La Minetti a Canale 5: "Potrei dimettermi". Nicole, resta, non farlo!
Il problema non è la sexy-consigliera lombarda, ma reclutamento e remunerazione dei candidati (tutti)
Disse una volta Marianna Madia, giovane deputata del PD scelta non si sa perché da Walter Veltroni capolista a Roma nelle elezioni per la Camera del 2007, che la sua grande forza, la carta vincente nel momento in cui scendeva in campo, era “l’inesperienza”. Aveva 27 anni, allora, ed era del tutto a digiuno di politica, vantava un buon curriculum studi, una famiglia rispettabile con relazioni importanti, e una relazione sentimentale con Giulio Napolitano, il figlio del presidente della Repubblica.
Da allora di strada avrebbe potuto farne, Marianna. A 32 anni non è più così giovane. Pochi, interrogati sul punto, saprebbero indicare che cosa abbia combinato di memorabile l’angelica Madia a Montecitorio, salvo occupare lo scranno accanto a quello di Massimo D’Alema. Eppure, era la capolista nella capitale: un’autostrada davanti a lei. L’inesperienza non si è evoluta in qualcosa di meglio. Marianna, col suo sorriso bonario e il visino acqua e sapone, diceva nella sostanza quel che ha sostenuto a Domenica Live, il programma domenicale di Canale 5 condotto da Alessio Vinci, l’ineffabile Nicole Minetti, di cinque anni più giovane (classe 1985), ex hostess negli stand di Publitalia, ex valletta di Scorie, ex “Hit Model” di Colorado Cafè su Italia 1. Eletta al Consiglio regionale lombardo nel listino blindato di Roberto Formigoni su indicazione di Berlusconi che l’aveva conosciuta e apprezzata. Poi coinvolta nell’affaire Ruby per aver dato assistenza alla presunta nipote di Mubarak rivelatasi invece una “semplice ragazza” di origine marocchina con vicende tormentate alle spalle e una condotta di vita poco raccomandabile.
Quando la Minetti appare su rotocalchi o in tv, fa discutere. Sempre. Per cominciare, ha un fisico che non passa inosservato e che lei si guarda bene dal nascondere. A Vinci che le mostrava in trasmissione una sua foto con la maglietta e su scritto “senza T-shirt sto anche meglio”, l’ex velina ora consigliere regionale ha replicato serafica interrogando Vinci sul fatto che ora pure lui si metteva a fare “il bacchettone”...? Ultimamente, la Minetti ha sfilato in bikini e ha rivendicato la scelta. Non è un’economista, Nicole, ha una formazione da igienista dentale (anche se è soltanto una leggenda metropolitana il fatto che si sia presa cura del Cavaliere dopo l’infortunio della Madonnina). Certo, più che un’icona sexy è il simbolo di un modo di reclutare la classe politica di questo paese che va dimenticato e archiviato al più presto. Che si spera non abbia più diritto di cittadinanza tra i criteri da seguire nella formazione delle liste. In tanti reclamano le dimissioni della Minetti, lei da Vinci ha confessato che ci pensa, come no, ma aspetta ancora “motivazioni valide” e una precisa richiesta del segretario del PdL, Angelino Alfano. “Perché dovrei dimettermi? Che cosa ho fatto di male? Non è vero che bisogna essere particolarmente preparati per fare politica”.
Eppure una ragione ci sarebbe e Nicole non la nega: “Può anche essere che l’accanimento mediatico che c’è stato metta in difficoltà il mio partito”. Intanto (e potrebbe essere una terza, legittima anche se non condivisibile, motivazione), stando ai calcoli del quotidiano Pubblico la sexy-consigliera regionale della Lombardia maturerà un vitalizio da 1300 euro al mese il prossimo 21 ottobre. A 27 anni, l’età che aveva la Madia nel 2007 (e anche lei tra poco maturerà il suo).
Certo, tutti ci auguriamo che la Minetti si dimetta, non c’è bisogno di aver fatto qualcosa di male per dare scandalo. È il modo in cui è stata scelta, il modo in cui si presenta, la sua personalità, il suo curriculum spettacolare (nel senso dello show) a stonare con un’idea di politica che si vorrebbe di nuovo basata sulla competenza e, soprattutto, sulla passione reale (quella politica, intendo). Ma poi penso: già, perché dovrebbe dimettersi, perché solo lei. Per lavarci la coscienza? Per credere che le cose d’ora in poi siano cambiate? No, meglio che la Minetti resti nel Consiglio regionale, perché ci ricordiamo di quello che ancora va fatto. Senza dare alibi a nessuno, che poi basterebbe ridurre drasticamente le indennità dei politici e la possibilità dei vitalizi per indurre Nicole e le altre Minetti non solo a dimettersi, ma a non candidarsi.