La Cina ci ripensa, basta figlio unico
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La Cina ci ripensa, basta figlio unico

Economicamente non conviene più. Pechino rilancia il modello della famiglia allargata

I genitori cinesi potranno finalmente avere un secondo figlio, a patto che uno di loro sia figlio unico. Dettaglio non così improbabile in un paese in cui la legge sulla pianificazione delle nascite è in vigore dal 1979.

E così, nel giro di una decina d'anni, anche i cinesi capiranno cosa significhi avere un fratello o una sorella, e sempre più mamme potranno risparmiarsi di vivere l'esperienza orribile di un aborto.

Questo è uno dei tanti cambiamenti successivi al Terzo Plenum che si è concluso all'inizio di questa settimana, uno degli appuntamenti politici più importati della Repubblica popolare che, in linea con tutte le aspettative, ha confermato quest'anno la sua portata rivoluzionaria.

Sotto la guida di Xi Jinping, infatti, la Cina inizierà presto a cimentarsi con l'implementazione di un pacchetto di riforme che innescheranno cambiamenti che non hanno precedenti. L'allentamento della politica di controllo delle nascite è uno di questi.

Nel 2012 il tasso di natalità è sceso a 12,10 per mille, avvicinandosi sempre di più ai valori del mondo sviluppato e spostandosi da quelli, in media molto più elevati, delle nazioni in via di sviluppo. I demografi sono convinti che entro il 2023 la popolazione cinese raggiungerà il suo picco sfiorando il miliardo e quattrocento milioni di abitanti, ma a quel punto inizierà a diminuire. Un bel problema per un paese che sta esaurendo il suo bacino di forza lavoro a buon mercato e che, contemporaneamente, sta cercando di spostare le basi della crescita sul consumo interno.

Come se non bastasse, Pechino si è finalmente resa conto di quanto possa essere costoso occuparsi di una popolazione che invecchia molto prima rispetto a quando la maggior parte della stessa riuscirà a lasciarsi alle spalle lo spettro della povertà perché inglobata nella maxi categoria della classe media. Una situazione, questa, che non si è mai verificata in nessun altro paese, e che non è detto che Pechino sarà in grado di affrontare. Soprattutto in virtù del fatto che non può contare su un efficiente, generoso e capillare sistema di welfare.

Da qui l'urgenza di semplificare le regole sulla pianificazione familiare. Il primo passo è stato fatto qualhe tempo fa, quando, a Shanghai, è stato lanciato un progetto pilota che ha autorizzato le giovani coppie a mettere al mondo due figli senza pagare alcuna multa. Da oggi possono farlo anche i genitori "figli unici". Domani sicuramente la deroga sarà estesa a tante altre famiglie. Ma ci vorranno anni prima che questi piccoli cambiamenti riescano a ottenere un impatto di ampia portata. Nel frattempo, per evitare il peggio, è bene che il paese si concentri sulla crescita economica, destinata a rimanere ancora a lungo la panacea di tutti i mali. Non solo in Cina.

 

 

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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