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La marcia contro le armi che ha scosso l'America - Foto

Con lo slogan "March for our lives" centinaia di migliaia di giovani americani sono scesi in piazza in tutto il Paese contro la politica di Trump

Una folla a perdita d'occhio lungo la Pennsylvania Avenue non si vedeva da decenni, segno che la misura contro la diffusione indiscriminata delle armi è colma proprio come le strade. Ad aprire il corteo nella capitale sono stati i ragazzi sopravvissuti all'ultimo massacro a Parkland, Florida avvenuto nel giorno di San Valentino (17 morti). La strage è stata preceduta da altri 17 assalti armati nelle scuole solo nei primi tre mesi del 2018.

E così è stata una marea umana quella che sabato 24 marzo 2018 ha invaso non solo le strade di Washington D.C. ma anche quelle delle più importanti città degli Stati Uniti per gridare un definitivo "no" alla diffusione indiscriminata delle armi da fuoco, mai veramente contrastata ma anzi supportata dall'amministrazione Trump.

Il ruolo dei giovani

Tutte le manifestazioni hanno avuto come elemento dominante gli studenti, quella consistente fetta di popolazione che negli Stati Uniti è stata troppo spesso vittima della diffusione delle armi da fuoco nelle scuole.

Centinaia di migliaia di giovani hanno guidato la protesta che si è svolta dalla California allo Stato di New York. In qualche caso i giovanissimi manifestanti sono stati aiutati nell'organizzazione dagli adulti, molti dei quali già attivisti di organizzazioni contro la diffusione delle armi da fuoco. Il tam-tam è scattato grazie all'appoggio logistico delle associazioni, ma in molti casi è stato amplificato e supportato dai social e dal crowdfunding, strumenti chiave di quella che è stata definita drammaticamente la "mass shooting generation", la generazione colpita in età scolare dalle stragi dovute alle armi da fuoco.

Molti di quei giovani scesi in piazza a manifestare erano in realtà giovanissimi, addirittura bambini delle scuole elementari. L'unico grido della loro protesta, giunto forte e chiaro e largamente amplificato dai media (social e non) di tutto il mondo: "abbiamo finito di nasconderci" dalla violenza e dalla minaccia continua delle armi, al terrore quotidiano tra i banchi.

Le star presenti

Non c'erano però solo bambini in quella marea che ha invaso le strade degli Usa: si sono viste anche molte star della musica e dello spettacolo, di ieri e di oggi: si sono visti Paul McCartney, Ariana Grande, Miley Cyrus. Queste ultime si sono esibite a Washington di fronte alla marea umana che innalzava cartelli con slogan come "Diplomi, non funerali" oppure " dovrei essere a studiare, non a protestare". Si sono visti politici di lungo corso, Governatori come Andrew Cuomo sceso in piazza nella sua New York.

In qualche caso si è organizzata qualche piccola contro-manifestazione da parte delle organizzazioni favorevoli alle armi, rimasta però isolata dalla marea dei "no" che invadeva le strade americane.

All'indomani della manifestazione una nota della Casa Bianca assicurava il prossimo impegno del Presidente Trump ad accelerare il processo di approvazione del Congresso dello "STOP" School Violence Act, dove "STOP" è acronimo per Students, Teachers, and Officers Preventing School Violence. Il disegno di legge che prevede la collaborazione tra studenti, docenti e forze dell'ordine è la negazione esatta di quanto Donald Trump aveva dichiarato all'indomani della strage di Parkland: per prevenire le stragi da armi da fuoco "armiamo gli insegnanti". 

Forse la voce della protesta questa volta è arrivata forte e chiara anche per il fatto che centinaia di migliaia tra quei ragazzi che sabato 24 marzo sono scesi in piazza, tra pochi mesi avranno diritto al voto.

Per saperne di più

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Win McNamee/Getty Images
March For Our Lives: l'impressionante colpo d'occhio su Pennsylvania Avenue a Washington DC

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Edoardo Frittoli