Alessandra Amoroso, Vivere a Colori: recensione
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Alessandra Amoroso, Vivere a Colori: recensione

Dal 15 gennaio, torna con un nuovo album. Tra gli autori, Elisa e Tiziano Ferro

L'abbiamo atteso così tanto, "Vivere a colori", che sembra passata davvero una vita dal precedente "Amore puro". Forse però non è solo una questione di tempo perché tutto quello che gira attorno a questo album sembra voler dire: "Oggi ho voltato pagina". E in qualche modo, l'ha fatto davvero.

Ritrovare Alessandra Amoroso è già di per se una bella notizia. In questi anni la cantante ha ottenuto il consenso popolare, le vendite da numero uno (forse tranne il penultimo album, che comunque ha venduto oltre 100 mila copie), ha gettato anche le fondamenta per portare la sua musica all'estero.

Un percorso fatto di brani entrati nel cuore di tantissima gente, canzoni che l'hanno portata in palazzetti e arene per grandi eventi live. Tutti sanno di chi è Alessandra Amoroso, ma forse non tutti conoscono cosa c'è dietro quel nome. Conosciamo le sue lacrime, conosciamo le sue hit struggenti.

C'è qualcosa che non abbiamo mai capito o scoperto: Alessandra è molto di più.

Il suo momento 

"Vivere a colori" ha un obiettivo preciso ed è mostrare quel "di più", dalla prima all'ultima nota. Lo fa usando l'arma più pericolosa in questo periodo storico: mostrandosi se stessa al massimo della potenza. "Stupendo fino a qui", una canzone bellissima regalata ai fan su Facebook e scritta dal duo più congeniale e sulle corde di Alessandra, Federica Camba e Daniele Coro (presenti in 4 canzoni), fa capire questa sua determinazione.

Quel brano parla non solo da chi la segue da sette/otto anni ma anche a chi la guarda da lontano e magari con sospetto. Dice "Io resto qua" e lo faccio a modo mio anche se sono "sbagliata". Per molti Alessandra è l'artista più "commerciale" che abbiano incontrato nella loro strada.

A pensarci bene, vi accorgerete che è una delle outsider più evidenti nel pop italiano "da classifica".

Non si getta mai nella mischia, non va a Sanremo, si allontana per anni da opportunità televisive congeniali come "Amici" e laddove raggiunga degli obbiettivi, non si mette quasi mai le coccarde sul maglione. Se proprio vogliamo dirla tutta, tende anche a sottostimarsi un po'.

È il suo grande pregio? O un grande difetto, forse?

L'ascolto

Chi ha ascoltato l'album anche una sola volta sentirà stagliarsi tra le 14 canzoni, "Comunque Andare"; scritta da Elisa (Toffoli) con Alessandra. La ascolti per strada, balli sul posto davanti alla fermata della metro (sì, lo so, è ridicolo ma è vero) e ti esce una lacrima ma non hai capito perché. Poi la riascolti e risenti: "M'importa se mi vedi e cosa vedi, sono qui davanti a te, con i miei bagagli ho radunato paure e desideri".

Asciughi la seconda lacrima.

Mi ha spiazzato all'istante anche "La vita in un anno" scritta da Tiziano Ferro con Michael Tenisci, il secondo dei due un perfetto sconosciuto di enorme talento. Che bella canzone! È un concentrato di intensità: nel testo, nella melodia, nell'interpretazione di Alessandra. Mi ha lasciato senza parole e lascerà anche voi senza fiato.

Tra gli autori dell'album mi ha colpito (non è la prima volta) la scrittura freschissima di Daniele Magro nei brani "Avrò cura di tutto" e "Fidati ancora di me". Due pezzi che sposano bene lo spirito multi-sfaccettato dell'album, in equilibrio di leggerezza e profondità, portandola in "Avrò cura di tutto" quasi a un rappato (bravo!).

Dopo i primi ascolti, vi renderete conto che c'è anche un mood molto elegante (e piuttosto maturo) nelle sonorità che lega alcuni degli altri brani: tra questi si fa notare per intensità, sinuoso, "Nel tuo disordine". La canzone, scritta da Federico Zampaglione, porta per quattro minuti in un pianeta parallelo. La produzione di Michele Canova ha aggiunto un tocco magia che, come al solito, rende tutto speciale.

Le giocosissime "Vivere a colori" e "Il mio stato di felicità" completano la nostra panoramica sugli aspetti più interessanti degli album. In queste due canzoni, c'è lo spirito bambino e per molte cose più biografico. Sono canzoni che possono trasportarti nel divertimento spensierato ma possono anche essere lette in modo più serio. Se volete capire bene la direzione del progetto, la strada è scritta a chiare lettere in questi due pezzi.

Conclusioni

"Vivere a colori", in conclusione, è un collage di pezzi che messi insieme, crea un ritratto che le assomiglia tantissimo: anzi, è proprio lei. Dopo i primi ascolti, ritrovi le sensazioni di "Inside Out": tristezza e gioia, dopo un passato burrascoso dove ognuno faceva la sua strada, oggi convivono pacificamente nello stesso animo. C'è tutto il suo passato in una chiave meno "estrema" e un nuovo presente che trasferisce un senso energia accattivante.

Ha fatto dei grossi passi avanti in freschezza, dinamismo, frenando sui sentimenti struggenti (se ne avete bisogno, ascoltatevi "L'unica cosa da fare" e preparate i fazzoletti) e esaltando le emozioni semplici, sui ritmi uptempo, sul desiderio di non stringersi solo attorno alla sua Big Family (la sua comunità di fan) ma allargando le braccia per far entrare tutti gli altri.

Quello spirito giocoso ma sempre così pieno di forza che oggi arriva a galla nella sua musica, va inseguito e esplorato ancora di più in futuro. Quando osa, la Amoroso non rischia mai. Le emozioni sono tante, sono diverse, a volte sono feroci e ti distruggono da dentro, altre volte ti fanno volare. Alessandra Amoroso ci ha insegnato a viverle tutte senza paura: con il sorriso o piangendo a dirotto, ma credendo nell'importanza di quello che la vita ci dà o a volte ci toglie, nel bene o nel male.

Stavamo parlando di musica ma ci siamo ritrovati a parlare di vita vera. Con Alessandra Amoroso i confini tra le due cose, per fortuna, non si distinguono mai.

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Alessandro Alicandri