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ANSA/MIKE PALAZZOTTO
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M5S e le firme false a Palermo in 5 punti

Gli indagati, le conseguenze sul territorio, la reazione di Grillo, dentro e fuori il movimento

Se il Gup di Palermo accoglierà la richiesta della Procura di rinvio a giudizio, 14 esponenti del M5S in Sicilia dovranno difendersi in tribunale dall'accusa di falso e di violazione della legge elettorale per il caso firme false. La vicenda risale all'epoca delle amministrative del 2012: secondo i pm gli indagati sarebbero colpevoli di aver falsificato in una notte, per porre rimedio a un errore su un dato anagrafico, centinaia di firme per presentare la lista alle comunali di Palermo. Uno scandalo denunciato da un anonimo e che si è riacceso per via dell'attivismo di alcuni ex militanti 5Stelle.

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GLI INDAGATI
A rischio processo lo stato maggiore grillino nell'isola, a cominciare dai parlamentari Riccardo Nuti (ex capogruppo alla Camera, fu il secondo dopo Roberta Lombardi), Giulia Di Vito e Claudia Mannino. Ma mentre questi ultimi respingono ogni addebito, sono altri due indagati – i consiglieri regionali Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio – ad aver dato una svolta alle indagini ammettendo di aver partecipato in prima persona al taroccamento delle firme. Secondo Nuti, Mannino e Di Vito, i compagni di partito La Rocca e Ciaccio sarebbero stati indotti a confessare il falso dall'avvocato Ugo Forello, il candidato del Movimento 5 Stelle alla carica di sindaco di Palermo.

LE CONSEGUENZE
Una circostanza che dà conto del pericoloso cortocircuito che questa vicenda ha generato nel territorio su cui Beppe Grillo punta di più in vista dell'appuntamento con le amministrative del prossimo 11 giugno. Come altrove, vedi il caso Genova, il Movimento 5 Stelle si è diviso sul sostegno all'avvocato Forello, fondatore di "Addio Pizzo", mettendo così a rischio una vittoria che qui sembrerebbe scontata. Nuti e le altri due deputate denunciano infatti da tempo di essere vittime di una macchinazione, orchestrata proprio da Forello, che mirerebbe alla loro estromissione politica. “Ma Beppe non ci ascolta” si lamenta Riccardo Nuti anche oggi in un'intervista a Il Corriere della Sera. Forse anche perché nel frattempo l'indagine aperta su Forello è stata archiviata.

LA REAZIONE DI BEPPE GRILLO
Il leader del M5S Beppe Grillo ha chiesto al collegio dei probiviri "di valutare nuove sanzioni oltre a quelle già applicate" nei confronti dei deputati Nuti, Mannino e Di Vita "in seguito alle loro dichiarazioni riportate dai giornali, in cui viene attaccato il candidato sindaco del MoVimento 5 Stelle a Palermo e in cui vengono fatte considerazioni sulla magistratura che non coincidono con i nostri principi". Lo ha annunciato lo stesso Grillo sul suo profilo Facebook.

Di più: "Ho chiesto ai capigruppo del MoVimento 5 Stelle di raccogliere le firme dei parlamentari necessarie per indire la votazione dell'assemblea dei parlamentari per procedere anche alla sospensione temporanea dal gruppo parlamentare dei sospesi (Nuti, Mannino, Di Vita), fino a che sarà in vigore la loro sospensione dal MS5 come già stabilito dai probiviri".

Fino ad oggi, oltre a sospendere gli indagati (che comunque in Aula alla Camera hanno sempre continuato a intervenire a nome del gruppo secondo l'accusa targata Pd), e alla pubblicazione sul Blog, alla riapertura delle indagini nell'ottobre 2016, di un post in cui il M5s si dichiarava "parte lesa", il capo dei 5Stelle non era andato. Nuti rivendica a gran voce la sua innocenza. La perizia finale dimostrerebbe che lui non è l'autore materiale della falsificazione e la mancata elezione nel 2012 che nemmeno ne avrebbe beneficiato. Ma Grillo lo include con gli altri. E i suoi luogotenenti, da Di Maio in giù, brancolano nell'imbarazzo.

LE ACCUSE
Le opposizioni attaccano il Movimento 5 Stelle e la sua doppia morale. I grillini sono accusati di sparare a zero sul caso Report-Unità in merito all'acquisto del quotidiano fondato da Antonio Gramsci da parte del gruppo Pessina ma di non aver nulla da dire sul fatto che in Sicilia esponenti di spicco del Movimento avrebbero imbrogliato, fatto letteralmente “carte false”, per presentarsi alle elezioni. Mentre ancora qualcuno si chiede se Grillo ne fosse al corrente oppure no. Indipendentemente da come si concluderà il processo, alcuni degli indagati hanno già ammesso la loro colpevolezza.

M5S COME GLI ALTRI
Lo hanno fatto perché davvero la notte del 3 aprile 2012 parteciparono all'operazione di taroccamento delle firme o solo per colpire politicamente i loro avversari interni sul territorio? Comunque sia andata, per il Movimento si tratta di un brutto colpo alla loro immagine di paladini dell'onestà alternativi ai vecchi partiti e ai loro giochetti. Ed il silenzio di Grillo che in altre occasioni, vedi Roma o Genova dove addirittura sono state sconfessate le comunarie, ha subito dettato la linea, suscita interrogativi e fibrillazioni. Tra meno di due mesi a Palermo si vota.

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Maria Franco