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Longevità: perché l'aspettativa di vita stenta ad aumentare

Gli avanzamenti tecnologici non bastano, serve la volontà politica di migliorare la salute dei cittadini

Miglioramenti nelle tecnologie, progressi della medicina, nuovi farmaci: con l'andare del tempo ci sembra naturale pensare che la salute dell'umanità sia destinata a migliorare a un ritmo sempre più serrato. Ora uno studio condotto da ricercatori della scuola Bloomberg di Salute Pubblica della Università Johns Hopkins sfata questo mito e stabilisce che gli aumenti nell'aspettativa di vita sono notevolmente rallentati a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso. Abbiamo forse già raggiunto il limite biologico oltre il quale non sono più possibili miglioramenti? Gli autori rispondono sicuri che non è questo il punto, il che rende la tendenza da loro individuata ancor più sconcertante. Ecco perché.

Tendenza generale, ma più forte nei paesi poveri

"Non si tratta di noi che tocchiamo il soffitto", spiega David Bishai, professore presso il dipartimento di Popolazione, famiglia e salute riproduttiva alla Johns Hopkins. "Il rallentamento è stato più marcato nei paesi che hanno più aspettativa di vita da guadagnare", ovvero quelli più poveri in cui si muore prima, e dove quindi sicuramente il limite biologico della vita umana non è ancora nemmeno all'orizzonte.

Di spiegazioni chiare per la scoperta non ce ne sono. L'unica cosa certa è che i progressi nelle tecnologie sanitarie compiuti dal 1950 non sono stati sufficienti a mantenere stabili i tassi storici di aumento della longevità nelle popolazioni.

L'analisi di David Bishai e della dottoranda Carolina Cardona ha riguardato i dati sull'aspettativa di vita in 139 paesi, per ciascuno dei quali è stato calcolato il guadagno di anni di vita su base decennale nel periodo compreso tra il 1950 e il 2009. L'analisi ha rivelato che per il campione totale (i risultati non sono suddivisi per paese o regione), il guadagno decennale medio è iniziato a 9,7 anni durante gli anni '50, ma è diminuito più o meno costantemente fino ad appena 1,9 anni nel corso degli anni 2000. Quindi negli anni '50 in 10 anni l'aspettativa di vita aumentava di quasi 10 anni, nello stesso arco di tempo 50 anni più tardi, l'allungamento era solo di meno di due anni.

Invece di andare avanti si torna indietro

I dati si fanno ancora più interessanti stratificando i paesi del campione in base alle loro aspettative di vita. Gli autori hanno così scoperto che i paesi in cui l'aspettativa di vita alla nascita era di almeno 71 anni, sono passati da un aumento medio decennale di 4,8 anni negli anni '50 a 2,4 anni nel decennio tra il 2000 e il 2010. Questo risultato non li ha sorpresi, dato che in questo caso ci si avvicina alla durata massima di 71-83 anni.

Ma i ricercatori hanno riscontrato un declino ancora più marcato nei paesi dove l'aspettativa di vita era inferiore ai 51 anni. Qui il cambiamento medio decennale nell'aspettativa di vita è diminuito continuamente partendo da un promettente aumento di 7,4 anni negli anni '50 a una preoccupante perdita di 6,8 anni negli anni 2000. In altre parole, in media, nei paesi con aspettativa di vita corta si è passati da grandi guadagni a forti cali.

Bishai nota che la pandemia di HIV/AIDS, che di solito colpisce più duramente in questi paesi, è un fattore che incide su questa tendenza, ma non la spiega pienamente. "Il rallentamento dell'aumento di aspettativa di vita è iniziato prima dell'avvento dell'AIDS negli anni '80 e '90 e si è verificato anche in regioni che non hanno avuto grossi problemi con questa malattia", spiega l'autore.

Un altro fattore potenziale riguarda i cambiamenti nei metodi usati per calcolare l'aspettativa di vita, dal 1950 a oggi, ma ancora una volta Bishai pensa che questo non basti a spiegare il fenomeno. "La tendenza al rallentamento è continuata negli anni '70 e negli anni 2000 quando i demografi hanno iniziato a utilizzare metodi più moderni", afferma.

La tecnologia non basta

Per Bishai i dati dimostrano prima di tutto che non si può "sistemare la salute globale solo inventando cose. La nuova tecnologia sanitaria è stata essenziale per fare passi avanti nell'aspettativa di vita, ovviamente, ma i nostri predecessori negli anni '50 hanno fatto progressi più rapidi con elementi di base come il sapone, i servizi igienico-sanitari e la salute pubblica". Un fattore importante della tendenza generale riscontrata nello studio starebbe quindi, secondo i suoi autori, nel fallimento generalizzato della governance.

"Oggi i paesi con un'aspettativa di vita costantemente bassa sono in genere Stati fragili, alcuni dei quali non stanno neppure cercando di aumentare la loro aspettativa di vita", dice Bishai. Ciò a sua volta suggerisce che gli sforzi globali di sanità pubblica non devono limitarsi a fornire le tecnologie sanitarie. "Dobbiamo anche promuovere la volontà politica e il consenso sociale per le misure di sanità pubblica nei paesi che ne hanno più bisogno. Eravamo bravi in questo e se riusciamo a recuperare, allora penso che possiamo vedere di nuovo i tipi di miglioramenti ai quali abbiamo assistito negli anni '50".

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Marta Buonadonna