Così l’Iraq ha cancellato Nassiriya
Ignazio Ingrao
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Così l’Iraq ha cancellato Nassiriya

Neppure una targa per ricordare il più grande massacro di italiani dopo la seconda guerra mondiale

Sono passati esattamente dieci anni dalla strage di Nassiriya, il più grave attacco alle truppe italiane dalla fine della Seconda guerra mondiale.

Diciannove morti italiani, tra civili e militari, e 9 morti iracheni. Era il 12 novembre 2003.

Ma oggi nel luogo della strage è stata cancellata ogni traccia di quel sacrificio. Al posto della Multinational Specialised Unit, la base dei carabinieri davanti alla quale esplose il camion pieno di esplosivo, oggi è stata costruita la sede della camera di commercio di Nassiryia. Una costruzione moderna, dall’architettura abbastanza anonima. Davanti un piccolo giardino. All’interno sale ben arredate, con pavimenti di marmo e bei mobili. C’è anche una sala polifunzionale, attrezzata come un modernissimo polo tecnologico, con una ventina di postazioni computer, maxi schermo, lavagna luminosa e attrezzatura per la teleconferenza. E’ stata interamente finanziata dal governo italiano e funge da polo didattico con la collaborazione dell’università telematica Uninettuno per formare ingegneri, manager e per mettere in contatto le imprese con i neo laureati.

Il nostro Paese, insomma, è ancora a fianco della gente di Nassiryia per aiutarla a rialzarsi dopo le distruzioni della guerra. Ma, nonostante l’impegno economico e le iniziative volte alla cooperazione, nella sede della Camera di commercio non c’è neppure una targa che ricordi i morti italiani ed iracheni. Neanche la sala polifunzionale finanziata dal nostro ministero degli esteri è stata dedicati ai morti di Nassiriya.

Panorama ha chiesto al presidente della Camera di commercio, Abdulrazaq Al-Zuheere, il perché di questa mancanza. “Ho scritto all’ambasciata italiana per chiedere l’elenco dei nominativi degli italiani uccisi nella strage ma non ho ricevuto risposta”, dichiara Al-Zuheere. “Desidero mettere una targa per ricordare i morti italiani e iracheni. Lo faremo appena riceveremo i nomi”, aggiunge. Si fatica a credere tuttavia che il nostro ministero o la nostra ambasciata si siano rifiutati di fornire l’elenco completo dei morti italiani nell’attacco: bisognerebbe piuttosto chiedersi se la richiesta è stata inviata all’interlocutore giusto.

In questo quadro acquista un particolare valore simbolico il gesto compiuto dalla delegazione dell’Opera romana pellegrinaggi, insieme con la Sudgest Aid, impegnata nella cooperazione allo sviluppo, che nel corso del loro viaggio-pellegrinaggio in Iraq hanno voluto piantare un olivo, simbolo della pace, nel giardino di fronte alla Camera di commercio di Nassiriya e hanno donato al presidente il volume di una delle vedove dei carabinieri uccisi, Margherita Coletta (scritto con la giornalista Lucia Bellaspiga) e intitolato “Nassiriya, fonte di vita”.

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Ignazio Ingrao

Giornalista e vaticanista di Panorama, sono stato caporedattore dell’agenzia stampa Sir e diretto il bimestrale Coscienza. Sono conduttore e autore della trasmissione A Sua Immagine su RaiUno

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