AGGUATO A SAN MARCO IN LAMIS,
Ansa
News

Mafia pugliese: le famiglie che si contendono il territorio

Il quadro criminale della provincia di Foggia è diviso in quattro diverse aree sulle quali si contrappongono 45 clan

Una carneficina in piena estate. Dovevamo aspettare l’omicidio del boss Mario Luciano Romito, del cognato che gli faceva da autista e di due fratelli contadini massacrati solo per aver assistito all’agguato, perché i riflettori dei media si accorgessero dell’efferatezza delle mafie che spadroneggiano nei territori pugliesi.

L’Italia sembra essersi finalmente accorta che esiste una quarta mafia, ancor più spietata di Cosa Nostra, della Camorra e persino della ‘Ndrangheta, capace di muovere giri d’affari non di molto inferiori alle organizzazioni criminali che lo Stato italiano contrasta da sempre.

Eppure, nonostante i numerosi agguati e omicidi, la mafia pugliese è sempre stata considerata di seconda categoria”, forse per la sua fluidità determinata dalla frammentarietà dei clan presenti sul territorio: decine di famiglie costantemente in lotta per “spartirsi” i territori e il controllo degli affari illeciti.

Come è organizzata

Ora, all’indomani della strage che si è consumata a San Marco in Lamis, la mafia foggiana viene riconosciuta come particolarmente spietata e impenetrabile, con una connotazione ad un livello ancora primordiale.

Infatti, i clan foggiani sono strutturati come società autonome, dove i legami tra gli affiliati sono molto stretti, ancor di più che nelle ‘ndrine calabresi, e soprattutto improntati alle forme di violenza più cruenta. Se le ndrine calabresi cercano e stipulano alleanze con altre organizzazioni, quelle pugliesi non escono dal territorio e non sono permeabili a nessun forma di “collaborazione” esterna.

Traffico di droga, estorsioni e usura, furti di auto e mezzi agricoli, rapine, ricettazione di merci rubate ma anche assalti a sportelli bancomat e a furgoni portavalori, quest’ultimi portati a segno con tecniche paramilitari da far, talvolta, rabbrividire gli esperti di guerra e strategie militari.   

Ma questa "è" la Puglia, l’altra faccia di quella terra che gli italiani sembrano conoscere solo per il turismo.

I clan attivi sul territorio

Solo il quadro criminale della provincia di Foggia è diviso, da anni, in quattro diverse aree:il capoluogo di provincia, il Gargano e l’alto e basso Tavoliere.

In queste zone la coesistenza tra le principali organizzazioni mafiose è estremamente precaria in particolar modo negli ultimi anni e a seguito di numerosi episodi di sangue, non molto diversi da quello che si è verificato ieri.

Ad esempio, nel capoluogo foggiano da almeno quattro anni c’è stata una ripresa dei conflitti tra il clan Moretti-Pellegrino-Lanza e l’opposto gruppo mafioso dei Sinesi-Francavilla e dei Trisciuoglio-Prencipe- Mansueto. Una guerra sanguinaria che ha visto tra le vittime esponenti, anche di vertice, del clan Moretti-Pellegrino-Lanza.

L’ultimo episodio è l'omicidio di Rocco Dedda avvenuto a gennaio 2016. Il 13 settembre 2015, in via Manfredonia, sul cavalcavia d’ingresso alla città, si scatena un far west: una sparatoria tra alcuni ragazzi a bordo di due scooter. Otto i bossoli ritrovati sul luogo dell’accaduto, di cui almeno cinque andati a segno. Il risultato è il ferimento di Mario Piscopia, ritenuto un uomo vicino al clan Moretti-Pellegrino. Poche settimane, il 17 ottobre 2015, e si consuma l’attentato a Vito Bruno Lanza. 

Una ragnatela di alleanze

Ma le altre tre aree del foggiano sono altrettanto costellate, come il capoluogo, da clan assetati di soldi e potere e di faide sanguinarie. Ad oggi se ne contano 45. Quarantacinque famiglie in lotta tra di loro in alcuni territori, alleate in altri. Insomma un reticolo di rapporti, paragonabile ad una ragnatela fittissima.

Ad esempio, il clan Sinesi-Francavilla originario di Foggia, rivale storico del gruppo Moretti Pellegrino- Lanza, dopo decenni di conflitti armati e sangue ha stipulato un accordo con il clan Trisciuoglio-Prencipe-Mansueto. Nel frattempo però, la famiglia Francavilla intrattiene rapporti con la criminalità organizzata di San Severo ed in particolare con il clan ex Palumbo.  

Il clan Moretti-Pellegrino-Lanza è legato alla famiglia che ha il controllo su Trinitapoli, ossia i Gallone. I Trisciuoglio-Prencipe-Mansueto non sono alleati solo con la famiglia foggiana ma anche con il gruppo Romito originario di Manfredonia.

Solo nell’area di Cerignola, insistono quattro clan in lotta per la gestione degli affari: l’ex Piarulli-Ferraro e il clan Di Tommaso. Ma queste due famiglie si avvalgono della “fedeltà” della famiglia Gaeta.  

Nel paese di Lucera, poche anime, ma due clan in lotta perenne: quello dei Tedesco contro il gruppo Bayan-Papa-Ricci.

Ma è a San Severo che la ragnatela si infittisce e si innalza anche il livello dell’efferatezza degli attentati e delle intimidazioni.

Il gruppo Salvatore ex Campanaro, originario proprio di San Severo, ha stipulato un accordo con il clan Testa-Bredice il quale è in stretto contatto con  la criminalità organizzata foggiana. I Testa-Bredice, al tempo stesso, hanno allungato i tentacoli nell’area di Torremaggiore ed Apricena e mantengono contatti con la criminalità di Foggia e persino del Gargano.

Ma nel piccolo paese di San Severo c’è anche il clan Russi che spadroneggia e rende inavvicinabile il quartiere popolare “Luisa Fantasia”.

Il clan D’Aloia-Di Somma che è originario di Torremaggiore e Poggio Imperiale oltre a intrattenere legami con i Testa-Bredice, è legato anche alla criminalità di Foggia e del Gargano. Ma il clan D’Aloia-Di Somma opera anche in alcune zone di San Marco in Lamis, assieme al gruppo Cursio-Padula che però è originario di Apricena.

Ma le alleanze non sono finite e si dipanano tra i paesini del foggiano come le viuzze di un labirinto.

Paesi dilaniati da deceni di faide

Ad esempio, nel corso della faida trentennale con il clan Li Bergolis, il gruppo Alfieri-Primosa-Basta ha visto la maggior parte dei suoi elementi trasferirsi da Monte Sant’Angelo nella cittadina di Nova Milanese, in provincia di Milano.

Eppure il clan Li Bergolis che aveva finalmente ‘piazza’ libera ha deciso di allearsi con il clan foggiano dei Francavilla e recentemente ha dichiarato guerra al clan Romito di Manfredonia, con il quale ha fatto affari fino a pochi anni fa.

Non meno complicate le alleanze dei Romito che mantengono rapporti con il clan Trisciuoglio-Prencipe-Mansueto di Foggia, con la malavita di Cerignola, con la famiglia Ricucci e con il clan Gentile originario di Mattinata il quale sembra tessere rapporti con la criminalità di Vieste.

Sembrerà incredibile ma le alleanze non sono ancora finite: i Frattaruolo originari di Vieste hanno legami con i gruppi del Gargano ma anche con la criminalità cerignolana.  

Originario di Rignano Garganico c’è il clan dei Di Claudio-Mancini che, in base alle inchieste della magistratura, ‘guida’ il mondo dello spaccio di sostanze stupefacenti e delle estorsioni. Al tempo stesso, però, il clan Di Claudio-Mancini mantiene rapporti di affari con i Li Bergolis e in fortissima contrapposizione  al gruppo Martino di San Marco in Lamis.

Poche centinaia di abitanti, più gruppi criminali

Ma, incredibilmente, ci sono due boss che si fanno la guerra anche nel paesino  di Sannicandro Garganico: i Ciavarella contro il gruppo Tarantino.

Il clan Masciavè, originario di Andria, invece, è l'unico che è riuscito in anni di guerre e attentati ad avere l’intero controllo sulla cittadina di Stornara. E questo ‘potere’ indiscusso va avanti da oltre un ventennio.

I più letti

avatar-icon

Nadia Francalacci