Obama farà perdere le elezioni di Mid-term ai democratici?
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Obama farà perdere le elezioni di Mid-term ai democratici?

Quattro settimane al voto. Uno dei fattori determinanti potrebbe essere l'impopolarità crescente del presidente

Alla vigilia delle elezioni di Medio Termine i democratici sono preoccupati  per la presenza nella campagna elettorale di un personaggio che rischia di far perdere loro la battaglia con i repubblicani per il controllo del Senato (la Camera è saldamente nelle mani del Gop): quest'uomo è Barack Obama.

L'indice di popolarità del presidente è così basso che l'establishment del suo partito pensa che potrebbe essere determinante per far pendere l'ago della bilancia a fare del Grand Old Party. I repubblicani sentono odore di vittoria. Fino a qualche mese fa sembravano essere destinati a una sconfitta sicura. Ora, invece, vedono il traguardo. Grazie a Obama.

Non è la prima volta che accade. Anzi, la regola non scritta del Midterm è proprio quella: se alla Casa Bianca c'è un democratico è meglio avere un Congresso repubblicano (e viceversa). Si chiama balance of powers. Capitol Hill usa il suo potere di controllo per evitare che il presidente faccia più o meno quello che vuole.

Ci sono però alcune elezioni in cui si va oltre questa storica tendenza dell'elettorato e diventa determinante per la sconfitta o la vittoria di uno dei due partiti il tasso di gradimento dell'inquilino della Casa Bianca.

Accadrà nel 2014? I repubblicani pensano di si. E lo fanno sulla base dell'esperienza del 2006, quando furono loro a perdere le elezioni. George W. Bush era presidente ed era al livello più basso di gradimento tra gli americani:  il 37%. La crisi economica non era ancora arrivata (anche se si avvertivano le prime avvisaglie), ma l'America era già stanca delle guerre in Afghanistan e in Iraq.

L'indice di popolarità del presidente è così basso che l'establishment del suo partito pensa che potrebbe essere determinante per far pendere l'ago della bilancia a fare del Grand Old Party

Quel record negativo sarà battuto solo da un altro presidente. Chi?. Giusto, avete indovinato: Barack Obama, il cui lavoro è approvato solo dal 42% degli americani. E pensare  che ha risalito la china. Un anno fa era arrivato al 39%.

Nel 2006, i repubblicani persero sei seggi al Senato, dando così la "vittoria" ai democratici. Le sconfitte arrivarono tutte negli stati in bilico, quelli contesi tra i due partiti. Quale fu il fattore decisivo? Tutti gli analisti sono d'accordo: si chiamava Bush.

Eppure, il presidente era stato rieletto appena due anni prima, primo repubblicano a ottenere un secondo mandato dall'epoca di Ronald Reagan, in quella che apparve una passeggiata elettorale (dall'altra parte c'era John Kerry). Due anni fa, anche Obama ha vinto con relativa facilità su Mitt Romney, ma 24 mesi dopo si trova in una crisi di credibilità senza precedenti.

Nonostante i dati positivi sull'occupazione, gli americani non sono contenti dell'operato del presidente. Gli danno la sufficienza non piena sulla politica economica, lo bocciano su quella estera. Le titubanze, gli errori di valutazione, il ritorno della minaccia terroristica grazie anche agli errori commessi dalla Casa Bianca hanno inciso (e molto) sul suo gradimento. Ora è ai livelli più bassi. E parodosso della storia, brack Obama può diventare l'arma in più nelle mani del partito repubblicano. Chi l'avrebbe mai detto due anni fa?



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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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