Michael Hastings, i misteri della morte
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Michael Hastings, i misteri della morte

Un giornalista scomodo, una mail, uno scontro mortale sulla strada. E l'ombra di WikiLeaks. Ci sono tutti gli ingredienti per un altro giallo americano

All'inizio la macchina non l'ha vista. L'ha solo sentita. Prima il rumore alle sue spalle. Poi la vibrazione forte e intensa. Quando la Mercedes bianca è sfrecciata accanto a lui ha alzato gli occhi e ha incrociato lo sguardo con l'autista di un taxi che era fermo al semaforo dall'altra parte della carreggiata. Una domanda sull'espressione di entrambi: "Ma perché corre così tanto...?".

Seduto alla guida della sua auto all'angolo tra Highland Avenue e Santa Monica Boulevard, Michael Carter pensava che l'ultima parte della sua notte a Los Angeles sarebbe stata diversa. Osserva la macchina correre lungo il rettilineo come un aereo fa su una pista di decollo. All'altezza di Melrose Avenue, l'autovettura prende quota, sembra volare sopra l'asfalto per ricadere subito dopo contro un albero. Prende fuoco ed esplode.

Michael Carter ferma la sua vettura e scende. Corre verso il falò. Due addetti della pompa di benzina all'angolo si uniscono a lui. Una squadra di soccorso improvvisata. Siamo vicino a Hollywood, è vero, ma certe cose si vedono solo nei film. Ci vorranno alcune ore prima che venga identificato l'uomo che era all'interno della Mercedes: Michael Hastings.

L'identità della vittima

Michael Hastings era una delle penne più promettenti e più scomode d'America. A 33 anni aveva già segnato una pagina di Storia del giornalismo: il ritratto per Rolling Stone del Generale Stanley McChrystal, il comandante in capo delle forze americane in Afghanistan. Più che un articolo, un terremoto politico. L'intervista aveva fatto emergere tutta la rabbia dei generali nei confronti della condotta della guerra da parte di Barack Obama. McChrystal aveva dovuto dare le dimissioni. Michael Hastings, invece, era salito di grado nell'esercito dei giornalisti americani. Promosso sul campo. Era il 2010. L'anno della sua consacrazione. Prima di allora, era stato in Iraq per Newsweek. Raccontando la guerra, si era allenato a scrivere di intrighi e potere, di sicurezza e ragione di Stato. Si era fatto le ossa.

Aveva l'istinto per le storie. Riusciva a coinvolgere i suoi lettori. Era, come tutti i cavalli di razza, difficile da addomesticare. Fare il freelance era così diventato un destino e una scelta. Nel 2012, BuzzFeed, la rivista on line, gli aveva chiesto di seguire la campagna elettorale di Obama. Era rimasto lì anche dopo. Quando in redazione è arrivata la notizia della sua morte, Ben Smith il direttore ha scritto un suo ricordo: "Era un giornalista senza paura. Se non ci fosse stato lui, certe storie non sarebbero state scritte, alcune vicende non sarebbero state svelate." L'ultima storia che aveva scovato prima della sua morte ora rischia di non essere mai raccontata.

La storia inedita

Perchè quella storia, esisteva. L'aveva comunicato lo stesso Michael Hastings con una mail alla direzione di BuzzFeed. Lo stile di scrittura era quello del messaggio in codice, quello che si usa tra colleghi. Una comunicazione e un avvertimento: l'Fbi mi sta addosso. Il testo della missiva non poteva essere più chiaro: "Occhio...i federali stanno facendo domande ai miei amici. Forse, è meglio pensare ad attivare i nostri legali perchè potrebbero intervenire anche con BuzzFeed. Sto lavorando a una storia importante ed è meglio che esca dal raggio dei radar per un poco. Speriamo di vederci presto. Michael"

L' e-mail era stata mandata all'una del pomeriggio di lunedì 17 giugno. La Mercedes coupè con a bordo il giornalista si è schiantata contro l'albero di Highland Avenue alle 4 e 30 del mattino seguente. Perché quella notte, Michael Hastings correva così forte sulle strade di Los Angeles? La polizia che ha condotto l'inchiesta ha detto che non risulta nulla di strano nella dinamica dell'incidente. Deve solo capire se si sia trattato di fatale distrazione o incidente meccanico.

Le accuse all'Fbi

L'Fbi ha smentito di aver messo sotto inchiesta Michael Hastings. Lo ha fatto con un'inusuale comunicazione pubblica dopo la sua morte. Un'eccezione sospetta, secondo molti. Excusatio non petita. Secondo altri, invece, si tratta solo della necessità che in epoca di Datagate non ci siano altre ombre sulla polizia federale. Trasparenza, solo un afflato di trasparenza. Però dopo la rivelazione relativa alla mail di Hastings, arrivano altre notizie bomba. E, i dubbi crescono, le domande aumentano, il mistero viene alimentato. L'altro personaggio che entra in scena è uno dei protagonisti mondiali dello spettacolo sullo spionaggio internazionale a cui stiamo assistendo: WikiLeaks. Che con un Tweet di mercoledi notte, il 18 giugno, svela che qualche ora prima di morire il giornalista americano aveva contattato Jennifer Robinson, un avvocato di origine australiana con base a Londra, legale dell'organizzazione di Julian Assange.

Anche a lei, Michael Hastings fa giungere lo stesso messaggio: l'Fbi sta investigando su di me. Quel contatto non è il primo con WikiLeaks. Nel 2012, il freelance aveva scritto un ritratto di Assange. Il rapporto era diventato quasi un legame. I temi e i nodi che i due affrontano sono gli stessi. La battaglia è comune. Vogliamo chiamarla libertà di stampa (e di fonte giornalistica)? Qualche ora prima della sua morte forse Hastings cerca consigli e protezione, forse vuole mettere sull'avviso anche WikiLeaks.

Che fosse in possesso di altre informazioni, lo aveva svelato lo stesso Michael Hastings nel suo ultimo articolo, scritto per BuzzFeed il 7 giugno. È un attacco molto duro aall'amministrazione Obama e ai vertici del partito democratico al Congresso, accusati di aver abbandonato le loro posizioni sui diritti civili in nome della Ragione di Stato. Un j'accuse. Hanno voluto tenere nascosta l'attività segreta di spionaggio della National Security Agency. Una requisitoria che si chiude con la frase: "Forse altre informazioni arriveranno presto."

La Cia e il caso Petraeus

Non arriveranno mai. Michael Hastings muore una settimana dopo. Prima di poter raccontare la storia di cui aveva parlato nella mail ai suoi colleghi. Ma di cosa si trattava? Era uno scoop così importante? Secondo il Los Angeles Times, il freelance stava lavorando attorno al caso David Petraeus. Ricordate? Era il capo della Cia che dovette dare le dimissioni dopo che l'Fbi scoprì una sua relazione extra coniugale attraverso il controllo delle mail della donna che era stata minacciata dall'amante di Petraeus. Il suo nome è Jill Kelly. Lei aveva chiesto l'intervento dei federali e poi aveva fatto causa al Dipartimento della Difesa e all'Fbi per aver gettato il suo nome in pasto all'opinione pubblica.

Stava scavando su quel fronte, sull'intreccio tra potere e spionaggio nella vicenda Petraeus, sul ruolo dell'Fbi nel programma segreto di sorveglianza? Le domande sulla morte di Michael Hastings rimangono. I misteri anche. Uno in particolare. Perché correva così veloce nella notte di Los Angeles?

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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