Italian Fashion Academy, dove si insegna la moda agli egiziani
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Italian Fashion Academy, dove si insegna la moda agli egiziani

Stefania Gulina ha aperto al Cairo una scuola di moda che insegna agli egiziani a disegnare come i più importanti stilisti italiani. Ed è un punto di riferimento in Medio Oriente

Quando si parla di fuga dei cervelli, si pensa subito ai ragazzi che sono andati nel Nord Europa e negli Stati Uniti per trovare delle opportunità di lavoro che non riescono ad avere in Italia. Eppure c’è anche chi ha trovato fortuna al Cairo, insegando una delle cose che facciamo meglio: la moda. È il caso di Stefania Gulina, fondatrice dell’Italian Fashion Academy, un istituto che insegna agli egiziani il nostro stile. Oggi questa scuola è una realtà importante: centinaia di studenti, più di sessantamila fans su Facebook e il sogno di aprire delle nuove sedi, forse anche in Europa.

Hai viaggiato molto prima di aprire la scuola. Cosa ti ha insegnato osservare modi di vestire così diversi?

Viaggiare mi ha fatto capire che la storia, la cultura e la religione influenzano ancora oggi tutto ciò che ci circonda. L'India con le sue sete e i colori brillanti, la Tailandia con la sua semplicità, il deserto dei tuareg e i loro turbanti blu acceso, i tatuaggi e i gioielli d’argento delle tribù beduine, i popoli del Sinai con i loro coloratissimi ricami, fino all'Australia, così estranea alle tendenze della moda mondiale. Tutto ciò mi ha fatto capire che c'è ancora molto da scoprire e da reinventare.

Cosa piace agli studenti egiziani della moda italiana e degli Italiani?

Apprezzano lo stile, l'eleganza, la bellezza, la capacità creativa e la competenza tecnica. Gli egiziani hanno imparato a conoscere lo stile italiano attraverso le nostre attrici: da Sofia Loren a Gina Lollobrigida, da Anna Magnani a Claudia Cardinale, fino a Monica Bellucci. Inoltre gli egiziani ci conoscono da millenni e si sentono molto vicini al calore che esprimiamo. Molti hanno conosciuto l’”italianità” grazie ad alcuni film, come il Padrino. Nonostante questa pellicola tratti un fenomeno negativo come la mafia, molti arabi ritengono che esprima anche alcuni valori molto importanti per loro, come la famiglia, l'onore e il coraggio

Perché hai deciso di fondare una scuola di moda Italiana al Cairo?

I motivi sono molteplici, ero stufa di impegnarmi per qualcuno che non mi apprezzava e sognavo da tempo di aprire una scuola dove sviluppare le mie idee. In Egitto e negli altri paesi arabi, ho notato una carenza di scuole di qualità. Ai ragazzi che si interessano di moda viene insegnato ad usare la macchina da cucire, ma non a sviluppare la loro creatività. Volevo creare un’accademia di livello europeo per dare una preparazione migliore ai miei studenti. Per realizzare il mio sogno è stato importantissimo il contribuito di mio marito, un chirurgo estetico, che mi ha incoraggiata ad iniziare questa avventura.

Che tipo di preparazione date ai vostri studenti?

Molte scuole di moda che aprono delle succursali all'estero si limitano ad esportare il metodo di insegnamento, senza tener conto della cultura locale o, più semplicemente, delle differenze anatomiche. Per risolvere questo problema, ho creato un metodo diverso che applico alla mia scuola e sto scrivendo un libro per spiegare come si possono cambiare le scuole di moda. Per quel che riguarda la modellistica, devo ringraziare un team di egiziani giovani e creativi. Infine, ho deciso di organizzare dei corsi di comunicazione per completare la preparazione dei miei studenti. A tutto ciò si aggiunge un continuo aggiornamento e la voglia di essere i migliori.

C'è solo il desiderio di apprendere la moda italiana o anche la volontà di rielaborare il nostro stile con l’apporto della tradizione locale?

Se rielaborata in chiave moderna, la cultura egiziana dà risultati inaspettati. D’altronde la modernità, anche grazie ad internet, è familiare a molti giovani di questo paese. Questo permette ai miei studenti di conoscere gli stili e la creatività di ogni parte del mondo. La moda egiziana non è solo tuniche o hijab, come si pensa in Italia. Gli egiziani vanno al cinema, si interessano di moda e guardano i video clip musicali. Hanno una visione molto aperta ed ampia della moda che ci permette di “mischiare” gli stili.

A volte, sulle passerelle più importanti, le modelle sfilano con abiti che poche egiziane indosserebbero. Come si fa a conciliare i modelli occidentali con la tradizione di questo paese?

In paesi come l’ Arabia Saudita, le ragazze indossano sensuali capi italiani sotto le tuniche nere. Non è un caso che i grandi gruppi della moda stiano aprendo delle boutique in città come Dubai, Abu Dhabi o Mascate.  Quando si recano nei locali notturni del Cairo, le ragazze egiziane si vestono come le “scollatissime” italiane. È solo una questione di luoghi e di rispetto per la gente che non condivide un modo di vestire troppo provocante.

Tuttavia, da un punto di vista tecnico, le tradizioni religiose e sociali pongono dei limiti alla possibilità di creare. Tutto questo non vi rende il lavoro più difficile?

Basta disegnare vestiti diversi per ambienti differenti. Spesso lo stile è dettato dalle condizioni materiali più che dalle convinzioni religiose e culturale. Le persone che vivono nelle periferie preferiscono indossare una semplice tunica e non possono interessarsi di moda. La gente di livello sociale alto spende anche 3000 Euro per una borsa di marca. Nella nostra scuola abbiamo molte ragazze che portano in velo. Rispettando i limiti, possono indossare e disegnare tutto ciò che vogliono.

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Matteo Colombo

Vive tra Ankara e Il Cairo per studiare arabo e turco. Collabora con  diversi siti di politica internazionale. Le sue grandi passioni sono  l’Egitto, la Siria e la Turchia

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