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Franco Silvi/ANSA
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Legittima difesa: i casi più famosi (e come è andata a finire)

Quello del gommista di Arezzo, Fredy Pacini, è solo l’ultimo di una serie di episodi. Come si sono conclusi (e a che prezzo)

Il nome di Fredy Pacini è stato iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di eccesso colposo di legittima difesa, per aver sparato ed ucciso un rapinatore moldavo 29enne, entrato nella sua azienda a Monte San Savino, in provincia di Arezzo. L'uomo da 4 anni dormiva all’interno della sua rivendita di gomme, per difendersi dalle rapine (ben 38) subite in precedenza. Il ministro dell’Interno, Salvini, si è schierato dalla parte del gommista, dicendo la legittima difesa non è mai eccessiva e spiegando: “L’eccesso di legittima difesa è esattamente il reato che vogliamo cancellare: gli ho detto (a Pacini, NdR) di stare tranquillo. Il disegno di legge a inizio gennaio deve arrivare in aula” ha aggiunto il titolare del Viminale.

Ma quali sono i casi più famosi che hanno portato alla ribalta delle cronache negozianti, benzinai, ristoratori per aver reagito a tentativi di rapina e poi sono stati processati? Come è andata a finire? 

I precedenti: da Petrali a Cattaneo

Giovanni Petrali

E’ il 17 maggio del 2003 quando il tabaccaio Giovanni Petrali, 75 anni, dopo essere stato malmenato e minacciato da alcuni rapinatori, estrae la pistola e spara quattro colpi, andati a vuoto, dentro il suo negozio di piazzale Baracca, a Milano. Ne seguono altri tre, esplosi all’esterno mentre i malviventi fuggono. Uno di loro, Alfredo Merlino, cade a terra e muore; un altro, Andrea Solaro, rimane ferito a un polmone. In primo grado Petrali è condannato per omicidio colposo a un anno e 8 mesi, mentre in secondo grado (nel 2011) il tabaccaio è assolto perché gli viene riconosciuta la “legittima difesa putativa”: all’uomo, in pratica, venne riconosciuto di aver agito perché “sconvolto” e commettendo un “errore di percezione”, ossia di valutazione della situazione.

Graziano Stacchio

Graziano Stacchio è un benzinaio di Ponte di Nanto (Vicenza):  il 3 febbraio 2015 spara contro 5 rapinatori che prendono d’assalto una gioielleria vicino al suo distributore. Usa il suo fucile da caccia per difendere Genny, la commessa:  dei tre colpi, uno recide l’arteria femorale di Albano Casso, giostraio 41enne, trovato morto dissanguato poco lontano dopo un tentativo di fuga. Uno dei malviventi rimane ucciso. Viene incriminato con l’accusa di eccesso colposo di legittima difesa, ma testimonia di aver aperto il fuoco solo in risposta ai colpi dei malviventi, che avevano un mitra. L’intero paese si mobilita in sua difesa, viene fatta una raccolta fondi per permettere al benzinaio di pagare le spese legali. Il pm chiede l’archiviazione, ottenuta il 16 giugno del 2017.  

«È stata durissima, anche psicologicamente - disse Stacchio in un’intervista - ci sono voluti 16 mesi e quasi 40mila euro di spese legali, nonostante io non sia mai nemmeno andato a processo»

Lo scorso febbraio per l’unico rapinatore catturato, Oriano Derlesi, la Corte d’Appello di Venezia ha confermato 9 anni e 10 mesi di reclusione. Per Roberto Zancan, titolare della gioielleria, si è trattato di una “sentenza giusta, ma dieci anni sono troppo pochi”.

Mario Cattaneo

Più recente è il caso di Mario Cattaneo, il ristoratore di Casaletto lodigiano che col suo fucile la notte del 10 marzo 2017 ha ucciso un ladro romeno che si era introdotto nel locale per rubare, rimanendo a sua volta ferito a un braccio e a una gamba nella colluttazione con il ladro. Il titolare 68enne è stato rinviato a giudizio inizialmente per omicidio volontario, per la morte di Petre Ungureanu, romeno di 23 anni che agì con alcuni complici e che rimase colpito alla schiena da uno dei quattro colpi esplosi. A ottobre la procura ha derubricato l'accusa in eccesso di legittima difesa.

Lo scorso ottobre all’osteria dei Amis, il ristorante di Cattaneo, si è riunito un gruppo di commercianti vittime di rapine. Si è trattato di un’iniziativa dell’Unavi, l’Unione Nazionale delle vittime.

Franco Birolo

E’ la notte del 26 aprile del 2012 quando Igor Ursu, moldavo di 23 anni, fa irruzione con alcuni nella tabaccheria di Franco Birolo, a Civé nel padovano. Il titolare, all’epoca 47enne, dorme al piano di sopra, sente i rumori e scende, lasciando moglie e figlia piccola in casa. Ha una pistola e spara, uccidendo il rapinatore. Il tabaccaio viene condannato in primo grado a 2 anni e 8 mesi per eccesso colposo di legittima difesa. La famiglia del bandito chiede un risarcimento di 325 mila euro da pagare alla sorella e alla madre del giovane ladro. Il 13 marzo del 2017 la Corte d’Appello ha assolto Birolo.

Solo a luglio del 2018 è arrivata anche la decisione della Cassazione, che ha dichiarato inammissibile la richiesta di risarcimento.

Francesco Sicignano

Sicignano è un pensionato che vive nella sua villetta di Vaprio d’Adda, in provincia di Milano. Il 20 ottobre del 2015 si trova in casa Gjergi Gjonj, un rapinatore albanese di 22 anni. Spara e lo uccide. Anche in questo caso la famiglia del ladro chiede un risarcimento danni e ricorre contro l’archiviazione del fascicolo, aperto per legittima difesa. La vicenda giudiziaria si chiude a dicembre del 2017 con l’archiviazione del caso che ha visto coinvolto il pensionato, per il quale la famiglia dell’albanese chiede invece di procedere per omicidio: a far discutere all’epoca era stato il fatto che si era sospettato che l’uomo avesse sparato non all’interno dell’abitazione, ma sulle scale esterne di accesso. Sicignano, invece, aveva sempre ribadito di aver usato l’arma in casa e che solo dopo il rapinatore si fosse trascinato verso l’esterno.

Sicignano ha poi raccontato che, dati i tempi relativamente brevi del suo caso, non ha dovuto versare altro che acconti. Ma il rischio della beffa, di dover ripagare la famiglia del ladro, non gli ha fatto dormire sonni tranquilli.

Unione nazionale vittime

“Siamo qui con le varie vittime di reato che hanno avuto ladri in casa e che hanno reagito avendo poi problematiche con la legge” ha spiegato la presidente dell’associazione, Paola Redaelli. L’Unavi, che ha come ambasciatore Alessandro Meluzzi e testimonial Luca Ward, sostiene il disegno di legge sulla legittima difesa. “Si tratta di un gruppo di persone che chiede giustizia, non cerca vendetta e collabora con tutte le istituzioni al fine di ottenere una Legge equa come esiste in molti altri Paesi europei” si legge sul sito.

Quanto costa difendersi?

Uno dei punti più delicati, oltre a quello delle pene, riguarda anche il costo che le vittime devono affrontare per sostenere le spese legali di difesa in tribunale. Se Stacchio ha ammesso di aver pagato 40 mila euro, a anche Franco Birolo ha dovuto sborsare una cifra simile, ma avrebbe potuto andargli peggio: gli erano stati chiesti 325mila euro di risarcimento dalla famiglia del rapinatore.

 A far lievitare i conti da affrontare sono spesso le perizie che vanno prodotte in aula e che possono costante anche 10mila euro l’una. A Giovanni Petrali è andata bene, perché - come dichiarato dal figlio Nicola - hanno potuto contare su un avvocato di famiglia, altrimenti le stime nel loro caso parlano di un conto finale di circa 100mila euro.

A che punto è la nuova legge e cosa prevede

La nuova legge sulla legittima difese è uno dei cavalli di battaglia del ministro dell’Interno, Salvini, che da tempo si batte per modificare le attuali norme. Il nuovo disegno di legge è stato approvato in prima lettura a ottombre in Senato: modifica quanto previsto dal Codice penale in tema di eccesso colposo. Si esclude la pnunibilità se chi ha commesso il fatto “per la salvaguardia della propria o altrui incolumità ha agito trovandosi in condizione di minorata difesa o in stato di grave turbamento derivante derivante dalla situazione di pericolo in atto”. Resta invariato il principio della proporzionalità tra la difesa e l’offesa nei casi di violazione di domicilio.  

Un’altra novità è però rappresentata dall’estensione del gratuito patrocinio, nei casi nei quali il giudice debba procedere penalmente per fatti commessi in condizioni di legittima difesa. Inasprite anche le pene per furto in casa e scippo, aumentate di un anno: il minimo sale a quattro anni e il massimo a sette. Più severe anche le pene per il reato di rapina, da cinque anni fino a un massimo di dieci.

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Eleonora Lorusso