La droga degli artisti? Il Prozac
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La droga degli artisti? Il Prozac

Il potente farmaco antidepressivo è ormai usato da 40 milioni di persone in tutto il mondo

Trovare l'ispirazione, l'idea creativa non è sempre facile. Se poi non arriva, per un artista può diventare un vero problema.  Se una volta si faceva ricorso all'oppio, oggi per trovare l'estro ci si affida al Prozac. La notizia arriva dalla Gran Bretagna, dove The Guardian dedica al farmaco antidepressivo un lungo articolo, che spiega come le pastiglie di fluoxetina siano diventate un aiuto diffuso per gli artisti in cerca appunto di creatività. Immesso sul mercato esattamente 25 anni fa, per curare forti stati depressivi, oggi il farmaco è utilizzato da 40 milioni di persone al mondo. Solo negli Stati Uniti è ormai nei cassetti di ben 10 milioni di cittadini, pronto all'uso (e in alcuni casi all'abuso).

Prescritto dai medici come tranquillante, nei casi di ansia, la sua efficacia è dovuta alla sua azione di inibitore selettivo della ricaptazione di serotonina (SSRI) a livello di neuroni centrali. Il Prozac risulta tanto efficace che l'industria farmaceutica ha pensato di commercializzarne anche una versione per i cani, prodotta dalla Reconcile, al sapore di carne di manzo. Ma perché sarebbe particolarmente "indicato" per gli artisti? Secondo l'analisi del quotidiano inglese, il farmaco sarebbe in grado di creare quello stato di "calma" ideale alla produzione artistica, di qualunque natura essa sia. "Il Prozac è il miracolo che ha salvato la mia vita" ha testimoniato la scrittrice americana Elizabeth Wurtel. Un'idea confermata anche da Gwineth Lewis, che ha raccontato: "Non lavoro quando sono incasinata, lavoro quando sono felice. Il Prozac mi faceva felice".

E devono averlo pensato nomi noti, come Michael Jackson, Sheryl Crow, Olivia Newton-John o Robbie Williams, che figurano tra coloro che hanno fatto uso del farmaco nei momenti più "critici" della loro vita e carriera. L'effetto anestetizzante del Prozac è garantito e proprio quella sensazione, indotta dal medicinale, di distanza dagli altri, dalle opinioni, dal mondo esterno, sembra affascinare soprattutto musicisti e scrittori. D'altro canto, fin dal 1993 lo psichiatra Peter D.Kramer, esplorando gli aspetti etici della somministrazione del farmaco, parlava di "medicina cosmetica".

Come racconta lo scrittore francese Henry de Montherlant, la felicità per lui era rappresentata da quelle pillole bianche di Cipralex da 20 mg - un medicinale "cugino" del Prozac - prese al mattino per colazione, che gli procuravano la sensazione della neve che cade intorno, che imbianca e attutisce ogni rumore circostante.     

Eppure, come ogni ritrovato chimico, non tutti gli effetti sono positivi. Al di là del giudizio sull'opportunità o meno di fare ricorso a farmaci per ritrovare benessere, o peggio ancora ispirazione, esistono infatti delle controindicazioni, non solo a livello medico. La calma indotta dal Prozac in modo del tutto artificiale, lo stesso effetto anestetizzante che a taluni crea giovamento, per altri risulta assolutamente deleterio, specie a lungo andare, tanto da dover poi fare ricorso ad altre sostanze per risvegliare l'estro. In molti, infatti, sentono poi l'esigenza di cercare situazioni e contesti pericolosi, per "sbloccarsi" e tornare a provare emozioni intense. L'uso della fluoxetina, infatti, può portare alla riduzione di intensità nelle emozioni, come ha dimostrato uno studio del 2009 condotto dall'università di Oxford e pubblicato sul British Journal of Psychiatry. Un risultato del tutto opposto da quello sperato da molti artisti, che invece trovano l'estro proprio nelle situazioni di maggior intensità emotiva.

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Eleonora Lorusso