L'ossessione "bestiale" di Giampaolo Pansa
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L'ossessione "bestiale" di Giampaolo Pansa

Nel suo editoriale Maurizio Belpietro spiega le ragioni per cui non troverete più su Panorama la rubrica del noto giornalista

Quando sono tornato a dirigere Panorama, Giampaolo Pansa, che avevo avuto come collaboratore negli anni di Libero e alla nascita della Verità, mi propose di riportare Il bestiario là dove era nato, ovvero sulla prestigiosa testata che avete in mano. «Farò una rubrica anarchica, se me ne darai l’occasione» fu la promessa. Ovviamente, essendo un estimatore di Giampaolo fin da quando ero studente, non potevo che essere felice di riaverlo nella mia squadra e per di più a Panorama. Peccato che Il bestiario si sia trasformato da subito in una gabbia in cui figurava una sola bestia, ovvero Matteo Salvini. Fin dai tempi della Verità avevo compreso che il ministro dell’Interno fosse diventato per Giampaolo una vera ossessione, al punto che egli non perdeva occasione per attaccarlo.

In questi mesi, in effetti, Il bestiario non si è fatto mancare alcuna accusa o invettiva contro il capitano leghista. Ne riporto qui una breve rassegna, tanto per far capire di che parliamo. «Un boss», «un playboy attempato e sovraccarico di ciccia», con «un giro di donne da portarsi a letto» e «un tenore di vita che farebbe rivoltare nella tomba le nostre madri». «(Salvini, ndr) mi era sembrato un politico un po’ troppo muscoloso. Però non ho tardato a capire di avere di fronte un futuro dittatore. Salvini vuol diventare il padrone politico dell’Italia. Fanno bene a combatterlo i giornalisti alla Giampaolo Pansa. Purtroppo sono destinati a perdere. E dovranno ritenersi fortunati se porteranno a casa la pelle o eviteranno la galera». «Ha il fisico del cacciatore il nostro ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Per ora si esercita con i negri, ma prima o poi si darà da fare contro qualcun altro. Anche per tener fede al suo piacere di indossare divise da poliziotto. Più o meno simili a quelle che indossavano gli agenti di polizia che nel 1944 catturarono gli ebrei della mia città». È «personaggetto mortifero» il cui «stato d’animo resta quello del politico autoritario. Dobbiamo aspettarci il peggio. Ho già lasciato un giornale quotidiano dove gli editoriali si concludevano con un lapidario “Forza Salvini!”». «(Salvini, ndr) era convinto di essere l’uomo della Provvidenza […] e l’Italia diventò una repubblica autoritaria con un solo partito, quello Super Leghista». «Il rischio per noi italiani figli di nessuno sarà di cadere sotto il bastone leghista». «Salvini è una vera carogna. Lui si fida soltanto di sé stesso e delle colonne di carri armati che si sono già messi in moto per conquistare l’Italia. I suoi panzer sono simili a quelli della Guerra lampo che consentì a Hitler la conquista dell’Europa». «Salvini spaccherà qualche testa». «In questa estate 2019 esiste in Italia un solo libro su Salvini: il mio. Alcuni media ne hanno già parlato. Eppure la sera di martedì c’erano direttori di giornale inchiodati a una finzione: che Il Dittatore fosse un testo clandestino e non in vendita in tante librerie».

Insomma Pansa, per dare addosso a Salvini, ha usato tutto l’armamentario di cui disponeva, accusandolo di essere grasso, barbuto, con una vita affettiva disordinata. Non essendogli sembrato sufficiente, ha paragonato il capo leghista a Hitler, arrivando a definirlo un cacciatore di ebrei e ad accostare le divise della polizia a quelle delle famigerate SS. Da ultimo Giampaolo aveva iniziato a invocare - lui che accusa Salvini di essere un dittatore - un colpo di Stato contro il ministro dell’Interno. A promuoverlo avrebbe dovuto essere Sergio Mattarella facendo carta straccia della Costituzione, secondo Pansa, per insediare un suo esecutivo difeso dai militari.

Ecco, è a questo punto che ho detto basta, accondiscendendo alle decine di lettere di protesta ricevute dai lettori. Avevo provato a segnalare a Giampaolo le reazioni di chi compra Panorama, ma la sola risposta che avevo ottenuto era stata che, quand’era a Repubblica, anche Scalfari ne riceveva, ma si annoiava a leggerle. Al che ho dovuto dirgli che io non mi annoio affatto a leggere ciò che scrive chi ogni settimana spende tre euro, perché con quei tre euro il lettore è l’unico vero padrone di Panorama. Punto. Quanto a Salvini, questo giornale continuerà a scrivere ciò che pensa in piena libertà e se sarà il caso lo criticherà o lo difenderà, come fa con tutti gli altri politici. Senza invocare colpi di Stato o dittature.

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Maurizio Belpietro