Manovra Conte-Juncker Bruxelles
(S-D) Il commissario europeo per gli affari economici e monetari Pierre Moscovici, il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il vicepresidente della Commissione Europea Valdis Dombrovskis e il ministro dell'Economia Giovanni Tria a Palazzo Berlaymont per il vertice sulla manovra, Bruxelles, 12 dicembre 2018. ANSA/FILIPPO ATTILI UFFICIO STAMPA PALAZZO CHIGI
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La manovra finanziaria ancora sotto la lente dell'Europa

Il deficit sceso a 2,04% non basta a Bruxelles; politicamente chi ha vinto?

Da Bruxelles il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, dice che ancora non basta. Ma il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, spera di superare lo scoglio ed evitare la procedura di infrazione della manovra finanziaria, ora corretta con un taglio del deficit.

Panorama ha chiesto un commento a Daniel Gros, economista e direttore del Ceps, l'autorevole think-tank internazionale che si occupa di questioni europee, con sede a Bruxelles.

La manovra finanziaria presentata dal governo di Giuseppe Conte va nella giusta direzione per l'economia italiana ed europea?
 
La "nuova" manovra finanziaria, che porta l'obiettivo di deficit da 2,4 a 2,04 per cento, non è realistica nella sua precisione ma è un passo in avanti o, piuttosto, un passo indietro rispetto alla direzione sbagliata che avrebbe preso il primo provvedimento messo a punto dal governo. All'Italia e, più in generale all'eurozona, non serve uno stimolo fiscale in questa fase, con l'economia che resta tuttora in crescita.
 
La stima del deficit è stata rivista dello 0,4 per cento: dove crede che il governo italiano interverrà?
 
Se il governo intende seriamente raggiungere il nuovo obiettivo di deficit ha solo due strade: tagliare altre spese o aumentare l'Iva. Tuttavia, è più probabile che metterà nella manovra finanziaria del 2019 alcune misure per aumentare le entrate, come la vendita di beni pubblici, che non si concretizzerà. Il problema, però, sarà molto mitigato dal calo dello spread. Con un tasso inferiore dell'1 per cento, il costo del finanziamento del debito pubblico gradualmente dovrebbe diminuire per l'1,3 per cento del Pil. La scadenza del debito è, in media, a 6,5 - 7 anni. Questo vuol dire che il risparmio (in confronto al vecchio piano) dovrebbe essere dello 0,2 per cento del Pil nel primo anno e dello 0,4 nel secondo anno (ovvero nel 2020). Ciò comporta una rapida riduzione del deficit "autofinanziata".
 
Chi è il vincitore e chi lo sconfitto fra l'Ue e l'Italia, a questo punto?
 
Il vincitore è l'economia italiana e il resto dell'Eurozona: la loro stabilità finanziaria è oggi molto meno a rischio.


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Anna Maria Angelone