Iraq, il caso dei contractor americani rapiti a Baghdad
AHMAD AL-RUBAYE/AFP/Getty Images
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Iraq, il caso dei contractor americani rapiti a Baghdad

Proseguono le ricerche dei tre cittadini Usa sequestrati nel distretto di Dora. Si indaga sul gruppo sciita Asaib Ahl al-Haq, già autore di altri rapimenti

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Continuano ad arrivare notizie incerte sulla sorte dei tre cittadini americani rapiti nella serata di venerdì 15 gennaio a Baghdad, nel distretto meridionale di Dora. Stando alle ultime informazioni fornite dalla polizia irachena, i tre americani potrebbero essere stati sequestrati insieme al loro interprete iracheno da un gruppo di miliziani sciiti. L’area di Dora, infatti, è controllata dalle milizie di Hashed al-Shaabi (Unità di Mobilitazione Popolare), coalizione sciita fedele al leader radicale Moqtada al-Sadr e sostenuta direttamente dall’Iran. A compiere il rapimento potrebbero essere stati uomini del potente gruppo Asaib Ahl al-Haq (“Lega dei Giusti”).

 Un alto funzionario della polizia a Baghdad, parlando con il Washington Post a condizione di anonimato, ha fornito i nomi dei tre americani. Si tratterebbe di due uomini, Amro Mohamed e Wael al-Mahdawi, e di una donna, Rusul Farad, tutti e tre di origine irachena. La notizia però non è stata né smentita né confermata dall’ambasciata americana a Baghdad.

Funzionari dell’intelligence irachena hanno dichiarato ad Associated Press che gli americani potrebbero essere stati trasferiti a Sadr City, distretto a netta maggioranza sciita situato nella parte nord-est di Baghdad

Non ci sono inoltre conferme ufficiali sulla professione degli americani, anche se più fonti sostengono che i tre sarebbero dei contractor che operavano a Baghdad per conto di una società di costruzioni che segue dei lavori presso l’aeroporto internazionale della città.

 Intanto proseguono le ricerche. Funzionari dell’intelligence irachena hanno dichiarato ad Associated Press che gli americani potrebbero essere stati trasferiti a Sadr City, distretto a netta maggioranza sciita situato nella parte nord-est di Baghdad. Si continua a indagare anche sul luogo in cui sarebbe avvenuto il rapimento. Il Washington Post non esclude che gli americani possano essere stati prelevati mentre si trovavano in una casa per appuntamenti situato al secondo piano di un palazzo a Dora. La notizia è stata data da un portavoce del Comando Operazioni di Baghdad, ma non confermata né smentita ufficialmente dalle autorità irachene, che nella loro dichiarazione hanno parlato genericamente di “appartamento sospetto”. L’abitazione sarebbe di proprietà di un uomo noto come Abu Maria, conosciuto a Baghdad per l’organizzazione di feste “poco ortodosse”.

I miliziani del Califfato hanno recentemente rivendicato un attentato compiuto in un centro commerciale a Baghdad, anche se la loro capacità di penetrazione al centro della capitale resta ancora piuttosto limitata

Le indagini sono concentrate soprattutto sul gruppo Asaib Ahl al-Haq, in quanto i suoi militanti sono soliti fare irruzione in case chiuse e negozi che vendono alcolici di Baghdad per intimorire gestori, clienti e chiunque non si attiene al rispetto dei precetti dell’Islam. Finora, però, non era mai capitato che in occasioni del genere ci fossero dei rapimenti. Sono passati sei anni dall’ultimo sequestro di un americano a Baghdad, un contractor di nome Issa T. Salomi, sequestrato e successivamente liberato sempre da Asaib Ahl al-Haq. Nel settembre del 2015 a Baghdad il gruppo sciita Furaq al- Mawt (“Squadre della Morte”) aveva rivendicato il rapimento di un gruppo di 18 operai turchi (poi liberati), mentre sono attualmente in corso le trattative per liberare 26 cacciatori del Qatar sequestrati a dicembre.

 Le milizie sciite sono i principali alleati del governo iracheno contro l’avanzata dello Stato Islamico in Iraq ma hanno un conto aperto con l’esercito americano. Una ferita profonda che risale al 2003, quando l’Esercito del Mahdi, l’armata fondata proprio da Moqtada Al Sadr, guidò l’insurgency contro gli occupanti nei distretti di Najaf, Kerbala, Bassora e Sadr City.

 Rimane infine in piedi anche l’ipotesi di un’azione dello Stato Islamico. I miliziani del Califfato hanno recentemente rivendicato un attentato compiuto in un centro commerciale a Baghdad, anche se la loro capacità di penetrazione al centro della capitale resta ancora piuttosto limitata.

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