Correva l’anno 2003, e i Radicali italiani – come tante volte nella loro storia – si riunirono in un litigiosissimo congresso. Una simpatica tradizione dei membri di quel piccolo e a suo modo glorioso partito è di non essere mai d’accordo su nulla se non sulla devota ammirazione per Marco Pannella. In quell’occasione di trattava di scegliere il nuovo segretario, e la sfida era fra il diplomatico, accomodante (ma solo nei modi) Daniele Capezzone, cresciuto nei meandri della politica romana, e l’algido, sprezzante Benedetto Della Vedova, bocconiano e valtellinese fino al midollo.
L’impresa della coppia Fitto-Capezzone, tuttavia, stenta a decollare. Il progetto di creare gruppi parlamentari di Conservatori Riformisti, almeno alla Camera, pare su un binario morto. Al Senato, in qualche modo sono riusciti a raggiungere quota 12, cercando aiuto fra i profughi di Scelta Civica, un risultato comunque ben al di sotto delle aspettative e degli annunci, ma sufficiente a costituire un gruppo (e quindi avere soldi, uffici, personale). Naturalmente in nome dell’unità del centro-destra e della lotta agli sprechi.
Alla Camera invece sfortunatamente i colleghi in grado di apprezzare gli ossimori pare siano un po’ pochi. Il ruvido e concreto Saverio Romano, ex UDC trapiantato in Forza Italia e per questo fatto Ministro negli ultimi mesi del Governo Berlusconi, fin qui uno dei principali sostenitori del duo Fitto-Capezzone, per esempio, non è affatto per gli arabeschi concettuali. Ha fatto ampiamente capire che lui e il fido Pino Galati, se devono lasciare Berlusconi, lo faranno per qualcuno che possa offrire di più, non di meno.
Fra i deputati, al di là della solita pattuglia di fedelissimi pugliesi, solo pochi stravaganti ex missini, ansiosi di riprendere a menar le mani, sono pronti a salpare per la nuova avventura. Il più pittoresco è Maurizio Bianconi, ex-missino tutto di un pezzo, noto per la straordinaria somiglianza con Mickey Rourke (nessuno pensi a “Nove settimane e mezzo” – parliamo del Ruorke di oggi, dopo una vita di eccessi e di operazioni estetiche sbagliale) e per aver più volte preconizzato a Berlusconi un futuro in piazzale Loreto.
A tale variopinta compagnia, per raggiungere la sospirata quota 20 (i deputati necessari ad avere un gruppo parlamentare), Fitto tenta di aggregare altri componenti, senza guardare tanto per il sottile: gli ex-leghisti amici del sindaco di Verona Flavio Tosi, per esempio. Si, proprio quel Tosi che in Veneto si è alleato con l’NDC di Alfano e Lupi, un tempo bestia nera dell’aspirante leader pugliese.
Non è passato molto tempo – appena un anno e mezzo – da quando Fitto si proponeva come punta di diamante, insieme a Denis Verdini, dei “lealisti” berlusconiani contro i “traditori” di Alfano, di cui chiedeva a gran voce la cacciata. Sarà un caso, ma nei giorni scorsi in Transatlantico Fitto e Lupi, oggi capogruppo NCD, sono stati visti scambiarsi abbracci, sorrisi e battute ammiccanti.
Cosa abbiano poi a che fare vecchi democristiani, missini nostalgici, radicali smarriti e forse leghisti anti-Salvini, con il grande partito britannico che fu di Winston Churchill e di Margareth Thatcher, è un mistero che solo la tortuosa logica di Capezzone potrebbe forse spiegare.
Ma evidentemente neppure le sue spiegazioni sono convincenti, e così il progetto langue... in parallelo con quello di Verdini, anche lui alle prese con la voglia di andarsene e i pochi numeri disposti a seguirlo. Chissà che i due alla fine si ritrovino? In fondo, 18 mesi fa erano alleati di ferro.
