante vittorie (4 scudetti soprattutto) e qualche rovinosa caduta. E difficilmente la Milano del basket sarebbe pronta a rilanciare con forza senza avere le spalle coperte dall'uomo che assiste in prima fila, a un metro dal campo, a praticamente tutte le partite che la sua squadra gioca al Forum.

Non è semplice quantificare quanto sia costata l'Olimpia ad Armani. Di certo le ultime stagioni sono state tutte all'insegna del passivo di bilancio: 6 milioni distribuiti dal 2019 al 2021 dopo una serie di utili iniziata nel 2013 che non deve, però, ingannare perché senza il brand Armani far tornare i conti sarebbe stato maledettamente più difficile. Non si tratta solo di una sponsorizzazione, l'Olimpia è un'azienda ad personam e il peso di Armani sul suo fatturato si aggira ormai stabilmente intorno al 40% che significa mettere ogni anno una quindicina di milioni per scrivere il proprio nome sulle magliette e su tutto il resto.

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Per questo Milano e il basket italiano devono molto a Re Giorgio. E a quelli come Massimo Zanetti, il patron della Segafredo e della Virtus Bologna che ha gettato il cuore oltre l'ostacolo per riportare le V nere nell'Europa che conta dopo aver vinto un anno fa lo scudetto e averlo perso ora in una serie di finale tiratissima e avvelenata da mille polemiche. Milano contro Bologna significa il ritorno tra i canestri del Belpaese di una rivalità come ai tempi di Milano contro Roma negli anni '80 o dei derby lombardi con protagoniste Cantù e Varese o, ancora di Basket City prima che la crisi spezzasse in due la città condannandola a una continua altalena tra inferno e paradiso.

In attesa che qualcosa si muove nella Capitale, rappresentano il gancio cui attaccarsi per provare a dare consistenza a tutto il movimento che sta lavorando sui diritti tv del prossimo triennio trovandosi al solito bivio: meglio prendere qualcosa (poco) e andare sulle tv a pagamento o rinunciare per avere maggiore visibilità e copertura mediatica? Detto che la bellissima finale tra Milano e Bologna, che ha portato nei due palazzetti oltre 60mila spettatori paganti ed entusiasti, in chiaro è stata relegata dalla Rai sul canale sport del digitale terrestre senza trovare spazio su Rai2 come avrebbe potuto.

A fine estate si ripartirà da qui. Milano contro Bologna, potenzialmente avversarie per 17 volte nella prossima stagione tra campionato, Eurolega, Coppa Italia e Supercoppa italiana, stagioni regolari e playoff; quasi un campionato nel campionato, confidando che qualcuno sia capace di dare almeno la sensazione di potersi inserire per impensierire le due big. La differenza a livello di budget è destinata, però, a crescere. Già quest'anno l'Armani ha contato su 30 milioni di euro per dare la scalata a scudetto ed Eurolega, il quarto-quinto budget a livello europeo e di gran lunga il primo in Italia. Ora gli obiettivi diventano due: la terza stella e arrivare finalmente a quel titolo che manca da 35 anni e che sarebbe per Giorgio Armani il compimento della sua missione.

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Giovanni Capuano