Nigeria, liberati centinaia di ostaggi catturati da Boko Haram
ANSA FOTO
News

Nigeria, liberati centinaia di ostaggi catturati da Boko Haram

Sono 338 i prigionieri salvati nella foresta di Sambisa nella parte nord-orientale del Paese. Ma gli islamisti minacciano gli Stati limitrofi

Per Lookout news

La notizia di 338 ostaggi tenuti prigionieri da Boko Haram nei villaggi di Bulajilin e Manawashe, situati nella foresta di Sambisa nello Stato di Borno, non deve illudere sull’andamento del conflitto in Nigeria. La presenza dei miliziani jihadisti continua infatti a essere radicata nella parte nord-orientale del Paese – negli Stati di Borno, Adamawa e Yobe – estendendosi anche negli Stati limitrofi.

 Tra gli ostaggi liberati ci sono 192 bambini, 138 donne e 8 uomini, ma non vi è traccia delle oltre 200 studentesse rapite nel 2014 nel villaggio di Chibok. Nel blitz le forze di sicurezza nigeriane hanno dichiarato di aver ucciso circa 30 miliziani e altri quattro sono stati eliminati in un’operazione parallela nello stato di Adamawa.

A questa missione riuscita fanno però da contraltare decine di focolai di tensione in altre parti del Paese, dove attacchi kamikaze ed esplosioni nei mercati e nelle moschee sono all’ordine del giorno. La minaccia si sta riversando in maniera sempre più preoccupante anche in Camerun, Niger e Ciad. Il 27 ottobre i miliziani hanno attraversato il fiume Yobe, confine naturale tra Nigeria e Niger, e attaccato il villaggio di Ala, nella regione nigerina di Diffa, uccidendo 13 civili. Da febbraio Diffa è sotto il costante attacco degli islamisti.

Sempre il 27 ottobre il parlamento della Nigeria ha approvato la proroga per altri tre mesi dello stato d’emergenza nel versante nigeriano dell’area. Ma la situazione rischia di finire fuori il controllo delle autorità nigeriane su stessa ammissione del ministro degli Interni Massaoudou Hassoumi. Tra marzo e aprile le truppe di Niger e Ciad hanno costretto alla fuga i miliziani jihadisti, riprendendo il controllo di Malam Fatori, Guidam e Damassak. Ma, immediatamente dopo il loro ritiro, Boko Haram si è ristabilito nelle sue roccaforti.

 

Nigeria's President Buhari speaks during a news conference after the Summit of Heads of State and Government of The Lake Chad Basin Commission in Abuja

(Il presidente nigeriano Muhammudu Buhari)

 

L’esercito nigeriano ha provato nelle ultime settimane a recuperare terreno. Sempre il 27 ottobre i vertici dell’aviazione hanno annunciato una serie di raid aerei su diverse postazioni jihadiste, funzionali per aprire la strada a nuovi attacchi di terra. Le autorità hanno inoltre affisso manifesti nella capitale Abuja e in altre città con l’elenco dei nominati di 100 uomini sospettati di essere membri del gruppo jihadista. L’elenco è stato scritto in Hausa e Kanuri, due lingue parlate nella parte nord-occidentale della Nigeria, e diffuso anche in rete.

 Difficile aspettarsi da queste azioni dei repenti capovolgimenti di fronte. Da quando il musulmano Muhammudu Buhari è alla guida del Paese dal marzo del 2015, la situazione in Nigeria non è affatto migliorata. I 9mila soldati dispiegati da Nigeria, Niger, Ciad, Camerun e Benin nell’ambito della missione militare MNJTF (Multinational Joint Task Force) non hanno prodotto gli effetti sperati e i 300 militari inviati di recente dagli Stati Uniti in Camerun difficilmente contribuiranno a cambiare lo stato delle cose. Il bilancio della campagna del terrore portata avanti da Boko Haram negli ultimi sei anni – circa 20.000 morti e 2,3 milioni di sfollati – è destinato a crescere. Così come è destinata a non essere mantenuta la promessa di Buhari, che il giorno del suo insediamento aveva promesso l’eliminazione della minaccia jihadista entro il dicembre di quest’anno.

 

I più letti

avatar-icon

username_24